Gazzetta del Sud
Michele Cimino
Palermo
Impugnata dal commissario dello Stato la legge che avrebbe dovuto adeguare la normativa regionale sugli appalti pubblici alla legislazione statale approvata dall'Ars il 13 luglio scorso. In particolare, il prefetto Michele Lepri Gallerano, ha ritenuto dover sottoporre al vaglio della Corte costituzionale gli articoli 3, comma 1 lett. d), e), f) e g) e l'art. 4, commi 5, 6, 7 e 8, che violerebbero l'art. 14 lett. g) dello Statuto speciale e l'art. 117, secondo comma lett.e) della Costituzione. «La Regione siciliana, nel dettare norme in materia di lavori pubblici di interesse regionale – ha scritto il Commissario dello Stato nell'impugnativa – pur esercitando una competenza esclusiva specificamente attribuita dallo Statuto di autonomia deve non di meno rispettare, con riferimento soprattutto alla disciplina della fase del procedimento amministrativo di evidenza pubblica, i principi della tutela della concorrenza strumentali ad assicurare le libertà comunitarie e dunque le disposizioni contenute nel Codice degli appalti che costituiscono diretta attuazione delle prescrizioni poste al livello europeo, che sono espressione dei principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica e delle norme di riforme economico-sociale».
Il prefetto Lepri Gallerano, nell'impugnare il disegno di legge approvato dall'Ars, ha ricordato che già in passato la Corte costituzionale ha affermato la necessità di «omogeneità e trasparenza delle procedure, dell'uniforme qualificazione dei soggetti, della libera concorrenza degli operatori, in un mercato senza restrizioni regionali, Non può invero ritenersi ammissibile che il legislatore regionale, privo della competenza nella materia de qa', possa operare un sostanziale recepimento delle disposizioni statali, senza, però, prevedere al contempo che il recepimento stesso disponga l'indispensabile rinvio dinamico alla eventuale legislazione nazionale successivamente introdotta, e ciò al fine di evitare che in tale ipotesi possano essere in vigore normative difformi medio tempore in attesa del necessario adeguamento alla nuova disciplina».
La leggina approvata il 13 luglio scorso avrebbe dovuto precedere la riforma vera e propria che, come annunciato dall'assessore regionale alle infrastrutture Luigi Gentile, dovrebbe essere varata nel prossimo autunno. Contro il provvedimento appena impugnato s'era pronunciato, peraltro, nei giorni scorsi il direttivo dell'Ance Sicilia. «L'assessore regionale alle Infrastrutture, probabilmente per carpire un sofferto via libera dell'Ance a questa riforma degli appalti che espone il settore alle infiltrazioni mafiose - si legge in una nota diffusa dall'Associazione nazionale costruttori - aveva assunto l'impegno, a nome di tutto il governo regionale, dunque anche a nome del governatore Raffaele Lombardo, di recepire con un emendamento una proposta di Ance Sicilia che evitasse il ricorso eccessivo al ribasso più alto. Invece, a quell'emendamento è stato poi presentato dallo stesso assessore un subemendamento abrogativa».
«Dunque - prosegua la nota - si è trattato solo di un maldestro depistaggio a danno dell'intero settore delle costruzioni e della credibilità del governo. Il comitato di presidenza e i presidenti provinciali di Ance Sicilia, prendendo atto del fatto che sono venuti meno i principi minimi che stanno alla base di corrette relazioni fra un governo e un'associazione di categoria, hanno deciso all'unanimità di interrompere ogni tipo di dialogo e di non partecipare più ad incontri istituzionali o a tavoli tecnici fino a quando non sarà chiarito questo grave incidente e non sarà trovata una soluzione per sanare le pesanti ripercussioni che questa riforma avrà sulle imprese e sul settore, prima fra tutte la creazione di migliaia di disoccupati».
«Siamo stati facili profeti nel tirarci fuori dall'approssimazione con la quale il Governo ha affrontato le problematiche riguardanti le modifiche sulla leggi per gli appalti», commentanoi deputati regionali Pdl Fabio Mancuso e Giuseppe Buzzanca.
«Il nostro atteggiamento di solidarietà a tutte le imprese edili siciliane che con sacrificio hanno respinto il metodo governativo di un ritorno al passato – concludono Mancuso e Buzzanca – è stato lungimirante e la libertà di impresa resterà sempre uno dei pilastri fondamentali del nostro impegno politico».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 7/22/2010
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