Gazzetta del Sud
È bocciatura totale per la proposta di pianta organica formulata dall'Asp di Messina. La rottura arriva al termine del tavolo di concertazione, chiuso ieri nell'ultimo incontro tra il direttore generale Salvatore Giuffrida e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi, Nursn.up e Rsu. «A circa un mese dalla presentazione della bozza sulla quale molte erano state le osservazioni da parte di tutte le organizzazioni sindacali – affermano Clara Crocè della Cgil e Carmelo La Rocca della Fials – i dirigenti dell'Asp ci hanno sottoposto un documento sostanzialmente invariato, che non accoglie alcuna delle proposte da noi formulate». Cgil e Fials contestano in particolare i gravi tagli sul territorio, «la riduzione esasperata del personale, la progressiva scomparsa di alcune figure tecnico–professionali come gli assistenti socio–sanitari. I tagli già previsti, sommati al blocco del turn over e a quello della stabilizzazione del personale precario, deciso dal ministro Brunetta con l'avallo di alcune organizzazioni sindacali, provocheranno forti ricadute sui livelli assistenziali oltre che occupazionali».
Dura anche la presa di posizione di Cisl e Uil, che preannunciano ricorso al Tar. «La bocciatura della nuova dotazione organica dell'Asp – affermano Calogero Emanuele della Cisl e Giuseppe Calapai della Uil – è dovuta al fatto che le proposte di miglioramento non sono state prese in considerazione. I paletti dell'assessorato regionale in relazione alla spesa e al numero di posti obbligato, non consentono di poter dare piena attuazione ai decreti assessoriali e alle linee guida che invece indicano l'attuazione di una rete sanitaria territoriale capillare con l'istituzione di presidi territoriali di assistenza con annessi ambulatori infermieristici e per cure primarie. A questo si aggiunge il taglio obbligato di 561 posti letto, nonché al taglio di unità di personale medico, infermieristico, tecnico ed amministrativo. È chiaro che a queste condizioni, con una grave ricaduta sull'utenza oltre che sui lavoratori, non potevamo dare il via libera a un piano aziendale fortemente penalizzante». Da qui la decisione di ricorrere al Tar, sulla quale si potrà tornare indietro «solo se l'assessorato riconsidererà le posizioni». (s.c.)
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 11/6/2010
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