Mario Primo Cavaleri
Conviti, ancelle in gonnelline bianche, ostriche& champagne: balletto di milioni e disgusto plateale. Non dei cittadini (che non contano) ma del presidente di una Regione, la quale se arriva a tanto dall’alto del suo scranno SPQR, peraltro autocontrollandosi in diretta tv, vuol dire che il fetore del lerciume ha ormai invaso ogni intercapedine dei Palazzi, da non poterne più.
L’altro ieri con il senatore Luigi Lusi, tesoriere della Margherita, di cui Francesco Rutelli si fidava fanciullescamente; poi Francesco Belsito, cassiere della Lega Nord scelto dal Senatur perché affidabilissimo del “cerchio magico”; ora il consigliere capogruppo Pdl Franco Fiorito, gran distributore di quattrini pubblici tra i colleghi alla Regione Lazio. Tre provenienze diverse, tre onorevoli maneggioni… identica versatilità miserabile, ovviamente non nel senso commiserevole ma proprio di bassezza morale. C’ è un unicum così spregevole che l’autorevole oligarca romana non ha resistito a denunciare sgomento e ripugnanza.
Nonostante assuefatti da tempo agli scandali, alle scelleratezze, agli sprechi oltre misura, ogni volta c’è un sussulto ulteriore, irrefrenabile: possibile che accada ancora; che dopo quanto si è visto si continui nel più dissoluto andazzo; che quando sembrava si fosse toccato il fondo, si scopre un punto ancora più basso e nauseabondo?
Poi si rimane increduli davanti alla stupefacente disinvoltura di chi, come Giorgia Meloni (diplomata dell’istituto alberghiero, ex ministro della gioventù con Berlusconi, la più giovane vice presidente della Camera, nel gotha del Pdl e prima di Alleanza nazionale)… si autoassolve. E con sé giustifica i vertici dei partiti. L’indignazione maggiore sta proprio qui: chi ruba è ladro, si sa; chi truffa è truffatore… ma chi ha selezionato il meglio di questi signori per circondarsene e farne delle persone cui affidare l’amministrazione dei quattrini pubblici, è incolpevole? Bene, la disarmante risposta di una Giorgia Meloni a un Bruno Vespa, financo lui indignato, qual è? < Mica possiamo fare il Dna dei candidati>.
Sorprendente?... No, eloquente per capire dove sta il marcio.
La verità, cara Meloni, è che dovreste vergognarvi a uscir di casa: ha ragione Renata Polverini, almeno su questo. Nella migliore delle ipotesi, a volervi dare ancora un po’ di credito, la conclusione è una sola, evidente nella sua lapalissiana banalità, senza bisogno di Dna: non sapevate, non avete capito quel che accadeva attorno a voi?
Delle due l’una: siete incapaci o incommensurabili stupidi. C’è una terza ipotesi ma appartiene ad altro piano di valutazione, la collusione: insomma il tacito avallo, perché in fondo tutto giova alla tenuta del sistema partito, quindi al consenso elettorale dunque alla gestione del potere.
A prescindere dalla malafede di quest’ultima opzione, non saprei quale delle altre due sia più grave. Certo che solo un imbecille non si accorge di essere derubato costantemente di fior di quattrini. Può accadere, ma sempre un imbecille rimane e dovrebbe, farsi da parte. Qualunque ad, in un’azienda privata , non potendolo licenziare, gli toglierebbe ogni responsabilità, restituendolo al ruolo più consono di inserviente.
Bene, in questa campagna elettorale siciliana, la prima importante dopo gli scandali a ripetizione attuali e del recente passato, non si farà il Dna ai candidati, anche se in tanti sanno molto di loro (come sapevano nel Lazio o in Lombardia ). Domanda: dovremo aspettarci altri arresti dopo i nove della legislatura uscente; e altri indagati dopo gli oltre trenta? E in tal evenienza, i capi partito che stanno definendo, nel chiuso di alcune stanze, gli assetti definitivi delle liste, se ne lavano già pilatescamente le mani?
Se le garanzie offerte sono quelle del Codice etico, meglio parlar d’altro. E’ parsa un’accurata cernita di reati per non escludere nessuno dei concorrenti. Infatti nessuno è stato escluso. Si ha timore a pronunziare l’unico termine che sarebbe dovuto: incensurati. Ecco la sola cosa seria: per candidarsi bisogna essere incensurati . Se non tutto il nucleo familiare, come per i carabinieri, che almeno sia il candidato a non presentare controindicazioni sull’idoneità morale. Ma solo a parlare di incensurati nei partiti si viene guardati come marziani o innocenti chierichetti. Infatti, a chiedere il certificato del casellario giudiziale scatterebbe una battaglia ad escludendum con pochissimi sopravvissuti.
Dunque illusorio, impossibile. Perché ormai è una continua partita a guardia e ladri; si gioca in due. Ai carabinieri si chiede tanto di curriculum perché devono fare le guardie; gli onorevoli …
I capipartito lo sanno, dai luogotenenti fino ai leader : sono loro gli intramontabili allenatori.
Lo sanno pure i cittadini che al bar si divertono a commentare: politici, tutti ladri! Solo che in molti pensavano di esagerare.
PS: abbiamo già chiesto che vengano resi pubblici i fondi gestiti dai vari gruppi parlamentari dell’Ars, sapere come hanno speso i quattrini. I capigruppo che hanno l’ardire di scrivere e-mail con l’invito “seguiteci su Twitter e Facebook” invece di tergiversare forniscano cifre. Ci rassicurino di non essere emuli del colleghi romani. Senza tentativi di spacciare l’olezzo per parfum di Cacharel e la popò per barolo delle langhe o cacao della Bolivia.
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 9/21/2012
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