Gazzetta del Sud
CATANIA- L'unica certezza è che tra sette giorni il procuratore capo di Catania, raggiunti i 75 anni, andrà in pensione. Il dott. Vincenzo D'Agata chiude l'esperienza alla guida di un ufficio al quale, certamente, si possono ascrivere risultati straordinari nel contrasto alla criminalità, proseguendo i successi della gestione precedente. E l'altra certezza è che, all'italiana, probabilmente passeranno mesi e mesi per nominare il nuovo procuratore capo. In un palazzo che ha già tante sedie importanti vuote e che colpevolmente verrà considerato come uno dei tanti palazzi di giustizia italiani. Ma così non è e se è vera l'affermazione del presidente di Confindustria Lo Bello che Catania è l'epicentro della commistione mafia-economia, è anche vero che i vertici degli uffici direttivi non possono essere lasciati sguarniti per molto tempo, così come è accaduto, ad esempio, per la nomina del prefetto (attesa di sette mesi!). Anche perchè l'attesa genera colpi bassi, insinuazioni e contrapposizioni giocate mediaticamente ora a favore di uno ora a favore di qualche altro candidato a concorrere alla successione in Procura.
Detto ciò, il dott. D'Agata ha retto una procura in cui come è normale si sono registrate contrapposizioni di vedute su alcune vicende che hanno suscitato clamore anche per la pilotata fuga di notizie che come sempre accade, non è stata per caso. Una per tutte, quella a carico del presidente della Regione, Raffaele Lombardo e di suo fratello, il deputato del Mpa, Angelo, indagati per collusioni con la mafia.
Il procuratore D'Agata, dal primo momento aveva esternato preoccupazione di strumentalizzazione politica, minimizzando il coinvolgimento del presidente Lombardo nelle vicende oggetto di indagine e che hanno portato in carcere imprenditori contigui alla mafia e aveva anche dichiarato di chiudere in breve tempo l'attività istruttoria. Così come per quella per altri imprenditori a carico dei quali si sono registrate notizie in fuga.
Nel caso dell'inchiesta Lombardo (denominata "Iblis"), così come per le altre ancora aperte, probabilmente non ci sarà alcuna chiusura con le decisioni da trasmettere al Gip (o archiviazione o richiesta di giudizio), anche perchè si sono registrate in Procura diversità di vedute. Con il procuratore D'Agata si sono dichiarati d'accordo altri due sostituti, mentre in quattro si sono schierati per la "non chiusura" e dunque di procedere nell'attività istruttoria. Almeno le notizie che trapelano parlano di un 4-3, che comunque, nell'uno o nell'altro caso, induce a riflessione sulla mancata univocità di responsabilità o di estraneità di un qualsiasi cittadino di questa Repubblica tenuto per mesi e mesi sulla graticola dopo essere stato già condannato sui giornali e che continua a non sapere se è o non è. Ma il processo in piazza è stato già celebrato. E giustizia sommaria c'è già stata. In nome e per conto di Berlusconi che da anni predica la riforma della giustizia, ma solo a parole.(d.c.)
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 2/19/2011
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