Salina, l'unità d'Italia e il sogno dell'autonomia

Salina, l'unità d'Italia e il sogno dell'autonomia Michele Merenda SALINA – Nel pomeriggio di giovedì 17, nel Salone Convegni del comune di S. Marina Salina, si è tenuta una conferenza avente come tema: “Salina… l’Unità d’Italia, il sogno dell’autonomia”. In questa occasione, grazie agli interventi dello storico liparense Giuseppe La Greca e dell’assessore comunale Domenico Arabia, si è discusso della realtà eoliana all’alba dell’unificazione italiana e delle condizioni che hanno poi portato, nel 1867, all’autonomia di Salina nei confronti di Lipari. Una situazione, come ha illustrato La Greca, piena di tensioni, in cui il regno borbonico aveva “regalato” alle Eolie circa 300 coatti e poco altro. Ma tra questi confinati vi furono anche coloro che portavano determinate idee politiche, assieme ai marinai locali che entravano a contatto con nuove realtà. Fu in questo clima che si formarono personaggi poi passati agli onori della cronaca nelle lotte popolari ed in quelle garibaldine. Nel frattempo, Salina contava per lo meno 5.000 abitanti, ma purtroppo i vari centri abitati non erano in comunicazione tra loro. L’assessore Arabia ha sottolineato come la seconda isola più grande dell’arcipelago, nonostante venisse sfruttata per la rigogliosità della propria terra, in realtà non fosse tenuta in nessuna considerazione (prima dell’unità nazionale) dal Decurionato e (dopo) dal Consiglio comunale liparense. Basti pensare che non esistevano nemmeno sentieri di collegamento, che vi erano solo tre scuole elementari maschili (una per ogni borgata principale e al massimo fino alla terza elementare) e che gli insegnanti non erano quasi mai qualificati. Proprio per reagire a questo stato di abbandono e di sfruttamento vennero scritte delle petizioni a partire dal 1855. La risposta era sempre la stessa: Salina non presentava la capacità di autogestirsi, di formare una classe politica capace di governare. Ricordiamo che quelli erano i periodi in cui occorreva poter pagare 15 lire di censo per poter acquisire il diritto di diventare potenziale elettore. Lo scontro si accese soprattutto col Vescovato. Salina, infatti, registrava una vertiginosa ascesa nel settore della marina mercantile, grazie all’esportazione di prodotti agricoli come la malvasia, un vino dolce molto apprezzato dagli inglesi stanziati a Messina durante le guerre napoleoniche. Con la restaurazione del regno delle Due Sicilie, le Eolie poterono commerciare anche con Napoli ed a quel punto i terreni da coltivare non bastavano. Fu per questo che vennero disboscati i terreni montani e poi coltivati; terreni su cui la Chiesa vantava dei diritti. Con l’Unità d’Italia, e quindi con un atteggiamento laico del Regno, l’ennesima petizione (in cui si lamentava un sistema tributario a sfavore dei salinesi) venne accolta dal Consiglio provinciale. Il Prefetto Zoppi, recatosi sul posto, constatò come fosse viva l’economia a Salina e di come, di fatto, le popolazioni già badassero a loro stesse nonostante le difficoltà oggettive. Il 3 febbraio del 1867, venne di fatto ufficializzato il comune di Salina, che negli anni a venire si sarebbe a sua volta scisso in tre municipalità distinte. Alla conferenza erano presenti i rappresentanti delle autorità civili, militari ed ecclesiastiche locali. Gli interventi sono stati intramezzati dal quartetto musicale “Euterpe Saxophone Quartet”, che ha eseguito brani, tra gli altri, di Verdi e Rossini Il sindaco Massimo Lo Schiavo ha ricordato che quello di giovedì sarà il primo di tre incontri dedicati all’unificazione nazionale.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 3/19/2011

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