Mottola:consiglio comunale

Ospedale Umberto I, al centro di un Consiglio monotematico, nella serata del 2 novembre, che ha visto la presenza di un folto pubblico di cittadini, non sempre in grado di trattenere il proprio dissenso. Presenti anche il direttore generale dell’Asl TA/1 Domenico Colasanto ed i consiglieri regionale Pietro Lospinuso (PdL) e Paolo Costantino (Pd). Un film già visto e rivisto? A tratti sì, visto che, anziché approfittare della presenza del dott. Colasanto per avere chiarimenti tecnici sul futuro della riabilitazione dell’Umberto I, i consiglieri si sono affannati a ripercorrere le tappe della storia del nosocomio, ormai nota a tutti e, quindi, evitabile, a denunciare ritardi e responsabilità. Per buona parte del Consiglio, si è parlato di quanto fatto o non fatto da Fitto in materia di sanità e di quanto promesso e realizzato o non attuato da Vendola. Solo alla fine, quando, però, Colasanto era già andato via, la discussione si è focalizzata sul ospedale mottolese. Al sindaco Giovanni Quero il compito di ricordare che si è sempre puntato sulla contestualità: “Interruzione dei servizi previsti per l’ospedale per acuti solo con l’attivazione contestuale della riabilitazione. I servizi erogati inizialmente, quali quello di endoscopia, di radiologia con medico radiologo reperibile H24, di cardiologia con cardiologo reperibile H24, quello del centro materno infantile, dell’anestesista, della sala operatoria, che funzionava in day surgery, sono stati via via eliminati. Era stato garantito – come, poi, ribadito anche dall’assessore al ramo Antonio Ciarella - anche il servizio 118 medicalizzato tutti i giorni, ma così non è stato. Sappiamo che il Piano Attuativo Locale (Pal) prevede per Mottola la riabilitazione, ma sino a quando non verrà attuata, chiediamo il ripristino dei servizi essenziali, che l’Umberto I vantava nel 2004”. “Ma che significa manteniamo, comunque, qualche servizio – ha poi risposto il dott. Colasanto -. Questo è un surrogare una struttura, che non è più luogo di terapia per acuti e, come tale, non è più nemmeno possibile, da un punto di vista giuridico e medico – legale, che abbia ancora un’attività di day surgery. Il problema nasce da una deficienza storica di tale regione, perché non si è mai fatto un piano di una rete territoriale dei servizi diagnostici alternativi alla rete ospedaliera, che, insieme ad una necessaria razionalizzazione ospedaliera, abbiamo, invece, cercato di mettere in campo con il Piano Attuativo Locale. E, nell’ambito del Pal della nostra provincia - ha ribadito Colasanto - Mottola ha avuto la stessa attenzione, in termini di servizi, delle altre realtà comunali, con il vantaggio che, avendo una struttura di riabilitazione comunque ospedaliera, sarà ripristinata la postazione di pronto soccorso, come previsto dalla legge regionale. Ma sino, ad allora, attenzione a non fare confusione: il punto di primo intervento è cosa ben diversa dal pronto soccorso; è solo funzionale al 118 e serve solo per la stabilizzazione del paziente”. Poi, tutta una serie di interventi polemici: Piero Palagiano (PdL) si è auspicato che, mettendo al bando le politiche personalistiche, senza strumentalizzare, si faccia fronte comune. Luigi Pinto (Pd) ha ribadito come sia essenziale che il punto di primo intervento abbia la disponibilità del medico H24. E, poi, una critica a quel personale, che, a dispetto della correttezza professionale, assume atteggiamenti politicizzati anche in ospedale. Angelo Lattarulo (PdL) ha ribadito come, “a pochi mesi dalla scadenza del mandato regionale, si è ancora di fronte a quelle promesse che permisero a Vendola e ai suoi di vincere le Regionali. Ed, oggi, si continua ancora a parlare di Fitto e non di Vendola”. Un concetto, questo, ribadito più tardi anche dal consigliere Lospinuso, che ha ricordato come “per realizzare i Pal occorrano le risorse. E, secondo la Corte dei Conti, la Regione Puglia oggi ha un buco di 2 miliardi e 600 milioni di euro, nonostante l’aumento della pressione fiscale a carico dei cittadini pugliesi. Peraltro, la provincia di Taranto continua ad essere ancora la cenerentola della Regione; le sono state destinate 15 milioni di euro per l’infrastrutturazione sanitaria, a fronte dei 115 milioni destinati alla Provincia di Lecce”. Poi la parola è stata presa da Fernando Sogari (Pd), che ha puntualizzato come oggi “si stia pagando il prezzo di due azioni discutibili di Fitto: la pre - intesa con la sanità privata, che, in pieno periodo elettorale tucur, in provincia di Taranto, destinava tutta la sanità e la riabilitazione ai privati; l’esentare la sanità pugliese dagli obblighi dell’urgenza”. Da Giovanni D’Onghia (Udc), l’auspicio che termini quel teatrino della politica, che, sull’ospedale, dura da ormai dieci anni. Franco Gentile (Rifondazione Mottola) ha ribadito come “di certo, il governo Vendola non abbia rispettato i tempi per l’approvazione del nuovo piano sanitario; ma, mentre il piano Fitto fu catapultato dall’alto senza partecipazione, quello di Vendola è stato condiviso e partecipato. Quanto a Mottola, l’unica certezza è che l’ospedale non chiuderà”. A difendere Vendola dalle accuse mossegli, ci ha pensato anche Costantino, che ha fatto la differenza tra i due piani della salute e tracciato un excursus su quanto l’attuale governo regionale ha realizzato in materia di sanità. Poi, il riferimento al nosocomio mottolese: “Il Pal sarà approvato entro la fine dell’anno; il ritardo è dipeso dal fatto che, su emendamento dell’opposizione presentato in Consiglio Regionale, si è deciso che i Pal fossero approvati tutti contemporaneamente dalla giunta. Quanto a Mottola avrà la sua riabilitazione; bisogna solo adoperarsi perché arrivi quanto prima”. Alla fine del Consiglio, è stato dato mandato ai capigruppo di stilare un documento da inviare alla Direzione Generale dell’Asl, per il mantenimento dei servizi, che l’Umberto I aveva inizialmente.

, a cura di Alfredo Gennaro D'Agata

Data notizia: 11/4/2009

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