Gazzetta del Sud
Francesco Santoro
Palermo
L'annunciato progetto ha avuto il suo battesimo ieri al Politeama dove Gianfranco Miccichè, cravatta e fazzoletto arancioni, ha presentato il suo partito, "Forza del Sud", davanti a duemila persone, 16 anni dopo avere fondato in Sicilia Forza Italia, assieme a Marcello Dell'Utri, ieri grande assente.
Il politico ribelle in 50 minuti ha spaziato su tutto, sfidando il premier Berlusconi: «Ti voglio un bene bestiale, ma la nostra fedeltà non è infinita. Devi cambiare stile di vita e approccio politico; mettici nelle condizioni di stare con te o saremo contro di te».
Parole che hanno indotto il ministro Stefania Prestigiacomo, unico esponente del governo presente in sala (come invitata, sottolinea una nota del suo ministero) a precisare: «So il grande affetto personale e la stima, quasi una venerazione, che nutre per il presidente Berlusconi. Pertanto qualche eccesso retorico può essere letto solo in chiave positiva». L'imbarazzo del ministro, che comunque indossava un foulard arancione di richiamo ai colori di Forza del Sud, è stato colto da quanti a conclusione dell'Assemblea del partito hanno fatto notare che è andata subito via, mentre il bagno di folla era tutto per Miccichè. «Sono pazzo di questo partito, è un miracolo», ha ripetuto più volte il sottosegretario, mentre sfumava il brano "Siamo Meridionali", del cantautore calabrese Mimmo Cavallo, scelto come inno del partito. «L'idea nacque durante un Consiglio dei ministri - ha ricordato ancora una volta - in una disputa tra me e i rappresentanti della Lega, Berlusconi scelse loro. Mi disse: "Gianfranco, loro sono un partito e tu no". Ecco oggi siamo un partito».
Ad ascoltarlo c'erano circa 600 amministratori locali giunti da ogni parte dell'isola e da altre regioni e i nove parlamentari nazionali, eletti in Sicilia, che hanno aderito a Fds «ma in atto – spiega il deputato Giacomo Terranova – non è previsto alcuno spostamento dai gruppi del Pdl».
Miccichè, dopo aver ascoltato i messaggi inviati da Umberto Scapagnini e Antonio Martino, ha spiegato che il partito starà nel centrodestra e farà da contrappeso alla Lega, mentre davanti a lui c'era un grande striscione con scritto «Miccichè anche Verona è con te».
«Credo che i terroni siano meglio dei polentoni - ha detto dal palco -. Noi abbiamo dietro la Magna Grecia, loro gli Unni. Loro hanno le paludi nebbiose, noi il sole e i colori». Quindi andando sui temi dell'agenda politica, ha avvertito il governo: «Questo federalismo non ci piace, e sarà una delle prime battaglie su cui ci misureremo; proporremo modifiche, se rimane così come è non lo faremo passare. Un popolo responsabile – aggiunge – che vuole costruire il proprio futuro, rompendo con il passato per non subire più passivamente scelte poco sagge, come rischia di essere questo federalismo se non vengono apportate le dovute modifiche».
«Il Pdl - sottolinea - così come tutti gli altri partiti nazionali, hanno dimostrato con i fatti di non rappresentare la soluzione più idonea per trovare le giuste risposte ai problemi del territorio. Siamo una nuova realtà del centrodestra e sono certo che Sandro Bondi contribuirà nella maniera più costruttiva a favorire i rapporti tra tutte quelle forze politiche che hanno come obiettivo la crescita e l'affermazione di un nuovo centrodestra».
Incalzato dai cronisti, ha sostenuto che «il Pdl ha ancora senso, perchè è il primo partito in Italia e perchè ha senso Berlusconi, mentre in Sicilia è scombinato». E a questo proposito ha teso la mano agli ex colleghi: «Sono disposto a farmi carico della ricostruzione del centrodestra in Sicilia, ragioniamo su una proposta per le prossime regionali». Al governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, invece, ha suggerito: «Chiamati i tuoi burocrati, non possono dire sempre di no a tutto: in Sicilia ci sono 13 miliardi bloccati, questi fondi potrebbero far aumentare il Pil di 3 punti e creare 35-38 mila nuovi posti di lavoro».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 10/31/2010
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