Lombardo, complotto di menti raffinatissime

Lombardo, complotto di menti raffinatissime Gazzetta del Sud Michele Cimino PALERMO Lombardo ha parlato. Parole come pietre, le sue, che non si perderanno nel vuoto della memoria di quanti sono adusi a dare scarso valore ai discorsi dei politici, solitamente impegnati nella ricerca del consenso. Chi si attendeva che il presidente della Regione Raffaele Lombardo, intervenendo a Sala d'Ercole sulla vicenda che lo vede coinvolto nell'indagine su mafia e politica della procura catanese avrebbe snocciolato i nomi dei politici che fanno affari con la mafia, ci è rimasto male. I nomi proferiti in aula sono gli stessi anticipati ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera: l'ex assessore Pdl al Comune di Paternò Carmelo Frisenna, sotto processo per mafia, considerato il "porta-pizzini" di Angelo Santapaola, fratello del boss catanese Nitto Santapaola, nonché reggente della cosca; il senatore del Pdl Pino Firrarello, suocero del co-coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castglione e promotore del celeberrimo "patto del pistacchio", culminato nell'incontro a Bronte, dove è sindaco, con alcuni esponenti di primo piano del Pdl e dell'Udc, per far cadere il governo Lombardo, spezzando l'alleanza con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Micciché; il deputato catanese del Pdl Salvo Torrisi. "I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi - ha testualmente affermato - sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo". La relazione riguarda la costruzione dei termovalorizzatori, definita la più grande delle operazioni finanziarie mai tentata in Sicilia e, in particolare il progettato termovalorizzatore di Paternò, "dove doveva nascere la società Altecoen, che faceva capo al capomafia della Sicilia orientale", Nitto Santapaola. "Basterà - ha aggiunto Lombardo - accertare proprietà, passaggi proprietari e valori di vendita, con nomi e cognomi, che sono scritti sulle carte, dove ci sono anche le contrade e le discariche più o meno abusive. Lì si costruivano mattoni confezionati da argille contaminate. E' tutto nella relazione che abbiamo consegnato alla Procura". Il suo intervento si è, però, in particolare concentrato sulla "aggressione mediatica" subita il 29 marzo scorso con la pubblicazione della notizia del suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla mafia catanese, "congegnata da menti raffinate", che Lombardo non ha esitato a definire "una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi", sottolineando per due volte "di non avere ricevuto a tutt'oggi neppure un avviso di garanzia". "Può apparire incredibile - ha detto - che per una vicenda giudiziaria che investe il presidente della Regione e che mette a repentaglio la sopravvivenza del governo che presiedo e dell'Ars, chi vi parla non abbia a tutt'oggi ricevuto neppure un avviso di garanzia". Fuori dall'aula, nel corso di una improvvisata conferenza stampa, parlando dei "mandanti politici" che vorrebbero abbattere il suo governo, Lombardo ha precisato che "spetta alla magistratura individuarli". "Colgo l'occasione - ha aggiunto - per ribadire al governo nazionale che le intercettazioni non vanno eliminate". Sollecitato dai giornalisti a fare i nomi dei suoi nemici, ha replicato: "Ne ho fatti tanti, troppi". E, comunque, ha ricordato che "il mandatario elettorale del senatore del Pd, Enzo Bianco (il suo più duro oppositore all'interno del Pd, ndr) risulta che sia diventato l'amministratore unico di una società di Catania, la Publiservizi". "Queste sono le informazioni che mi hanno fornito - ha aggiunto - e che tutti sono in grado di potere verificare". Poco prima, in aula, spiegando il perché dell'aggressione subita ha ricordato che per gli ascari del malaffare e per i mafiosi, "un governo autonomista è una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi, per loro è una questione di sopravvivenza". "Quella che stiamo mettendo in atto - ha aggiunto - è una vera rivoluzione che fa paura a molti, stiamo sovvertendo secoli di saccheggi". A suo giudizio, infatti, "l'obiettivo finale di questa fuga di notizie è ripristinare un passato, che i siciliani pensano vada archiviato". "La Sicilia - ha concluso, con un lungo applauso dell'aula - se saremo forti e non ci faremo intimidire dai sicari, ha il diritto di vincere e noi di servirla, costi quel che costi". "Ho sentito il discorso di un politico - ha commentato il capogruppo del Pd Antonello Cracolici dalla tribuna parlamentare - che difende con orgoglio l' operato e la sua onorabilità. Dobbiamo verificare se ci sono le condizioni perché si possano realmente realizzare le riforme auspicate. Ci batteremo perché la Sicilia cambi". Comunque, ha precisato, "se dovesse arrivare un rinvio a giudizio per Lombardo, dovremmo separare il suo legittimo diritto a difendersi dall'interesse complessivo della Sicilia. In quel caso bisognerebbe separare le due strade, non potremmo rivivere lo stesso film vissuto con Cuffaro, non potremmo accettare di trascinare per la seconda volta la Sicilia in una vicenda giudiziaria". Nel corso dell'intervento Cracolici, parlando dei termovalorizzatori del vecchio piano rifiuti, ha anche rivelato che "nello stesso giorno e dallo stesso notaio si sono costituite quattro Ati (Associazioni temporanee d'imprese) apparentemente estranee tra loro, per partecipare a quattro gare per i quattro termovalorizzatori. Le quattro Ati hanno poi vinto le gare. Ecco, quello dei termovalorizzatori era l'affare del secolo". Un "affare" da sei miliardi di euro che non si potrà più fare. Di tenore decisamente opposto l'intervento del capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini, secondo cui "il parlamento è stato offeso dal presidente della Regione". "Per la terza volta in questa aula - ha spiegato - abbiamo assistito all'invocazione di un complotto con un livore universale. Mi sarei aspettato dopo la pubblicazione di certe notizie un sentimento autocritico, per tranciare determinati comportamenti. L'idea del complotto non convince nessuno". "Ho l'impressione - ha incalzato il capogruppo dell'Udc Rudy Maira - che questo dibattito sulle dichiarazioni del presidente Lombardo sia diventato un modo per pulire l'anima a quella parte del Pd che vuole entrare in giunta o l'elemento tranquillizzante per i magistrati e i tecnici di area Pd che fanno parte del governo". "Era necessario che il mio capogruppo, il capogruppo dell'Udc - ha immediatamente replicato Totò Cintola, anche lui Udc - tacesse. Prima di parlare avrebbe dovuto riunire il gruppo e non l'ha fatto. Ci spieghi piuttosto come ha speso i fondi del gruppo". Scontenta dell'intervento di Lombardo, perché "ha tradito il mandato elettorale", rompendo con Pdl e Udc, l'ex Mpa Mariianna Caronia. Di contro, decisamente favorevoli, con l'invito a portare avanti le riforme, gli interventi di Giulia Adamo (Pdl-Sicilia), Francesco Musotto (Mpa) e Mario Bonomo (ApI).

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/14/2010

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