L'indimenticabile Oriana Fallaci

L'indimenticabile Oriana Fallaci Un cappello pieno di ciliegie, edito da Rizzoli, è il romanzo postumo di Oriana Fallaci, in cui la scrittrice ricostruisce l’epopea della propria famiglia. Una vera e propria saga familiare che copre gli anni tra il 1773 e il 1889. La Fallaci, con la sua consueta penna abilissima, ripercorre la storia dei propri avi, uomini e donne comuni, e ce li racconta attraverso le loro sofferenze con l’intento di tramandarne la memoria. All’Alieno, come lei chiamava il cancro che se l’è portata via, Oriana dava del “tu”. Forse così le incuteva meno paura, forse così le pareva di sfidarlo e di tenergli testa. E non poteva essere diversamente per una donna fiera e appassionata come la Fallaci, che ha vissuto il mestiere di giornalista quasi fosse un’avventura e insieme un’esigenza interiore, tanto da farle dichiarare “Io non mi sento, né riuscirò mai a sentirmi, un freddo registratore di quel che ascolto e vedo. Su ogni esperienza professionale lascio brandelli d’anima”. Oltre che giornalista Oriana si sentiva una storica :”Quale altro mestiere ti permette di scrivere la storia nell’attimo stesso del suo divenire e anche d’esserne il testimone diretto?” E così si ritrova ad interrogare gli uomini più potenti della terra (da Henry Kissinger a Indira Gandhi, dall’imperatore d’Etiopia allo scià di Persia da Golda Meir ad Arafat, da Gheddafi a Khomeini, dal generale Giap a Pietro Nenni); mai timida, sempre provocatoria e polemica, Oriana cerca di mostrarceli per quello che sono e non per quello che dicono di essere, spinta da un’indomabile curiosità e da una forte determinazione. Una donna spigolosa Oriana, aspra, dal carattere duro e verace, caparbia come tutti i Toscani, coraggiosa come poche donne dei nostri tempi. La Fallaci era una di quelle che non sentono ragioni, che tirano dritto per la propria strada alla ricerca di risposte, di testimonianze, di verità. Sin da giovanissima, dopo aver combattuto accanto al padre Edoardo contro i nazisti (nel 1943 Oriana ha appena 13 anni!) comincia a scrivere su un giornale locale e immediatamente manifesta un innato talento. In seguito approda all’Europeo che ben presto diviene la sua casa giornalistica; sarà corrispondente di guerra in Vietnam, nella guerra indo-pakistana, in Sud-America, in Medio-oriente. “Niente e così sia”, pubblicato nel 1969, nasce proprio dalla sua esperienza in Vietnam: è la cronaca lucida e appassionata di quella che Oriana ebbe a definire “una sanguinosa follia”. Poi arrivano i romanzi autobiografici “Lettera a un bambino mai nato”(1975) e “Un uomo” (1979), che vengono tradotti in ben 30 paesi e rendono la Fallaci un fenomeno letterario planetario. Entrambi i libri sono frutto di una forte carica emozionale: il primo è un lungo monologo, delicato e intimistico, su una maternità che non si compie; Un uomo è il racconto romanzato del grande amore della sua vita, quello per Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca alla dittatura dei colonnelli, ucciso in un apparente incidente stradale. Oriana sviscera il suo amore intenso, estremo ed assoluto per Alekos, quell’uomo coraggioso che non smetterà mai di amare. Oriana non amava le sfumature era estrema in ogni sua posizione, in ogni suo scritto, narcisista e irriverente; ma sotto la corazza, confida chi la conosceva bene, era timidissima e persino insicura. Oriana aveva la bellezza delle donne incazzate, che ruggiscono e se ne fregano se sei più forte (celebre l’episodio in cui mentre intervistava Khomeini gettò il chador per terra) ed era questo uno dei tanti motivi che ne alimentavano il fascino e la rendevano un personaggio unico nel suo genere. L’ultima fase della sua vita, quella che ha suscitato maggiori polemiche, è stata dedicata, malgrado l’incalzare della malattia, alla trilogia costituita dai pamphlet La rabbia e l’orgoglio, La forza della ragione, L’apocalisse- Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci. I tre testi, nati all’indomani dell’11 settembre, hanno la forza dell’invettiva pura e seppure talora risultano esasperati nel loro anti-islamismo, hanno interpretato la rabbia di tanti lettori e ne hanno difeso l’orgoglio; Oriana, che oramai considerava New York sua seconda patria, ha vissuto l’esperienza delle Torri gemelle come un attacco al cuore della civiltà occidentale e si è incaricata di farsi portavoce dei valori e dei diritti della parte di mondo in cui è nata. Oriana condanna e inveisce duramente e si sa che non è la strada migliore per superare i conflitti, ma le va perdonato anche questo. Chi ha vissuto in prima linea, chi è sceso in campo, chi ha toccato con mano il dolore e si è scontrato a viso scoperto con la morte ha il sacrosanto diritto di esprimere le proprie idee. Che siano condivisibili o meno le parole della Fallaci sono sempre stato frutto di azione e pensiero, di esperienza e studio. Mai di compromessi. Mai sgorgate oltre il freddo schermo di un computer per vendere un libro o conquistarsi un posto in prima pagina. Oriana credeva. Oriana combatteva. Ecco perché le sue parole avranno sempre un gusto diverso, ecco perché continuano a colpirci tutti. Indistintamente. Estimatori e detrattori. Amici e nemici. Oriana resta un punto fermo del mondo della cultura, un esempio intellettuale e un impagabile modello per ogni donna fiera e libera.

, a cura di Brunella Farina

Data notizia: 11/3/2008

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