"Proteggiamo la Posidonia per salvare le spiaggie"

Riceviamo e pubblichiamo: Ringrazio Lei e la sua redazione per l'impegno che è evidente mettete nel gestire il vostro portale, che rimane per me eoliano in giro un punto fermo per conoscere ciò che avviene nelle nostre Isole. Vi sarò ulteriormente grato se deciderete di pubblicare le mie osservazioni sull'erosione delle coste che allego alla presente. Un caloroso saluto dalle Alpi piemontesi Ing. Francesco Mirabito ------------ Premetto che non mi ritengo un esperto, riservando questo appellativo nel campo della fluidodinamica e del trasporto solido, ai puri ricercatori. I “Leonardo da Vinci” di oggi che grazie a strumenti di osservazione sempre più accurati e teorie più solide cercano di interpretare uno dei fenomeni di più difficile modellazione che è l’evoluzione dei litorali. Dunque parlo da professionista che più di una volta si è trovato ad utilizzare gli strumenti messi a disposizione, dagli esperti. Ciò che di certo ho appreso e che bisogna avere molta cautela e soprattutto il primo passo da effettuare è una diagnosi accurata. Infatti, proprio come si farebbe per un Caro gravemente debilitato, non cercheremmo subito una cura, prima vorremmo sapere quale è il male che affligge il nostro caro e soprattutto se ci e dato sapere perché questo male ha colpito il nostro congiunto. Infatti solo la conoscenza di ciò ci darà la possibilità di combattere il male e gettare le basi perché non si ripresenti. Sappiamo che i litorali delle nostre isole presentano dei sintomi di malessere. Pollara ormai da oltre un decennio in arretramento, per Rinella già si è passati alla fase della cura ed ora anche il difficile stato di salute delle Sabbie nere di Vulcano viene portato alla conoscenza dai media. Mi domando se come comunità ci siamo chiesti veramente, il perché di quello che succede, o più semplicemente abbiamo preteso e pretendiamo tutt’oggi una medicina rapida, come fosse una pillola, che inghiottita da qualcuno possa riportare le nostre spiagge al vecchio splendore. Io conosco la situazione di Pollara e di quella Vi voglio parlare sperando che possa essere di aiuto anche per il litorale di Vulcano. Il regime deposizionale è una caratteristica di un sistema idraulico con materiale solido in sospensione. Una rete molto complessa di fattori concorre alla determinazione dello specifico regime di deposizione dei sedimenti che si manifesta in un tratto di costa. In teoria se i parametri che determinano il regime restano costanti, costante sarà l’andamento del regime nel tempo, in soldoni se oggi una spiaggia si stà creando, sé nulla viene alterato nella vastissima rete di fattori interdipendenti allora la spiaggia continuerà a crescere. Dunque perché dove prima il mare aveva disegnato una spiaggia accumulando milioni di metri cubi di sabbia oggi lo stesso mare esaurita ormai la spiaggia si abbatte alla base della falesia che privata del suo piede d’appoggio continua a sgretolarsi con una velocità sensibilmente in aumento. Molto spesso la causa di una alterazione del regime deposizionale risiede nell’artificiosa alterazione dell’orografia costiera operata mediante la costruzione di porti, banchine o sistemi di protezione della costa come barriere flangi flutto soffolte o meno. Altre volte il motivo risiede sulla terra ferma a chilometri di distanza, molti sistemi costieri ricevono, infatti, l’apporto di materiale terrigeno dall’entro terra grazie al servizio di trasporto svolto dall’acqua lungo i tracciati idrografici. L’apertura di cave lungo le aste fluviali, piuttosto che l’eccezionale erosione o l’instaurarsi di un nuovo movimento di terra, frane, colamenti etc, possono modificare radicalmente la vita di un arenile a centinaia di chilometri di distanza. È evidente che anche il modificarsi dei parametri medi meteo climatici possono produrre forti alterazioni nell’evoluzione della costa. Negli anni passati da buon ingegnere ambientale, ma soprattutto da buon cittadino innamorato di Pollara e della sua unicità, ho iniziato ad indagare il fenomeno con lo scopo di rintracciare l’origine della modifica di comportamento del litorale. Come prima cosa ho cercato delle possibili cause morfologiche, cioè se qualcuno o qualcosa avesse alterato la disposizione plano altimetrica dei litorali intorno a Pollara. Purtroppo, o per fortuna, nella scala di osservazione utile nulla era stato modificato. Anche per quanto riguarda l’apporto di materiale dovetti appurare la sostanziale assenza di perturbazioni di rilievo. Insomma il mistero si infittiva e le possibilità si assottigliavano. Ho pensato che potevano essere cambiate le intensità e le direzioni medie dei venti, ma un esame statistico dei dati di vento registrati dalle stazioni di Capo Faro e di Stromboli negavano l’esistenza di alcuna devizione dalla norma storica, dunque il colpevole non doveva essere neanche il mare in quanto tale. A quel punto ciò che prima avevo soltanto temuto è diventato per me una certezza. Avevo capito cosa stava strappando via la spiaggia di Pollara.

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/13/2013

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