Prospettive e disagio giovanile

Prospettive e disagio giovanile Riceviamo da Samuele Amendola e pubblichiamo: Il termine “educare” letteralmente significa “tirar fuori”, tirare fuori dal ”soggetto” le sue capacità, i suoi sogni le sue aspettative e renderlo in grado di realizzare il proprio “progetto di vita”. Affinchè questo processo si svolga in maniera regolare è necessario che il “giovane” sia accompagnato, aiutato. Ha bisogno di avere accanto figure che sappiano “stare con lui”, figure di riferimento capaci di comprendere senza giudicare, capaci di fornire un orizzonte di valori che possa consentire il pieno sviluppo individuale e delle proprie potenzialità. Leggendo attentamente quanto scritto dall’ex Assessore, l’avvocato Maggiore, relativamente agli interventi predisposti nel Piano di Zona per i Servizi Sociali, in riferimento alla questione del disagio giovanile, mi sono accorto che talune cose importanti sono state fatte. Vari progetti, tra cui l’istituzione di un Centro Socio Educativo nell’isola di Lipari 8 progettato ma non ancora realizzato ), mi sembra senza alcun dubbio un notevole passo in avanti, una vera svolta. Certo, la sua istituzione di per sé non è risolutiva, ma le iniziative che ad esso potrebbero essere correlate, consentirebbero ai ragazzi, ai giovani di queste isole, di alzare un pò la testa e di poter guardare al futuro con maggiore positività, in quanto aiutati da persone competenti a creare un proprio progetto di vita. E' difficile, stante l'attuale situazione, essere ottimisti relativamente al compimento di questi progetti e soprattutto immaginare un regolare svolgimento dei bandi, selezioni, assegnazioni e gestione delle varie iniziative: ecco perché i giovani sono sfiduciati. E' verò che l'ozio e la noia dovuti alla assoluta assenza di iniziative comunali atte a coinvolgere gli adolescenti e i giovani in attività che possano costituire un’alternativa alla semplice “passeggiata sul corso”, al non fare niente, al non sentirsi presi in considerazione, al non intravedere reali possibilità per il proprio futuro, costituiscono le principali cause di disagio. Accanto a questo però, bisogna collocare la quasi totale assenza di figure di riferimento e d’esempio che dovrebbero essere riscontrate negli adulti. In una comunità dove ciascuno pensa a coltivare il proprio orticello e dove ognuno cerca di non pestare i piedi all’altro, anche quando l’altro di fatto non agisce rispettando le regole e spesso le leggi. Con esempi pessimi all’interno degli organi di amministrazione e di rappresentazione che dovrebbero garantire il futuro dei giovani di queste isole. Vige a mio parere una situazione di totale abbandono e di mancanza di programmazione, non esiste una politica giovanile, un progetto che possa rappresentare una valida speranza per i ragazzi di queste isole. Assenza di progettualità in chi amministra, assenza di progettualità tra gli adulti, non può che tradursi in un futuro negato ai giovani. Ma forse questo conviene ai nostri amministratori?! Perché un giovane senza futuro, con poche speranze, con innegabili limiti dal punto di vista della formazione e dell’istruzione, in difficoltà a realizzare le proprie aspirazioni è più facilmente ricattabile. E’ senza dubbio più semplice per chi punta solo ed esclusivamente a raggiungere il potere e le poltrone, se i giovani possono essere illusi con questo o quel miraggio in cambio di un voto. Giovani ben istruiti, pienamente realizzati, con iniziative ed opportunità, fanno paura a chi ci amministra. Ed allora perché preoccuparsi del disagio che serpeggia tra i nostri ragazzi?! ...Meglio così, porteranno voti in futuro. Il sociale a Lipari è rappresentato solo dalle iniziative di gruppi di cittadini, di ragazzi che si associano e cercano, attraverso l’arte o lo sport, di coinvolgere, di accompagnare e di educare. La scuola fa ciò che può, ma da sola non riesce a seguire prima i bambini e poi i ragazzi, nel corso della loro formazione personale. Il risultato di tale situazione e l’abbandono di queste isole, da parte della maggioranza dei nostri giovani, che una volta trasferiti altrove, molto difficilmente torneranno; perché mai dovrebbero farlo, perché ripiombare in questa situazione?! Non possiamo negare che tutto questo però non sia imputabile solo ed esclusivamente alla politica. Un ruolo determinante svolgono le famiglie, il bisogno di essere compresi, ascoltati, amati all’interno dell’ambiente familiare. Ed allora il problema diventa più generale e si estende oltre l’orizzonte che delimita il nostro splendido mare. Le condizioni esterne sono lo sfondo, ma il rischio reale che il disagio si trasformi in disadattamento, sta dentro ciascuna di queste giovani vite. Samuele Amendola.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 9/23/2009

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