Riceviamo da Giovanni Giardina e pubblichiamo:
Una poesia magistralmente scritta dal Prof. Giuseppe Iacolino (Elogio alle gibbie). I giovani non possono ricordare le due gibbie, poste a destra e a sinistra, all’entrata dell’attuale viale vescovile; come due piantoni che per lunghissimi anni hanno servito la comunità eoliana specie nei periodi di siccità dovuti alle scarse piogge.
È per questo che ancora oggi usiamo solito dire:
” Vaiu ‘o puzzu”, come punto di riferimento dei due grandi gibbioni.
Elogio alle gibbie ( O puzzu )
di Giuseppe Iacolino
Son morte le gibbie , quei tozzi piloni
del ferreo cancello, vetusti piantoni ;
son morte sul nascere dell’anno novello
lasciando il rimpianto , d’un tempo assai bello.
Ai pozzi inesausti nei chiari mattini
venivano a frotte quei rudi facchini
tiravano il secchio tra urla e le lotte
e al suono di moccoli riempivan le botti.
Oh ! quanto concerti, le sere d’estate
udiron suonare da trombe affiatate :
Abate e Bongiorno, le note più rare
“d’Aida e di Tosca “ sentìro evocare.
Nel mentre sciamava la classe elegante
la turba di gente nel corso festante :
passavan romantici, il cuore e la mente
le dame e i signori, dal crine lucente.
Ci videro nascere, ne vider di morti,
del corso Vittorio conobber le sorti
udiron l’osanna, sentìro il mortorio
d’ogni ora politica, del tempo littorio.
E spenti i comizi , sbiaditi gli striscioni
capir della gente, le ingenue illusioni,
le vane speranze, la fede che crolla,
le beggerature, lo spreco di colla.
Pur senza parole, restaste pazienti,
a udir le opinioni, le idee, i commenti:
offriste riparo a cani e pedoni
fungeste da tavolo a tanti soloni.
E al chiaro di luna, con fare cortese
di coppie furtive copriste le intese
a pro dell’anagrafe, che poi le trascrive,
di reggere il moccolo, voi foste giulive.
Or più non ci siete e ognuno ci bada
che alquanto più mesta ,ci appare la strada;
col vostro soccombere sbandita è ogni festa
furor di progresso, v’ha mozzo la testa.
Ma quei che van morte, strappate le chiome
la faccia di schiaffi, si meritan come,
chiunque alla tela di Crispi o di Saffi
con mano sacrilega raschiasse i bei baffi.
Purtroppo mutati l’usanze ed i tempi
il mondo registra con validi esempi,
dov’era dell’acqua , dell’uomo minestra,
or sorge il divieto, di svolta a sinistra.
a cura di Peppe Paino
Data notizia: 5/11/2013
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