Riceviamo da Nino Orifici, consulente dell'Assessore regionale turismo Daniele Tranchida e pubblichiamo:
Nell'analizzare la questione porto è preliminarmente opportuno sottolineare come da più parti è stata evidenziata una assente o deficitaria opera di informazione e pubblicizzazione del progetto definitivo e di tutte le informazioni pertinenti ad esso e necessarie alla valutazione della bontà dello stesso.
Soprattutto per opere di tale portata, sembra a nostro avviso imprescindibile la ricerca del maggior consenso possibile sul territorio e l'offerta di informazioni chiare ed esaustive.
Diventa quindi evidente come la percezione dell'opera sul territorio da parte di buona parte della cittadinanza sia stata ben presto già viziata da questa ritrosia informativa che ha vincolato il confronto pubblico e ha spinto diversi soggetti interessati a manifestare un certo dissenso non solo nel merito della proposta progettuale ma anche nelle modalità di svolgimento del procedimento deliberativo in fieri.
Oltre all' opposizione di buona parte della comunità isolana e degli ambientalisti che hanno lanciato l' allarme per un progetto che stravolgerebbe del tutto il profilo naturalistico della marina dell' isola, occorre però, considerare che tutte queste opere insistono su quello che oggi si definisce un water front, il cui patrimonio storico archeologico assieme alla stessa memoria estetica rivestono inestimabile valore. Per quanto tanta parte delle bellezze della Sicilia e anche delle Eolie renda economicamente troppo poco, proprio in conseguenza della carenza di strutture per la relativa fruizione, un’opera così vasta lascia perplessi. Correrebbe da Marina Corta attraverso l’acropoli e Sottomonastero fino al Pignataro e occluderebbe la vista della linea dell’orizzonte e quella della costa a chi giunge dal mare. Si fa polemica sull’altezza del molo foraneo cioè mt. 2,30 dal piano di calpestio e oltre 3 mt dal mare.
In tempi in cui le politiche di recupero del waterfront determinano sempre più incisivamente gli indirizzi urbanistici delle comunità costiere la scelta di un molo foraneo di tale altezza appare almeno in controtendenza rispetto alle politiche prevalenti. Il progetto, il cui impatto ambientale è certamente notevole, ha già sollevato più di una perplessità anche negli osservatori dell' Unesco che hanno ipotizzato una possibile esclusione dell' isola dalla lista dei siti dichiarati patrimonio dell' umanità.
In quest'ottica preoccupano i riflessi negativi di una speculazione immobiliare, che prevede la costruzione di numerosi e sovradimensionati immobili in aree demaniali. Non esiste poi un accordo di programma sottoposto al parere preventivo del Consiglio Comunale, che è organo delegato alla programmazione urbanistica.
Inoltre appare inaccettabile la scelta di affidare ad una società a stragrande maggioranza privata la gestione di aree demaniali adibite a servizi pubblici, così pure la paventata possibilità di affidare alla stessa società solo le aree corrispondenti ai porti turistici.
Il rischio sarebbe quello di creare nuovi monopoli,con le chiare conseguenze che già in altri settori dell'economia eoliana incidono negativamente sullo sviluppo della stessa.
Sono assenti inoltre adeguate garanzie, sostituite da velleitarie dichiarazioni di intento da parte dell’amministrazione comunale in carica, per le categorie operanti nelle stesse aree interessate (pescatori o operatori titolari di regolari concessioni demaniali per la gestione di pontili per l’attracco dei natanti) e nelle aree limitrofe.
Sotto questo aspetto la prospettiva di creare centri commerciali inglobati nelle strutture portuali impone più di una riflessione sul riflesso economico di tale aumento dell'offerta.
Per esempio, la zona di Marina corta, già debilitata notevolmente dallo spostamento dell'approdo degli aliscafi nel porto di marina lunga, trasferimento che ha provocato un decremento di introiti che per alcune attività ha toccato anche il 60%, rischierebbe di dover sopportare un ulteriore disagio produttivo dovendo da una parte subire una riduzione estetica e funzionale dell'appetibilità dei luoghi dovuta all'occlusione della vista del mare dalla costa e dall'altra dover fronteggiare la nuova concorrenza delle nascenti attività del centro commerciale portuale in progetto.
Appare inoltre quantomeno importante sottolineare come la disponibilità di un numero elevato di posti barca ad uso turistico non dia, di per sè, certezza di un significativo incremento turistico i cui effetti economici sul territorio giustifichino interventi modificatori dell'equilibrio socionaturalistico dell'isola così imponenti e drastici.
Si fa osservare inoltre, come la eventuale società proponente e concessionaria, essendo a maggioranza privata e quindi rispondente a logiche economiche dettate da scopo lucrativo, realisticamente, nell'ambito del piano di rientro degli investimenti,focalizzerà la propria attenzione più sullo sfruttamento di quella che formalmente è la parte accessoria del progetto, cioè le entità immobiliari che verrebbero create contestualmente alle strutture portuali.
Ad una analisi attenta, con previsioni favorevoli di noleggio o cessione dei soli posti barca, considerati i costi fissi di gestione e organizzazione, l'introito ricavabile sarebbe decisamente modesto rispetto all'entità totale dell'investimento dichiarato.
A corredo di tale riflessione, si allega un interessante report recante il titolo” La realizzazione di porti turistici con il project financing” di Mazzoco-Ruol nel quale a pagina 10 viene simulato un esempio di piano finanziario di progetto ove si giunge alla prospettiva che :
“Questo significa che l’intera marina da 400 posti barca dovrebbe costare, l’un per l’altro, non più di 8,5 – 9 miliardi di lire in totale. etc”.
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a cura di Peppe Paino
Data notizia: 4/24/2012
dalla nostra Daniela Bruzzone
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