“Dall’Etna a Stromboli: la lava che ho dentro”, intervista allo scrittore Francesco A. Russo

“Dall’Etna a Stromboli: la lava che ho dentro”, intervista allo scrittore Francesco A. Russo

Protagonista di un incontro letterario che si preannuncia ricchissimo di suggestioni narrative, lo scrittore e giornalista catanese Francesco A. Russo ci ha concesso un’intervista molto profonda su tutti i temi del suo panorama letterario.
Intuitiva e lucida è, infatti, la sua prosa che scava nel profondo dell’animo, rimanendo però limpida e vera. È questo il fil rouge che lega due dei suoi romanzi “Gli uomini scrivono azzurro, le donne rosa” e “Il vestito cucito addosso”. Una traduzione, inedita e accorata, è invece quella de “Il piccolo Principe”, di cui ha curato anche la prefazione.
Con lui, e con i suoi tre scritti partoriti con l’anima, l’appuntamento è fissato per venerdì 12 agosto nella magnifica location “Libreria sull’Isola” di via Vittorio Emanuele a Stromboli. Ad accompagnarlo lungo questo percorso, il giornalista messinese Massimiliano Cavalieri. Ma iniziamo già da qui, insieme, questo viaggio…

Francesco, non è la prima volta che presenti i tuoi libri nelle Eolie, cosa ti lega a questi posti così meravigliosi?
Le Eolie sono un luogo incantevole e meraviglioso. A Stromboli sono stato per otto estati consecutive, mi sento un po’sstrombolano. E poi la Libreria sull’Isola è un’oasi di pace. E Chiara, la proprietaria, è una persona squisita e gentile.

C’è un particolare nelle tue creazioni un rimando a queste terre?
C’è sempre un rimando “isolano” in quello che scrivo. La Sicilia – e di conseguenza le Eolie – è dentro la mia anima. È inevitabile che ci sia sempre.

Sei uno scrittore multitasking e, tra l’altro, anche co-founder di FR Gruppo Editoriale: tra comunicazione, che è scienza matematica, e scrittura, che è ispirazione, come riesci a districarti e a far convivere queste tue due anime?
La vera bravura di uno scrittore vero è scrivere col cuore, sempre, e farlo “di mestiere” all’occorrenza.

Francesco, il tuo ultimo libro è una nuovissima traduzione dal francese de “Il piccolo Principe”, una fiaba per adulti… Qual è, secondo te, il significato più profondo?
Come scrivo nella postfazione, per me non è un libro per bambini. Nasconde diversi significati metaforici che vanno apprezzati e maturati col tempo e nel tempo. Dobbiamo ricordarci di essere sempre bambini.

Nato nel catanese, vissuto all’ombra del vulcano… perché questo attaccamento spasmodico alla città di Parigi? Spiegaci questa antinomia di atmosfere…
Mi sento per metà siculo, per metà parigino. La prima volta che mi sono innamorato di Parigi, era il 2011. Da allora, oltre ad abitarci per diversi mesi, non c’è anno in cui non mi rechi, almeno 5-6 volte. La Sicilia è sole, vento, terra. Parigi è malinconia, grigio, pioggia. Si compensano.

Da dove è nata, se puoi svelarcelo, questa passione per la Ville Lumiere?
Durante un viaggio con mia madre. A Parigi ho scoperto di non essere solo. Parigi è dentro di me ormai, ho una necessità viscerale nei suoi confronti.

Se non mi sbaglio, il tuo ultimo libro “Il vestito cucito addosso” è caratterizzato da un continuo dipingere le malinconie dell’esistenza. Da dove nasce questa vena e da cosa ti senti ispirato in particolare?
Non solo. C’è un universo in quel libro. L’universo di tutta l’umanità che usa un vestito a bisogno, secondo ciò che gli conviene di più. La malinconia, spleen per dirla alla Baudelaire, ce l’hai dentro, ci nasci. E devi metterla per iscritto.

Ne “Il vestito cucito addosso” hai pensato ad una raccolta di racconti sulla vita: quale, se esiste, il fil rouge che leghi tutti questi interstizi dell’anima?
Vale lo stesso titolo, quella maschera che ognuno di noi indossa. Per vivere in pace con la nostra coscienza dovremmo liberarcene tutti, così per avere un mondo migliore.

“Gli uomini scrivono azzurro, le donne rosa” è un romanzo a 4 mani, nato da un esperimento su Facebook. Quanto ti hanno aiutato i vari profili social per farti conoscere e affermarti come scrittore?
Oggi, i social, sono fondamentali e sono il futuro. Purtroppo ne siamo vittima a volte, troppo spesso. Ma l’utilizzo “genuino” porta i suoi frutti.

Qual è la tua definizione di “innamoramento”?
Innamoramento è vita. Ti senti vivo quando ti innamori. Che sia una donna appena conosciuta, un nuovo libro che stai scrivendo, la tua famiglia. Bisogna innamorarsi ogni giorno, di tutto ciò che ci circonda e di tutto ciò che l’universo ci regala.

Un aggettivo per la tua scrittura…
Essenziale. Sia stilisticamente, che per la mia anima.


di Rosa Maria Ciulla



Data notizia: 8/6/2016

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francesco a. russo - scrittore - stromboli - libri - traduzione -



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