Pro e contro sulla linea Pd di apertura

Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO I lavori dell'Ars riprenderanno mercoledì 13 e solo in quella sede sarà possibile verificare lo stato di salute del Lombardo-ter. Gli attacchi più duri dopo l'uscita del Pdl dalla maggioranza, provengono dall'interno del Pd, i cui vertici però si sono dichiarati favorevoli all'avvio della stagione delle riforme, mentre c'è chi sta raccogliendo firme per dimostrare la contrarietà della base. Nel mirino delle dichiarazioni di ieri la cena di fine anno a Messina su iniziativa dell'ex segretario regionale del Pd Francantonio Genovese, alla quale hanno partecipato alcuni deputati del Pd della Sicilia orientale, il neo assessore regionale Mario Centorrino e lo stesso presidente della Regione Raffaele Lombardo, presente a Messina per altri impegni nella qualità di commissario per il dopo alluvione. A quanti nel Pd hanno intravisto accordi sottobanco al di là delle annunciate riforme ha replicato ieri l'on Filipo Panarello: «I siciliani sono più interessati a un parlamento in grado di varare leggi e riforme che incidano sul sostegno all'economia, sulla questione dei rifiuti o sulla drammatica situazione occupazionale, che ad una cena privata di fine anno. C'è un evidente tentativo - ha aggiunto - di sporcare quello che il Pd, con fatica, sta tentando di fare, cioè avviare un percorso in grado di dare alla Sicilia le riforme attese da anni. Ed è amaro constatare - ha concluso - come gli attacchi più duri provengano proprio dall'interno del partito: strumentalizzare una cena, come qualcuno sta tentando di fare, mi sembra un modo pretestuoso per dividere il Pd in un momento nel quale, più che mai, servirebbe unità». «In Sicilia - ha incalzato il deputato trapanese Baldo Gucciardi - si è aperta una fase nuova, delicata e importantissima, nella quale abbiamo il dovere di dimostrare senso di responsabilità rispetto alle emergenze quotidiane della nostra regione. Di fronte al compito che ci attende - ha detto ancora Gucciardi - trovo davvero inutile avvitarsi in polemiche vuote e prive di alcun fondamento che investono il nostro partito: il Pd è chiamato a essere protagonista nella stagione delle riforme: chi vuol perdere tempo strumentalizzando episodi di nessun conto, lo faccia pure. Sappia, però, che ai siciliani non importa nulla di queste vuote polemiche». Per il deputato Miguel Donegani, uno dei quattro deputati del Pd dichiaratamente per l'opposizione dura, invece, si corre il «rischio di screditare ulteriormente la politica agli occhi dei siciliani sempre più disgustati da scenari che giungono a rasentare il grottesco, come le notizie di "cene amicali" in cui si discute allegramente su come sistemare al meglio amici e propri fidati all'interno degli staff». Donegani fa poi i «complimenti al presidente Lombardo per essere riuscito nell'impervia impresa di mettere d'accordo chi diceva peste e corna l'uno dell'altro, come nel caso di Genovese e Cracolici con il primo, solo per fare un esempio, che fino a pochi mesi fa accusava il secondo di "inciuciare" con il governo isolano». Contro Lombardo, anche il leader di Idv, Antonio di Pietro che, in caso di elezioni anticipate, questa volta dovrebbe superare lo sbarramento del cinque per cento: «Il voto degli elettori - ha detto - va rispettato. Qui in Sicilia con il Lombardo ter si è consumato un tradimento perché usare il voto ricevuto per appoggiare una coalizione diversa da quella in cui si è stati eletti mi sembra una cosa deplorevole ed umiliante». «Tre mesi fa - ha subito replicato il capogruppo del Mpa alla Camera Carmelo Lo Monte - Antonio Di Pietro ha dichiarato pubblicamente - nessuno glielo aveva chiesto - di apprezzare l'operato del governo regionale siciliano guidato da Lombardo. Forse pensava di vendere l'anima al diavolo, ma nessuno gli ha fatto un'offerta. Ecco perché, tre mesi dopo, quando le stesse considerazioni le fa ufficialmente il partito democratico, il buon Di Pietro invoca il ritorno alle urne. Il movimento di Di Pietro, alle scorse regionali - ha ricordato Lo Monte - non ha superato il 5%. E' rimasto fuori dall'assemblea regionale e da tutti gli equilibri politici siciliani.Adesso, pur di ritagliarsii un ruolo e uno spazio arriva perfino a smentirsi da solo».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/9/2010

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