Davide Cortese è uno scrittore e poeta eoliano, originario dell’Isola di Lipari, ma stabilitosi ora a Roma. La sua tesi di laurea, dalla facoltà di Lettere Moderne dell’Università degli Studi di Messina, ha come oggetto di studio proprio l’arcipelago delle Eolie, si intitola “Figure meravigliose nelle credenze popolari eoliane” ed è consultabile presso il Centro Studi di Lipari. La sua prima silloge poetica “ES” è stata pubblicata nel 1998 e ad essa sono seguite “Babylon Guest House” nel 2004, “Storie del bimbo ciliegia” nel 2008, “ANUDA” nel 2011, “Ossario” nel 2012 e “Madreperla” nel 2013. Davide Cortese è anche autore della raccolta di racconti “Ikebana degli attimi”, pubblicata nel 2005, e regista del cortometraggio “Mahara”, del 2004, premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di Eolie In Video e al Bracciano Film Festival nel 2013. La sua opera più recente è il romanzo “Tatoo Motel”, edito da Lepisma nel 2014 e presentato a Lipari il 3 gennaio 2015 presso il Centro Studi. Davide Cortese è poeta delle Eolie e per le Eolie. Le isole possono essere ritrovate all’interno delle sue sillogi, come protagoniste indiscusse di alcune sue poesie. Questa, ad esempio, è tratta da “Ossario”:
Finchè dura il sonno del mare nero
i due faraglioni raccontano alla luna
la storia udita da quel mercante d’ombre
che le nuvole bambine chiamano Sole.
Narrano alla luna di pomice
di un’isola di cui il sole s’è invaghito.
Le raccontano del suo cuore di fuoco
e della bocca di vulcano che scocca baci.
Il sole ne è folle, le dicono,
e guarda l’isola con bave di luce.
Nonostante Davide Cortese abbia lasciato l’arcipelago eoliano da diversi anni, quest’ultimo continua ad essere parte integrante della sua vita, una parte di sé che non lo lascerà mai. Anche in una sua poesia inedita ne sono evidenti i richiami:
Adesso ho il passo stanco di chi al crepuscolo
tornava lento dalle cave di pietra pomice
cedendo alla sera lo stupefatto candore
della bianca montagna ferita.
Capelli impolverati hanno i pensieri.
E dolorante di colpa è la vertebra
di chi ha portato addosso la luna.
“Alle mie Eolie, isole care alla bellezza. Alla mia gente, agli eoliani di ieri, di oggi e di domani. Agli isolani emigrati in Australia e in ogni angolo del mondo”. Questa, la dedica di “ANUDA”. Qual è il tuo rapporto con le Isole Eolie?
«Amo di un amore tragico le mie isole e la mia gente, le amo di un amore forte e inestinguibile. Torno alle Eolie tutte le volte che posso. I miei ricordi più belli sono legati indissolubilmente alla mia terra d’origine, terra meravigliosa a cui so che prima o poi farò definitivamente ritorno. Sono nato a Lipari, figlio di Carlo, quattropanaro, e di Gina, liparota, entrambi figli di eoliani e nipoti di eoliani. Sono un vero eoliano, insomma. E un fiero eoliano, anche. Reputo il nostro dialetto la mia lingua madre e la lingua degli affetti. Al dialetto eoliano ho voluto rendere omaggio con il video “ANUDA” scritto da me e diretto da Piero Oronzo nel 2013 (visibile in rete su Vimeo). Ho vissuto a Lipari, nella verde Quattropani, fino all’età di 29 anni. Tutto ciò che so della vita l’ho imparato alle Eolie: sulla mia isola ho conosciuto la bellezza, l’amore, il dolore, l’arte, la poesia. Le Eolie, la mia Lipari, il mare, costituiscono la mia identità. A Roma, dove vivo da dieci anni, sono addirittura diventato la mia isola: i miei amici più intimi della capitale mi chiamano affettuosamente “Lipari».
Come traspare questo tuo amore per le isole nelle tue opere?
«Tutta la mia scrittura è impregnata di luce eoliana. Le Eolie sono presenti nei miei versi anche quando non sono esplicitamente nominate, sono presenti nella conturbante natura a cui do spesso espressione in versi e in prosa, nella natura che è per me incessante fonte di ispirazione e di stupore. La mia idea di scrittura è avvolta da un’aura di mare, il mio mare, e intesa come viaggio mitico alla scoperta di se stessi».
di Francesca Zampaglione
Data notizia: 2/23/2015
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