Mai così romano e così ben mostrato al pubblico il pittore definito da Giorgio Vasari di bellissimo ingegno e vaghissima invenzione. Dal 5 ottobre arriva nella capitale Filippino Lippi. Nato a Prato verso il 1457 dalla relazione clandestina di Fra Filippo Lippi con la monaca Lucrezia Buti, Filippo, chiamato Filippino per distinguerlo dal padre, pittore fra i più famosi e apprezzati del suo tempo, divenne a sua volta un artista di primissimo livello.
Fin dalle sue prime prove giovanili, le sue figure colgono nel segno per una grazia malinconica ed un'inquietudine bizzarra. Di Botticelli non fu un semplice garzone di bottega, ma un collaboratore alla pari, per divenirne poi un rivale temibile nell'ultimo ventennio del quattrocento, apprezzato sempre più dai Medici e dai loro sostenitori come dai seguaci del Savonarola ed i repubblicani. Si spiega così perché sia stato chiamato proprio Filippino negli anni ottanta a completare gli affreschi della cappella Brancacci al Carmine, opera di Masolino e Masaccio, pittori venerati, ammirati e studiati da tutti gli artisti allora e nei secoli a venire, oppure gli siano state affidate importanti commissioni disattese da Leonardo come la Pala degli Otto in Palazzo Vecchio e l'Adorazione dei Magi di San Donato a Scopeto, entrambe oggi agli Uffizi, o, ancora la commissione, più prestigiosa della Repubblica, la Pala della Signoria per la Sala del Maggior Consiglio repubblicano cui, però, non avrebbe dato seguito per i molti impegni e il sopravvenire della morte nel 1504. Filippino seppe, dunque, essere artista eclettico e versatile più di ogni altro, con commissioni a Firenze e nel suo territorio, ma anche a Lucca, a Genova, a Bologna e a Pavia. Fu inoltre particolarmente innovativo nel campo decorativo e delle arti applicate, come testimoniano gli affreschi della Cappella Carafa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma e della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze, cicli pittorici in cui la sua fantasia sfrenata emerge sicura, tanto da farne un maestro di grande modernità. In tempi recenti il livello qualitativo e l'eccellenza davvero non comune della sua produzione artistica comincia ad essere ritenuta superiore a quella di molte opere attribuite al Botticelli. La mostra delle Scuderie del Quirinale, Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del '400, vuole presentare al pubblico i circa trentaquattro anni di attività del maestro, proficui come pochi altri, per quantità e qualità di opere: dalle tavole agli affreschi, ai raffinati disegni su carte colorate, veri e propri capolavori. Opere celebri e preziosissime che giungono per l'occasione dai più importanti musei di tutto il mondo e da preziose collezioni private. La mostra offre un'occasione unica per vedere riuniti i capolavori del maestro toscano proprio a Roma, dove Filippino ha studiato le antichità e lasciato il ciclo affrescato della cappella Carafa, ripercorrendone la vicenda umana e artistica ed offrendo la possibilità unica di confronto con alcune opere del grande Sandro Botticelli, per cui anche il rapporto con “l'amico Sandro” risulterà, alla fine del percorso espositivo delle Scuderie, più chiaro sullo sfondo della Firenze del '400, straordinaria per ardore e innovazione. Fino al 15 gennaio alle Scuderie del Quirinale.
a cura di Daniela Bruzzone
Data notizia: 9/30/2011
dalla nostra Daniela Bruzzone
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