Matisse Arabesque alle Scuderie del Quirinale

Matisse Arabesque alle Scuderie del Quirinale


La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro. Sicuramente questa rivelazione di Henri Matisse e la sua opera sono frutto della continua, ricca ed arricchente frequentazione con l'Oriente, che fa scrivere all'artista nel 1947 La révélation m'est venue d'Orient.In mostra alle Scuderie del Quirinale oltre cento opere dell'artista, tra cui grandi capolavori in Italia per la prima volta, provenienti dai più importanti musei del mondo.Già dal titolo dell'esposizione a Roma, Matisse. Arabesque, si capisce l'idea degli organizzatori: trasmettere ai visitatori le suggestioni d'Oriente nella pittura del grande Maestro francese.Un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, fa allargare a Matisse i propri spazi e i propri orizzonti, regalando un diverso e più ampio respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della somiglianza per aprire piuttosto a colori vibranti e ad una nuova arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura.Henri Matisse non avrebbe dovuto dedicare la propria vita alla pittura, “Sono figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”, infatti prima cerca di intraprendere la carriera di avvocato, poi diventa un artista. La sua salute cambia il corso della sua stessa vita. Lavora come assistente in uno studio legale di Saint-Quentin, quando nel 1890 una grave appendicite lo costringe a letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau. Si iscrive ufficialmente all'École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti. In quegli anni vive molto Oriente: visita la vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le diverse mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, sono dedicate all’arte islamica al Musée des Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all’Esposizione mondiale del 1900, scopre i paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Matisse frequenta anche le gallerie dell’avanguardia, dalle quali acquista nel 1899 un disegno di Van Gogh, un busto in gesso di Rodin, un quadro di Gauguin e uno di Cézanne, che influenzano moltissimo la sua opera. Viaggia in Algeria i primi anni del '900 da dove  porta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiono le sue tele da li in poi; dopodiché gira l'Italia girando Firenze, Arezzo, Siena e Padova “quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il sentimento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”. La visita alla grande Esposizione di arte maomettana a Monaco di Baviera nel 1910 – la prima mostra di arte mussulmana che influenza una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier – e' il vero spunto per un tipo di decorazione di  impianto compositivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. E' a Mosca nell'autunno 1911 per curare l’installazione in casa Schukin di La danza e La musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che Matisse viene abbagliato è affascinato da una luce dolce e da una natura lussureggiante che esaltano la sua cadenza armonica, musicale: “un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”.  Matisse abbandona le destrutturazioni e le deformazioni proprie dell’avanguardia, diventa più interessato ad associazioni con modelli di arte barbarica. Il motivo della decorazione diventa per l’artista la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura. E' dai motivi intrecciati delle civiltà antiche che Henri Matisse coglie i principi di rappresentazione di uno spazio diverso che gli permettono di uscire dalla  pittura intimistica di tradizione ottocentesca.Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, conducono Matisse verso nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime. Da non perdere, fino al 21 giugno alle Scuderie del Quirinale.

di Daniela Bruzzone
 



Data notizia: 3/26/2015

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Matisse Arabesque - Scuderie del Quirinale - Roma - -



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