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Palermo- Oggi via all’esame di bilancio e finanziaria, domani l’aula discuterà la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, presentata dalle opposizioni di centrosinistra. Comunque andranno le cose (anche se è molto improbabile che Sala d’Ercole approvi la sfiducia a Cuffaro), venerdì riprenderà i dibattito su bilancio e finanziaria. Questa, per grandi linee, la decisione della conferenza dei capigruppo andata in scena ieri sera. La discussione sulla mozione di sfiducia a Cuffaro coincide con la seduta del Senato nel corso della quale il presidente del Consiglio, Romano Prodi, tenterà di sopravvivere con la fiducia dell’aula di Palazzo Madama. Cuffaro, come già accennato, non dovrebbe avere problemi, visto che a Sala d’Ercole la maggioranza di centrodestra dovrebbe confermargli la fiducia. Non altrettanto si può dire per Prodi, che invece è in bilico. Attualmente, con il passaggio dell’Udeur all’opposizione, il governo Prodi può contare su 155 voti contro i 159 dell’opposizione di centrodestra. Il presidente del Consiglio dovrebbe incassare il “sì” di cinque senatori a vita e andare a quota 160. Degli altri due senatori a vita, si sa che Francesco Cossiga dovrebbe votare contro il governo. Dunque 160 a 160. Aghi della bilancia, il senatore Pininfarina e il senatore Pallaro. Sempre che i tre senatori che fanno riferimento a Lamberto Dini votino per Prodi. Il governo nazionale ha però uno strumento: il pronunciamento sulla sospensione di Cuffaro dalla presidenza della Regione Siciliana. Il provvedimento si annuncia controverso. Già ieri il professore Salvatore Reimondi, ordinario di diritto amministrativo all’Università di Palermo, leggi alla mano, ha spiegato che la sospensione dell’attuale presidente della Regione non è una strada percorribile. Ma a Roma – soprattutto se il governo Prodi dovesse cadere al Senato – non si esclude una forzatura. Se ciò si dovesse verificare, Cuffaro verrebbe sospeso da deputato regionale. A questo punto si aprirebbe uno scenario inedito. Vediamo il perché. Cuffaro è deputato regionale non in quanto eletto come tale, ma in quanto presidente della Regione eletto dal popolo: e, da presidente, fa parte dell’Assemblea regionale siciliana. Se dovesse essere sospeso gli scenari potrebbero essere i seguenti. In primo luogo, il presidente Cuffaro si dovrebbe rivolgere al Tar (Tribunale amministrativo regionale) per chiedere intanto la sospensione del provvedimento eventualmente adottato dal governo nazionale; poi lo stesso Tar dovrebbe entrare nel merito della questione e decidere se il governo nazionale (e precisamente il ministro degli Interni) può sospenderlo dalla funzione di deputato in base alle attuali norme. Anche se sospeso dalla funzione di parlamentare regionale, Cuffaro resterebbe presidente della Regione con il solo obbligo di non recarsi a Sala d’Ercole. Al suo posto, in aula, dovrebbe andare il vice presidente della Regione, Lino Leanza. In pratica, non si andrebbe allo scioglimento anticipato dell’Ars. E’ ovvio che la questione non si chiuderebbe qui, perché un’eventuale forzatura da parte di Roma vulnererebbe la figura del presidente della Regione nei suoi rapporti con lo Stato. Ciò renderebbe difficili (ammesso che siano mai stati facili) i rapporti tra lo Stato e la Regione Siciliana. In ogni caso, della questione verrebbe investita anche la Corte Costituzionale.
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, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/23/2008
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