"L'aumento delle temperature dei mari, causato dal riscaldamento globale, è la causa dell'alluvione che lo scorso sabato 15 settembre ha messo in ginocchio l'isola di Lipari." Ad affermarlo è il climatologo Giampiero Maracchi, dell'università di Firenze, per il quale "un accumulo di energia e di vapor d'acqua in atmosfera" è alla base di fenomeni di questa natura.
Secondo il prof. Maracchi l'alluvione di Lipari non è da considerarsi comunque una sorpresa in quanto "gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da simili fenomeni di inizio autunno. Questo e' infatti - afferma il climatologo - il periodo in cui cominciano ad arrivare le perturbazioni. E la possibilità che si verificassero eventi del genere è il timore che tutti avevamo".
Per il futuro il prof. Maracchi prevede che "alluvioni possano ripetersi a ottobre-novembre, probabilmente in posti diversi. Le perturbazioni di origine atlantica, che provengono da ovest - spiega il prof. Maracchi - attraversando i mari, che hanno temperature molto elevate, diventano cariche di vapor d'acqua, che viene trasferito dai fenomeni di evaporazione degli stessi mari, accumulando una quantità di energia che poi viene 'scaricata' con le alluvioni o altri fenomeni meteorologici".
"Il problema - per il geologo del Cnr Gian Paolo Cavinato, è legato alla conformazione del territorio vulcanico di Lipari. Qui la coltre di cenere e frammenti di roccia lasciati dalla montagna, ancora attiva, viene rigonfiata dall'acqua piovana, formando un materiale che scende velocemente lungo il versante, a causa dell'inclinazione del terreno, e forma dei detriti".
La prevenzione, vale a dire la necessità di non costruire nelle zone a rischio - secondo il prof. Cavinato è il principale responsabile, poichè "non esistono ad oggi tecniche tali da individuare, specialmente nei casi di conformazione geologica complessa, le porzioni di territorio dove, a causa della forte pioggia, si possono verificare eventi di questo tipo".
L'alluvione di Lipari - secondo Gian Paolo Cavinato - "non ha avuto conseguenze mortali solo perché la quantità di acqua caduta, seppure rilevante, è stata ben inferiore rispetto a quella registrata nei mesi scorsi a Genova, nelle Cinque Terre o a Giampilieri, in provincia di Messina".
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 9/17/2012
dalla nostra Daniela Bruzzone
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