Ornella Faraldo
" Dopo il mare c'è la campagna, la montagna, le oasi di verde. Lipari offre cose che i liparoti non sanno. Non si fa turismo solo affittando stanze o barche. Non si fa turismo solo tra Marina Lunga, Marina Corta e Canneto. C'è un entroterra che è tutto da riscoprire e da valorizzare "
Alle cinque del mattino il biroccino di Bartolino saliva tomo tomo verso Quattropani. Albeggiava ma l’aria era già calda. Il mare sotto Quattrocchi era una tavola infinita e Vulcano sembrava sfiorare questa tavola. La bellezza di questa natura era estranea a quello che stava succedendo nel mondo.
“Vidi che mi tocca fari pé sta camurria di guerra!” continuava a borbottare Bartolino e l’asino che lo trainava scuoteva la testa quasi a capire la lagnanza. “Tanto studio, tanta fatica e poi arriva sta maliditta guerra che mette in ginocchio puru è mugghiu famiglie”. Prima di partire da Lipari a su mugghiera gli aveva preparato due fette di pane col formaggio da mangiare per strada e un sacchetto da tenere con cura nella tasca della giacca. In quel sacchetto c’era il loro sostentamento per un mese. E già, lui, Concettina e i tre carusi dovevano pur mangiare! Ma Lipari ormai scarseggiava di tutto e l’unica soluzione era Quattropani. E sì, a Quattropani la terra rendeva! Olio, farina, vino, verdure, frutta, conigli, galline, tutto questo ben di Dio avevano i contadini di Quattropani e lo vendevano ai poverazzi come Bartolino che seppur, professionisti o commercianti, a Lipari la fame facevano.
Nel sacchetto in tasca Bartolino teneva la catenina che era stata di sua mamma Maria, l’anellino di fidanzamento che aveva regalato alla sua Cettina e il suo orologio che gli aveva regalato la famiglia quando si era laureato in legge a Messina. Gli si spezzava il cuore a staccarsi da questi oggetti ma con questi Tanino e Maria Catena gli avrebbero dato farina, uova, olio e magari anche un coniglio che piaceva tanto ai carusi. Tanino, poi, faceva un vino eccezionale e anche quello ci sarebbe stato.
Tutto ciò succedeva a Lipari durante la guerra dove i contadini stavano meglio dei cittadini perché avevano, con le coltivazioni e l’allevamento, un autonomo sostegno e vendevano i loro prodotti a chi ne necessitava.
Con la fine della guerra la situazione non migliorò di molto e tutti facevano fatica a tirare avanti. Dalle isole Eolie in molti emigrarono in Australia abbandonando case e terre. Anche a Quattropani tante famiglie andarono via e quelle rimaste continuarono una produzione agricola ancora molto artigianale e che bastava solo per il fabbisogno del nucleo famigliare. Ancora oggi è così e sembra che il tempo si sia fermato. La genuinità del prodotto è assicurata ma il costo e la fatica non sono da poco. A Quattropani c’è una potenzialità di clima e terreno che potrebbe permettere una produzione vinicola e olearia di tutto rispetto, basti pensare alla malvasia, ma adottando ancora i vecchi sistemi di coltura e di produzione si ottengono prodotti genuini ma di bassa qualità. Si dovrebbe prendere esempio da Salina che sta facendo una politica agricola di tutto rispetto con la malvasia e con i capperi.
Attualmente a Quattropani l’agricoltura è tenuta ancora con il sistema dei “vecchi” ma sono state create anche delle realtà agricole ben organizzate nella viticoltura mentre si sta iniziando a coltivare l’olivo seguendo le giuste tecniche al fine d’ottenere un prodotto di qualità. Questa realtà agricola potrebbe essere la giusta alternativa al turismo marino. Alternativa che porterebbe il turista a visitare l’entroterra, a degustarne i prodotti, a scoprirne l’artigianato locale e passeggiare nei sentieri in una natura incontaminata.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/27/2010
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