La Lupa e la Sfinge

Tutta la cultura romana porta il segno di un rapporto intenso e secolare con quella egiziana. Anche sul Campidoglio il "Tevere" e il "Nilo" uniscono simbolicamente le due sponde e i leoni egizi accolgono i visitatori alla base della lunga scalinata. Nel rione Campo Marzio, dove ora sorgono i palazzi del Governo, il sottosuolo è ricco di reperti del tempio di Iside e verso il Quirinale si trova il Serapeo. Il Rinascimento si innamora degli antichi profeti e dei geroglifici. I Borgia fanno dipingere la storia del bue Api nelle loro Sale in Vaticano. Raffaello utilizza le sembianze di Artemide Efesia (ritenendola Iside) per decorare la volta della Stanza della Segnatura. A Roma rinascono gli studi sulla religione e sui riti e le vie dei pellegrini sono segnate dagli obelischi. E’ un amore importante quello tra Roma e l’Egitto. Nel Seicento Bernini crea la Fontana dei Fiumi, ma la passione per la cultura egizia si manifesta durante tutto il Settecento. Le opere esposte nella mostra "La lupa e la sfinge. Roma e l'Egitto dalla storia al mito", in corso a Castel Sant'Angelo fino al 9 novembre, documentano l'ampio arco cronologico che va dal I secolo a.C. sino alla Età dei Lumi, durante il quale l'Egitto da "storia" diventa mito e da "Egittomania" si trasforma in "Egittofilia". L'esposizione, particolarmente ricca di sculture, perché di pietra fu la civiltà nilotica, si apre con il tema della "doppia immagine", egizia e classica, in cui si fecero raffigurare, imitando Alessandro Magno, gli imperatori romani. I busti e le statue di Nerone e di Domiziano e del giovane Antinoo rappresentano questa singolare iconografia. Il percorso della mostra si sviluppa con l'esposizione di numerose testimonianze che documentano, durante i vari secoli, il rapporto intenso e particolare di Roma con l'Egitto fino ad arrivare al Settecento, secolo dei Lumi, che viene documentato dalle incisioni di Piranesi tratte dall'opera "Diverse maniere di decorare i camini..." in cui si attesta la diffusione dell'"Egittomania". La mostra offre l'occasione di ammirare reperti ed opere provenienti dalla Collezione Borgiana da Napoli con antichissimi pezzi dal 2700 a.C. (III Dinastia), come la cosiddetta "Dama di Napoli", sino ad alcuni più recenti, tra cui alcuni curiosi falsi settecenteschi. L'esposizione si conclude con la ricostruzione della sala egizia della Galleria Borghese, la più nota tra le molte realizzate nel Settecento, presente in mostra con tre interessanti tele di Tommaso Conca, dipinte per il principe Marcantonio Borghese, e due statue di Antoine-Guillaume Grandjacquet, provenienti dal Louvre, espressioni di un singolare gusto neoclassico. Al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo fino al 9 novembre.

, a cura di Daniela Bruzzone

Data notizia: 9/15/2008

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