Oltre 9 miliardi sottratti al sud

Gazzetta del Sud Michele Cimino Palermo Nonostante l'impegno ufficiale in parlamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in favore del Mezzogiorno, il governo centrale continua a sottrarre fondi destinati al Sud. Così, mentre l'Mpa preannuncia il voto contrario alla legge di stabilità dello Stato, la Regione siciliana si prepara allo scontro costituzionale perché, come ha avvertito ieri l'assessore regionale all'Economia Gaetano Armao, «questo federalismo fiscale, così com'è, per la Sicilia è una iattura, una catastrofe». Con la legge di stabilità, ha denunciato ieri il capogruppo del Mpa Carmelo Lo Monte «altri 9 miliardi e mezzo di euro saranno sottratti al Sud dai fondi Fas, da un governo che continua imperterrito a usare questi fondi come un bancomat, sottraendo così risorse indispensabili per lo sviluppo del Sud». In particolare, "un altro miliardo e mezzo di euro di fondi Fas – ha spiegato – viene fraudolentemente sottratto al Mezzogiorno con il comma 6 dell'art.1, che prevede di destinare a interventi di edilizia sanitaria pubblica in tutta Italia una quota di 1.500 milioni di euro prelevati dal Fondo per le aree sottoutilizzate. Questi soldi – ha detto – andrebbero invece obbligatoriamente spesi, almeno per l'85%, nelle aree del Mezzogiorno. A questo si aggiungono altri 8 miliardi spalmati nel triennio, sempre prelevati dai Fas, e destinati solo alle regioni a Statuto ordinario, per ripianare i danni dovuti ai tagli dell'ultima manovra finanziaria». Per l'on. Lo Monte «si tratta di un fatto gravissimo. Viene così esplicitamente violato l'accordo che prevedeva la prossima approvazione di un Piano Sud dotato di adeguate risorse per sostenere tra l'altro la realizzazione di infrastrutture strategiche per il Mezzogiorno e la garanzia che non un solo euro dei fondi Fas sarebbe stato ancora dirottato per altri scopi». «Non è passato neppure un mese – ha, quindi ricordato il parlamentare del Mpa – da quando Berlusconi si è presentato in parlamento indicando lo sviluppo del Meridione tra le priorità del governo. Se le premesse sono queste – ha precisato – è evidente che il Movimento per le autonomie non potrà che assumere una posizione nettamente contraria». Lo Monte ha concluso chiedendo «con forza l'abrogazione dei commi 5 e 6 dell'art.1 della legge di stabilità che prevede queste insopportabili disposizioni contro il Mezzogiorno" e ha invitato alla mobilitazione "tutti i parlamentari del Sud di tutti gli schieramenti». Intanto, in Sicilia, «con l'applicazione dei costi standard del federalismo – ha dichiarato Armao incontrando i giornalisti – si profila la perdita di 570 milioni di euro, cui si aggiungono i 500 persi in Finanziaria. Senza la perequazione e i tavoli ad hoc, che riteniamo fondamentali, il federalismo per la Sicilia sarà una iattura e trasformerà la nostra regione in un inferno». «Spero che lo Stato – ha aggiunto Armao che, nel merito ha sollecitato l'intervento dell'on. Enrico La Loggia, presidente della commissione parlamentare di merito, ricordandogli quanto previsto dall'articolo 22 della legge delega 42/2009 circa l'attuazione del federalismo, per cui per le regioni a statuto speciale si dovrebbero avviare trattative singole con ciascuna di esse – si renda conto della necessità di affrontare questi nodi, viceversa saremo disposti a un confronto serrato e al ricorso in Corte costituzionale. Se non partirà il confronto su questi temi – ha sottolineato Armao – non saremo disposti a trattare sul federalismo fiscale». Come è noto, con l'articolo 22 della legge delega, si affronta proprio il tema della perequazione infrastrutturale ed è prevista una "fase transitoria" di introduzione del federalismo fiscale «al fine del recupero del deficit infrastrutturale. La perequazione fiscale e quella infrastrutturale devono essere gli antidoti contro le disparità, ma soprattutto della seconda non se ne parla. E se non ci saranno aperture in questo senso, se non verranno accolti i quindici punti che presenteremo, la trattativa da parte nostra sarà chiusa». «Al momento – ha aggiunto l'assessore all'Economia– di tutto ciò non c'è traccia nella trattativa portata avanti tra Stato e regioni. Si profila una evidente violazione della Costituzione, della legge 42 e del nostro Statuto. Credo che non esista giudice costituzionale disposto a non rilevare tutto questo». «Se il governo nazionale deciderà di andare avanti da solo – ha concluso – sarà più per ragioni elettorali che per una vera volontà di attuazione del federalismo». Ed chiamato a raccolta l'intera deputazione siciliana, auspicando «che si compattino a difesa della Sicilia e senza dividersi in base alle ideologie». «La posizione dell'assessore Armao sul federalismo non solo è inaccettabile, ma dimostra una totale incomprensione o disconoscenza di ciò che sta accadendo in Italia», gli ha replicato il co-coordinatore del Pdl in Sicilia, Giuseppe Castiglione. «Mentre la Sicilia resta bloccata, imprigionata da un governo che ormai ha scelto di seguire una linea di totale retroguardia, pur di non accettare la sfida delle riforme - aggiunge Castiglione – il federalismo è già una realtà. L'assessore la smetta di tergiversare, e invece ragioni, con pacatezza e con toni più adatti a chi rappresenta una istituzione democratica, di come aiutare anche la Sicilia ad entrare da protagonista in questa grande riforma. Davvero Armao pensa che sia giusto che i 5 milioni di siciliani meritino di essere esclusi da quella che sarà una occasione imperdibile di miglioramento economico, politico, sociale, di sviluppo e progresso?».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 10/30/2010

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