Il "Re" sia trasparente

Il "Re" sia trasparente Riceviamo da Luca Chiofalo e pubblichiamo: Sembra incredibile, ma c'è ancora qualcuno che nega l'evidenza... Migliaia di pagine di intercettazioni, dolorose ammissioni di congiunti, deposizioni e riscontri su abitudini a dir poco bizzarre ed in contrasto con i valori di cui si dichiara portatore non bastano: il RE non si tocca. Sento persone comuni sostenere, come consumati avvocati, l'incompetenza delle procure a giudicarLo; che sarebbe perseguitato da giudici comunisti e che tutti i recenti e passati scandali che Lo hanno riguardato sono diaboliche macchinazioni dei Suoi nemici.... L'Italia intera discute dell'ammissibilità in giudizio delle cosiddette "prove", cioè discutere della "forma" piuttosto che della "sostanza"; e se questo è comprensibile da parte degli avvocati del Re e della sua corte che rischia di scomparire con Lui, non comprendo le motivazioni di tanta gente "perbene" che si lancia in una Sua difesa appassionata e allo stesso tempo ridicola. Mi sforzo di capire: uno dei motivi potrebbe essere un malinteso sentimento di appartenenza politica, che costringe chi ne è affetto a difendere la propria parte anche se compie nefandezze, calpestando ogni criterio di buon senso e onestà intellettuale. Ancora, esiste in molti una sorta di identificazione culturale, un desiderio di emulazione rispetto a certe, discusse e discutibili abitudini del Re; ma non vale per tutti i fans e, comunque, pretendere che diventino modello tacitamente accettato da tutti è troppo arduo ed elettoralmente svantaggioso. Dunque, per semplicità ed efficacia, negare l'evidenza, come fossimo collettivamente "drogati" e farlo con argomenti tanto surreali da impedire un confronto razionale, alzando, per esempio, "polveroni" su vicende marginali di altri, che avvelenano ulteriolmente il clima politico al solo scopo di distrarre l'opinione pubblica. Riflettiamo e cerchiamo di uscire dal ruolo di ultras non pensanti! Io sostengo (follemente visti i tempi) che ad un cittadino libero e assennato non dovrebbe interessare il "colore" del soggetto sotto inchiesta, per difenderlo a prescindere se è dei "nostri" o attaccarlo a prescindere se appartiene al "nemico", ma, per giustizia e collettivo vantaggio, dovrebbe curarsi dell'accertamento della verità. Al cittadino suddetto, non dovrebbe interessare la "competenza" di una procura, ma la veridicità della "prova", ammissibile o no, che, in questo caso, sembra scoprire un mondo di bugie, degrado morale e ricatti. Ecco il punto! Merita di rappresentare l'Italia chi forse mente al paese sapendo di mentire, nascondendo verità forse inconfessabili e rifugiandosi dietro ipotetici complotti e cavilli giuridici invece di chiarire nelle sedi opportune la propria posizione? Può ricoprire cariche tanto importanti chi è disposto irresponsabilmente a distruggere le istituzioni e lacerare il paese per salvare se stesso? Credo di no, e pur non essendo personalmente interessato alle faccende dei tribunali e alle relative, potenziali condanne, pretendo da chi guida il Mio paese specchiata onestà e trasparenza nei comportamenti.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/28/2011

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