L'Asp taglia 476 posti

Gazzetta del Sud Natalia La Rosa Sono 476 in meno rispetto all'originaria previsione i posti nella pianta organica dell'azienda sanitaria provinciale messinese. La nuova dotazione è stata definitivamente varata dall'ente di via la Farina con una delibera – adottata lo scorso 24 marzo dai manager, il direttore generale Salvatore Giuffrida, il direttore sanitario Santo Conti e il direttore amministrativo Marco Restuccia – nella quale si recepisce il decreto regionale 392/11 dello scorso 7 marzo, con cui la Regione dà il via libera definitivo alla rideterminazione organica esitata dall'azienda nel mese di novembre dello scorso anno. Atto, quest'ultimo, varato dopo una lunga e combattuta serie di confronti, soprattutto con le organizzazioni sindacali che non hanno mai nascosto la loro disapprovazione per i contenuti del documento. Nel dettaglio, si prevedono esattamente 5048 dipendenti (la tabella accanto li riepiloga tutti) su un totale di 867 posti letto in sette ospedali (Taormina, Milazzo, Barcellona, Patti, S. Agata Militello, Mistretta e Lipari), oltre poi ai servizi territoriali, rispetto ai 5.524 che figuravano al momento dell'insediamento dell'attuale management, nel 2009. Già allora, l'aspetto della dotazione organica fu uno dei primi banchi di prova e richiese un'immediata revisione dalla quale, come evidenziava il dg Giuffrida, emergeva come 882 fossero i contratti a tempo determinato dei quali ben 200 fuori pianta organica «soprattutto nei ruoli del personale infermieristico e ausiliario». Dopo una lunga e difficile revisione, operata anche alla luce dei vincoli imposti dall'assessorato regionale, i posti in pianta organica sono stati fissati in 1656 per gli infermieri (il ruolo più nutrito, seguito da quello dei dirigenti medici: 1046) e in 460 per gli ausiliari specializzati. Comparto, questo, sul quale sono concentrate fortissime aspettative soprattutto da parte dei precari che da anni lavorano per l'azienda e che vedono continuamente mettere a rischio il proprio futuro: numerose le proteste e i sit in, portati avanti spesso con il supporto della Fp Cgil, in attesa di certezze da parte dell'azienda e, soprattutto, in attesa dei bandi di concorso. Proprio su questo aspetto, quello della copertura dei posti vacanti, l'azienda sta lavorando: «L'ufficio personale – spiega il direttore sanitario Santo Conti – sta definendo nel dettaglio quali sono i posti da coprire a tempo indeterminato, con concorsi pubblici o bandi di mobilità da altre strutture. Riguardo ai posti eliminati – aggiunge ancora Conti – voglio sottolineare che si tratta di tagli imposti dall'assessorato, ai quali l'azienda è comunque giunta senza dichiarare alcun esubero, ma solo grazie ai prepensionamenti che non sono stati rimpiazzati». Intanto, dovrebbe essere discusso a breve il ricorso presentato da Cisl e Uil contro la delibera contenente la rideterminazione della pianta organica. Tra le motivazioni contestate, la mancata attuazione dei Presidi territoriali di assistenza (Pta), che avrebbero dovuto migliorare i servizi sanitari sul territorio, riducendo l'accesso agli ospedali: alla luce di tale carenza, diventa inaccettabile l'avere depotenziato proprio la dotazione organica del personale dei servizi territoriali con 2178 dipendenti rispetto alle 2870 unità ospedaliere e «con un taglio di 170 figure negli ospedali e ben 306 sul territorio». Nel ricorso si lamenta inoltre il fatto che l'azienda ha disatteso le linee guida impartite dall'assessorato non solo difettando nell'istituzione dei Pta, ma anche mantenendo servizi ospedalieri duplicati, come ad esempio pediatria-neonatologia e ostetricia-ginecologia negli ospedali di Barcellona e Milazzo, limitrofi, oltre che appartenenti allo stesso Distretto, nel quale peraltro sussistono altri doppioni, come Chirurgia generale, Ortopedia, medicina trasfusionale esistenti ad esempio sia a Milazzo che a Taormina. «Il risparmio derivante dalla riduzione delle strutture complesse – si legge ancora nell'atto giurisdizionale – avrebbe dovuto essere reinvestito nel potenziamento del Territorio». Si evidenzia ancora come il tetto di 5048 unità imposto dalla Regione non fosse insindacabile, ma potesse essere anche modificato, pur mantenendo invariata la spesa per il personale, ad esempio con prestazioni lavorative equivalenti come il part time. Un altro punto contestato, poi, riguarda la riduzione di personale e posti letto nel servizio di psichiatria, ben lungi dal garantire lo standard di un posto letto ogni 10.000 abitanti.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 3/29/2011

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