L'editoriale di Michele Giacomantonio a Teleisole:
Abbiamo letto la lettera di una ragazza di Lipari, inviata a Eolnet, che esprime le sue critiche, rivolgendosi al Sindaco, e poi si firma col nome e cognome. In un’isola in cui l’emblema sembra essere sempre più quello delle famose tre scimmiette : “non vedo, non sento e non parlo” anche se tutti si lamentano, se tutti hanno qualcosa da dire, ma per carità, nell’anonimato…, fa veramente bene leggere una lettera come quella di Mariangela Andaloro. Non per le cose che dice che sono purtroppo deprimenti, ma per il coraggio civile che dimostra. Io non so se Lipari ha toccato il fondo. Bisogna sempre rifuggire da assolutizzazioni anche perché poi si scopre che dopo un fondo ne esiste sempre un altro. Ma si può certamente dire che la situazione è divenuta gravissima fra legalità calpestate, abusivismi dilaganti, caos e confusione, degrado disseminato in ogni dove. Ci sono responsabilità nella classe dirigente ma c’è anche la responsabilità dei cittadini. Quella che mi fa più paura è l’acquiescenza: la responsabilità di chi vede e tace perché ha una trasgressione da farsi condonare o rimane in attesa di un favore da farsi fare. C’è tanto bisogno e quindi bisogna chinare la testa. Mi hanno raccontato - ma spero che non sia vero e che possa essere subito smentito - che al famoso concorso per i cinque vigili urbani trimestrali ( il secondo perché del primo non si conosce ancora l’esito) quando è uscita la graduatoria ed i vincitori sono andati per scegliere la sede, il primo sarebbe voluto andare a Vulcano perché era la sede più vicina. Ma gli è stato risposto che questa era già occupata e che per lui c’era disponibile la sede di Panarea. “Ma come è possibile che l’abbia scelto qualcuno se sono il primo in graduatoria e spetterebbe a me scegliere per primo”. “Perché è andato ad un candidato cha abita a Vulcano”. Ripeto, non so se questo aneddoto corrisponda al vero e non so nemmeno che cosa abbia fatto poi il nostro candidato, non so se abbia protestato o si sia “adattato” perché non conviene mai fare troppo clamore e passare per uno che fa sempre storie. Così al tempo di Renzo Travaglino e così nelle Eolie di oggi. Ma se fosse vero ci sarebbe da riflettere. Perché il famoso bando, se non vado errato, non diceva che la selezione riguardava le isole minori, né tantomeno che erano avvantaggiati i residenti nelle singole isole. Il bando era generico, diceva che i vigili potevano essere utilizzati “in tutte le isole senza alcun onere per la gestione del Funzionario delegato”. Se non vado errato , che dovevano essere inviati ciascuno in un’isola salvo Lipari, lo si seppe qualche giorno prima della prova ma anche allora non si parlò di particolare attenzione per chi risiedeva in un’isola. Ma tutto quello che non viene previsto nel bando e poi lasciato alla discrezionalità dell’esecutivo finisce con inficiare la trasparenza dell’atto stesso. Come è stata una mancanza di trasparenza ed anche di rispetto nei confronti dei cittadini partecipanti, non avere spiegato che fine abbia fatto il primo concorso per cinque vigili trimestrali indetto a giugno e di cui non si è saluto più l’esito. Problemi piccoli? Forse, ma problemi che qualificano la nostra comunità e creano un rapporto fra cittadini ed amministratori che non è democratico ma piuttosto quello fra il monarca ed il suddito. “I manovratori - ha scritto Lino Natoli - reclamano il loro potere assoluto di fare e disfare senza dover rendere conto a nessuno. Insofferenti a qualsiasi critica, vedono nemici e complotti dappertutto. Anche la segnalazione di un minuscolo problema diviene una provocazione… Anche se sono diventati particolarmente nervosi e non si controllano più. Il rischio non è che ci portino a sbattere contro qualche muro, ormai lo sfascio è fatto, il vero dramma è che stiamo precipitando tutti nel ridicolo”. Ebbene io ritengo che bisogna tornare a protestare anche per un piccolo abuso. Ho paura delle società remissive. E bisogna protestare certamente per l’abuso che viene fatto a me ma anche per quello che viene fatto al mio vicino e magari anche a chi non è proprio amico mio e mi è pure antipatico. Ricordo una poesia di Bertold Brecht, grande drammaturgo tedesco, scrisse riferendosi al periodo nazista:
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare”.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 8/21/2009
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