Da Giovanni Rosa a Giovanni Giardina

Riceviamo da Giovanni Rosa e pubblichiamo: Egr. Sig. Giardina, mi complimento per la sua capacità di esprimere non solo il dissenso per il mio scritto ma per il contributo utile nella future scelte politiche. Trenta anni fa ho acquistato un piccolo locale in un residence di Vulcano ove da dieci anni risiedo stabilmente con la mia compagna. Nel mio eremo al piano di Vulcano proseguo le mie ricerche sui farmaci naturali e stimolato dall'amico Peppe ho rinunciato all'anonimato per diffondere in modo “popolare” alcuni semplici consigli. Saputo dell'apertura delle Terme di S. Calogero ho svolto due conferenze nel luogo con la collaborazione dell'amico Davide e partecipato all'incontro della sig.ra Mazziotta esclusivamente per motivi professionali, anche se la mia richiesta di intervenire, come quella di altri, non ha potuto aver seguito. Comprendo il suo sfogo nei riguardi della classe politica che da anni amministra il comune di Lipari e sono dalla sua parte nel tentativo non tanto di un cambio ma di una seria e sicura programmazione da parte di coloro che dovranno caricarsi di un onere piuttosto pesante. Per quanto riguarda l'incontro che ho seguito con interesse e che mi ha permesso di consegnare ai relatori la mia pubblicazione sul termalismo di Vulcano e una copia del libro in cui racconto la mia vita passata di medico, sono stato colpito dalla forza e dal carattere con cui la sig. Mazziotta ha lanciato la sfida a tutti coloro che nei “corridoi della politica” non hanno il coraggio di affrontare il pubblico ma si preparano, come chiaramente lei denuncia, a tessere le trame per il futuro “designato”. Se lei ha letto un mio intervento precedente noi siamo soltanto “gens” e di noi ridono coloro che stanno decidendo chi sarà il nuovo Sindaco. Purtroppo in questi giorni ho dovuto pagare amaramente lo scotto per non essere tra quelli a cui “tutto è permesso” ma come sempre non serbo alcun rancore verso chi ha voluto colpirmi e proseguo come sempre la mia battaglia per un mondo migliore. In questi ultimi trenta anni ho acquisito amici fraterni da Palermo a Caltanissetta, da Randazzo all'ospedale di Taormina ove due anni fa mi sono stati regalati gli ultimi due anni di vita e anche se a Vulcano non si ritrova più l'armonia di una volta, mi basta che, come è successo ieri allo sbarco dall'aliscafo, ci sia qualcuno che venendomi incontro mi dica con enfasi “ti voglio bene” o altrimenti qualche ragazzo che si compiace di aver capito una pagina del mio libro. La aspetto a Vulcano, basta che chieda dove sta il dottore un po' matto (per via dei canti indiani).

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 10/30/2011

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