Conosco molto bene l’East Side degli Stati Uniti, mentre non avevo mai avuto occasione di visitarne la parte occidentale. Fino a marzo 2008. Periodo in cui ho deciso di percorrere circa 4000 km on the road alla scoperta degli Usa occidentali. Mete: Los Angeles e San Francisco, passando da Grand Canyon, Las Vegas, Death Valley e Sierra Nevada. Straordinario viaggio nella civiltà e nella natura, nelle due realtà estreme, in città ultramoderne ed efficienti ed in scenari naturali selvaggi unici al mondo. Questa è stata la mia recente America.
Già all’aeroporto di Los Angeles mi sono resa conto di quanto sia caotica ed immensa la città di Hollywood e delle sue star. Dormire a Beverly Hills significa vivere il quartiere più trendy del mondo: eleganza, bellezza, ordine, perfezione, finzione caratterizzano negozi, palazzi e persone. Anche le palme potrebbero essere finte, purchè belle. Gli store di Rodeo Drive, anche quelli italianissimi, hanno qualcosa di diverso e di più bello. Le ville di Beverly Hills, di Bel Air e di Malibu sono la perfetta cornice degli Universal Studios, da cui ho avuto l’illusione di toccare con mano la scritta collinare più famosa del mondo: Hollywood. Negli studios set reali e non, di mitici film e di telefilm alla moda.
Una volta a LA non ho resistito ed ho voluto calcare impronte, orme, stelle e mani dei divi del cinema internazionale e con grande italiana soddisfazione ho riconosciuto gli autografi su strada di Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Stelle e autografi a parte, emoziona sapere che al Chinese Theatre hanno trasmesso le anteprime dei colossal cinematografici più importanti al mondo e che nel teatro adiacente si svolge la mitica notte degli oscar. Emozioni cinefile a parte, ritengo questa strada un grande bluff.
Venice Beach, con la sua spiaggia ed i suoi canali, merita una passeggiata per i magnifici e coloratissimi murales, per i bravissimi pattinatori, per gli artisti di strada, per la gente incredibile di tutte le etnie che la frequenta.
Esco dall’infernale caos di LA e comincio la mia avventura on the road con una macchina di dimensioni medie in Europa, ma piccole negli Stati Uniti, dove le strade sono battute da camion e rimorchi enormi e da jeep che sembrano pullman e le ferrovie da treni a quattro locomotive e cinquanta vagoni.
Paola, mia carissima amica reduce da un viaggio da queste parti, mi ha suggerito il percorso e la “to do list” per ottimizzare i giorni al meglio, così mi fermo alla stazione di elicotteri che precede l’ingresso nel Grand Canyon, l’immensa gola creata dal fiume Colorado nell’Arizona settentrionale lungo 446 km e profondo 1600 m. Uno spettacolo unico al mondo. Raggiungere il Parco Nazionale con l’elicottero trasparente, con cui sembra di toccare la roccia rossa in mezzo alla gola ed alle correnti d’aria, è un’esperienza pazzesca. Elicottero a parte, questo miracolo naturale lo si ammira anche entrando nel Parco Nazionale con la macchina e fermandosi ai point of view per il panorama. Mozzafiato.
Torno alla realtà o alla follia e continuo il mio viaggio verso Las Vegas. Sembra finta. La capitale del divertimento, del gioco d’azzardo e dello shopping, dove tutto sembra o è possibile, anche sposarsi o divorziare in pochi minuti. Prima di arrivare negli alberghi più appariscenti del mondo, tanto deserto ed una diga impressionante: la Hoover Dam, in cemento arco-gravità posta sul fiume Colorado fra Nevada e Arizona.
Parigi, Venezia, il lago di Como, le Piramidi, l’antica Roma e la nave dei pirati: tutto concentrato in una città nel deserto ed in una via dove girano tanti ma tanti soldi dentro casinò in cui si gioca dalla mattina alla mattina, in jeans e maglietta: soprattutto questo è la favolosa Las Vegas.
Prossima tappa statunitense: Death Valley, un bellissimo parco naturale che a mio modesto avviso non ha nulla di morto. Tanti i panorami da immortalare: dal famoso Zabriskie Point (reso ancora più famoso dal film di Michelangelo Antonioni), che ricorda le rocce di Vulcano a Dante’s View, che offre un’immensa distesa salina a chi si sporge. Deserto, rocce rosse gialle e bianche, distese di sale, ma anche flora e fauna e tante testimonianze di quello che fu questa valle. Sicuramente bagnata da mare e laghi e occupata da vulcani. Qui si scende, è proprio il caso di dirlo, nel punto più basso degli Stati Uniti: Badwater, un bacino sprofondato a 86 metri sotto il livello del mare. L’estate inaccessibile. Particolarità della Valle: non ci sono distributori di benzina, quindi il pieno va fatto prima e i cellulari non prendono.
Prossima, ed ultima tappa, San Francisco.
La raggiungo tramite la Sierra Nevada. Si, quella delle competizioni sciistiche. E’ incredibilmente suggestivo passare dal deserto alla montagna innevata, d’altronde tracce di neve fresca le avevo fotografate anche nel Grand Canyon…Qui i laghi e gli alberi che li circondano, la fanno da padroni e gli americani sono attrezzati per lo sci o per la pesca.
Ecco San Francisco.
San Francisco merita la fama che la precede.
E’ una bellissima città, riconoscibile tra milioni, e molto poco americana come ritmi di vita.
Qui si corre per mantenere la linea, ma non c’è traffico, i trasporti urbani funzionano perfettamente e la magnifica posizione sulla baia rende unico il soggiorno nella città del famosissimo Golden Gate Bridge. Alcatraz e la sua storia sono relativamente lontane.
I must di San Francisco: un giro sul Cable Car (il tram a trazione funicolare), una passeggiata fra gli stretti tornanti di Lombard Street, una visita al distretto finanziario, una camminata nella China Town più antica e cinese del mondo (nata nell’800) e quattro passi nel quartiere della Marina, dove ho visto delle case meravigliose, caratterizzate da grandissime pareti a finestra che mostrano interni eleganti dagli arredamenti raffinati e curati, raramente un pigiama fuori posto. Ebbene si, anche le camere da letto possono essere a vista!
Natura e civiltà, bellezza selvaggia e progresso, meraviglia naturale e benessere. Tutto questo ma molto, molto di più sono migliaia di chilometri negli stati degli Stati Uniti. E in questo 2008 il cambio euro - dollaro è davvero tentatore.
, a cura di Daniela Bruzzone
Data notizia: 6/10/2008
dalla nostra Daniela Bruzzone
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