Referendum, in Provincia affluenza del 57%

Referendum, in Provincia affluenza del 57% Gazzetta del Sud Sebastiano Caspanello Un'affluenza così non si vedeva dai tempi del referendum sul divorzio. La mobilitazione a Messina ha funzionato eccome, anche se il quorum, in città, non è stato raggiunto. Il dato finale si è fermato a 47,98%, hanno votato circa 93 mila messinesi. Ma i numeri vanno letti a 360 gradi. E allora va detto che se a livello regionale l'affluenza è stata del 52,7% (52,6 per il voto sul legittimo impedimento), la provincia di Messina ha raggiunto quota 53,7%, addirittura il 57% senza considerare il capoluogo. E a questo proposito, nelle sezioni cittadine di Messina l'affluenza è stata simile a quella di Palermo (poco oltre il 48%) e superiore a quella di Catania (43%). In provincia è stato evidente l'effetto traino dei ballottaggi: a Capo d'Orlando l'affluenza ha superato l'80%, a Patti si è attestata sul 79%. L'aspetto curioso e da sottolineare è che il dato sul referendum ha superato quello relativo all'affluenza per i ballottaggi stessi: molti cittadini hanno votato solo per esprimersi su nucleare, acqua e legittimo impedimento ma non per i sindaci. Il quorum è stato superato anche a Barcellona Pozzo di Gotto (oltre il 57%), a Milazzo (oltre il 58%) e a Sant'Agata Militello (59%). Non è stato raggiunto, invece, a Lipari (42,4%) e a Taormina (46%). Entrando nel dettaglio del comune di Messina, questi i dati quesito per quesito. Per il primo quesito (abrogazione della privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici) la percentuale è stata del 47,99%; per il secondo quesito (determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investita) la percentuale è stata del 47,99%. Per il terzo, nucleare, la percentuale è stata del 47,96%. Infine per il legittimo impedimento si è raggiunta quota 47,95%. Superati abbondantemente i dati degli ultimi referendum: nel 2009 si arrivò appena all'11,76%, nel 2006 al 41,99%, nel 2005 al 15,97%. Praticamente "bulgare", ma era scontato, le percentuali dei sì: 97,92% per il primo quesito, 97,78% per il secondo, 95,75% per il nucleare, 95,4% per il legittimo impedimento. Ovvia la soddisfazione dei promotori del sì. Il Comitato unitario per i 4 Sì parla a ragion veduta «un quorum ampio, che non lascia adito ad interpretazioni sulla reale volontà popolare sui delicati temi oggetti di consultazione». Fanno parte del comitato Idv, Pd, Sel, Federazione della Sinistra,Verdi, Futuro e Libertà, Radicali "Leonardo Sciascia", Messina Futura, associazione culturale "Indipendentemente", Comitato per l'acqua pubblica, Comitato per i 2 sì al referendum dell'acqua pubblica, Cgil Messina. Premiato «il lavoro paziente e capillare che è stato portato avanti dalle tante sigle che lo compongono, espressione della più ampia e collegiale volontà di partiti, associazioni, comitati e gruppi di individui di incidere profondamente sulle difficili tematiche dei quesiti referendari». Per Francesco Palano Quero, Alessandro Russo e Filippo Cangemi del circolo "Libertà" del Pd «il dato messinese è frutto di un lavoro di informazione che i militanti di questo circolo hanno profuso, in maniera praticamente ininterrotta e senza alcun risparmio di forze e risorse, sin dall'avvio della campagna elettorale: i banchetti di informazione davanti ai mercati, che hanno informato migliaia di cittadini sono stati il più evidente delle operazioni di convincimento ed avvicinamento al voto nei confronti della cittadinanza messinese». Se secondo Cateno De Luca, leader di Sicilia Vera, «è stata vinta una battaglia contro le lobbies politico clientelari, gli italiani hanno dimostrato grande senso di responsabilità abrogando norme che avrebbero avuto gravi ripercussioni sulla vita di tutti i cittadini», per Antonio Bertuccelli dei Comunisti Italiani «è ora che il Governo faccia le valige. Lo chiede il popolo». Soddisfatto Daniele Ialacqua (Sel): «I risultati del referendum dimostrano che la vera politica comincia a fare il suo corso, la politica che attiva processi di partecipazione democratica e lascia i cittadini esprimersi su temi di vitale importanza». Più ampia l'analisi del segretario provinciale della Cgil Lillo Oceano: «Anche da noi il livello di sopportazione, spesso più alto che altrove, è stato oltrepassato e la domanda di cambiamento è forte: ne sono presupposto e fondamento l'arretramento rispetto al resto del Pubblica amministrazione il lavoro che manca, le infrastrutture che non si realizzano, il dissesto del territorio a cui non si pone rimedio, i giovani a cui viene negato il diritto a qualsiasi futuro. Ciò vale per la politica nazionale ma anche per quella regionale e locale. E' una bocciatura per chi governa adesso, a tutti i livelli, ma anche, più in generale, per chi rappresenta la politica, sia in maggioranza che all'opposizione, per certi metodi di governo». E interviene anche il presidente Nanni Ricevuto: «La Provincia – dichiara – è stata buon profeta, la mia amministrazione fin dall'inizio del mandato si è opposta a qualunque disegno di privatizzazione delle acque, puntando sulla gestione in house, in sintonia con la maggioranza dei sindaci dei 108 Comuni».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/14/2011

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