Patti, meno male che si sono gli studenti

Da Patti Giuseppe Giarrizzo Patti- Ciò che immediatamente salta all’occhio è la sala comunale semivuota. Qualche rappresentante delle forze dell’ordine, una ventina di studenti, pochissimi insegnanti e la scandalosa latitanza dell’intera amministrazione comunale, eccezion fatta per un paio di consiglieri più tediati che altro: lo dimostra il fatto che durante il “question time” sgattaiolano via dileguandosi nel nulla, come se il microfono avesse la peste. Ecco la desolante atmosfera che ha fatto da sfondo alla conferenza organizzata dagli studenti del liceo Classico e Scientifico “Vittorio Emanuele III” di Patti dal titolo “Il ruolo della società contro la mafia”. - Ma quale società? - Verrebbe da chiedersi. Probabilmente quella per cui il sabato pomeriggio è sacro e non ci si rinuncerebbe per nulla al mondo, men che meno per andare ad ascoltare la solita retorica su quanto la mafia sia un cancro per la società siciliana. Anche se a discuterne sono Giuseppe Verzera, Salvatore De Luca e Giuseppe Scandurra, rispettivamente Magistrato della Procura di Messina, Procuratore capo di Barcellona e Presidente della Federazione Antiracket Italiana. Ma questa è la società civile pattese, non dissimile, del resto, da quella di tante altre realtà siciliane. «Un paese addormentato! – sbotta Scandurra – Che non vuole cercare riscatto!». E gli studenti? «Anche stavolta ci hanno provato, ma sono stati lasciati soli da amministratori che puntualmente preferiscono partecipare ad iniziative e manifestazioni di gran lunga meno utili e nobili di questa». E tuttavia, nonostante il rammarico per la palese indifferenza della politica di fronte a temi del genere, il presidente della FAI si mostra ottimista di fronte alla sparuta platea, incoraggiando gli studenti a ricercare un dialogo costruttivo nella scuola, nelle famiglie, nella Chiesa, e promettendo loro un appoggio costante e appassionato da parte delle associazioni antiracket. «Non vi preoccupate – assicura – siamo comunque consapevoli della nostra forza. A Gela abbiamo iniziato con un paio di persone. A Barcellona, città antistato, eravamo completamente isolati. Ma restando uniti, in silenzio, abbiamo costruito tanto». Poi ripercorre i venti anni del movimento antimafia e gli impensabili traguardi raggiunti: la nascita di “Addio Pizzo” e di “Libera” a Palermo, la fiaccolata antimafia a Barcellona cui parteciparono centinaia di persone, la sempre crescente propensione degli imprenditori a denunciare il pizzo. Infine si congeda, rivolgendo agli studenti un ultimo appello: «A Patti la FAI gestisce il centro “Paolo Borsellino”. É vostro: la biblioteca, le attrezzature, ogni cosa. Gestitelo voi, perché solo grazie a voi potremo realmente tracciare un percorso virtuoso e porci degli obiettivi a lungo termine». Non si scoraggia nemmeno il Procuratore capo De Luca: «Meglio pochi ma buoni» esordisce, asserendo che se alla conferenza fosse stato presente un ministro o un’altra autorità di spicco la sala sarebbe stata letteralmente presa d’assalto, e comunque alla maggioranza non gliene sarebbe importato nulla dell’argomento: «la vera attrazione sarebbe stata il ministro stesso». Sulla scia di Scandurra De Luca dà merito ai giovani per la splendida iniziativa, sottolineando l’importanza di un loro ruolo «attivo, determinato, impegnato, appassionato» ed individuando negli obiettivi a lungo termine il vero punto di forza della lotta antimafia. «Una lotta che non va ingaggiata solo sul piano legislativo e giudiziario ma che dovrebbe partire principalmente da una società civile realmente sensibile ed impegnata». Anche Giuseppe Verzera si unisce al coro dei due colleghi relatori puntualizzando che il fenomeno mafioso dovrebbe essere affrontato e combattuto sul piano culturale. Al di là delle iniziative legislative portate avanti nel corso degli anni dai diversi governi nazionali «solo attraverso la reale comprensione di un fenomeno simile si possono davvero raggiungere dei risultati eccellenti». A detta del magistrato incontri del genere devono perseguire l’obiettivo precipuo d’inculcare il valore della legalità, inteso come “rispetto delle regole”. E questo rispetto dovrebbe risiedere nel «dovere di ciascuno d’imporre agli altri consociati l’osservanza della legge, poiché nel momento in cui si cede ad una richiesta di pizzo si diviene automaticamente complici della mafia. E tuttavia – continua Verzera – bisogna prendere atto della mancata istituzione di un reato ad hoc per quegl’imprenditori che non denunciano le richieste di pizzo loro rivolte». Tirando le somme pare emerga un sostanziale ottimismo. Verzera parla di segnali positivi, di un clima di novità rispetto agli anni bui dello stragismo mafioso in cui persero la vita Falcone e Borsellino; prende atto del numero sempre crescente di imprenditori disposti ad esporsi, parla di un numero imparagonabile rispetto a quello delle poche “mosche bianche” che denunciavano i loro aguzzini dieci o venti anni fa. «La strada pare tracciata – conclude - bisogna solo percorrerla fino in fondo». Infine spazio agli studenti, alle loro riflessioni, alle loro speranze. Parlano con ammirazione e rispetto di Falcone e Borsellino, individuano un modello da seguire in Peppino Impastato, rinnegano la visione gattopardesca del “cambiar tutto per non cambiar nulla” e quella dell’”isolitudine” di un popolo rassegnato al suo destino. Poi i ringraziamenti, i saluti, le strette di mano. Ognuno torna a casa, ognuno con uno stato d’animo differente. Molti, forse, indifferenti. Fuori è freddo ma la società civile continua a guardare le vetrine di Natale. Intanto la mafia agisce, nell’ombra. S’insinua nella politica e nella grande finanza internazionale, gestisce il mercato della droga, mette le mani sui rifiuti, sui grandi appalti pubblici, sull’industria del cemento, sull’energia pulita. Estorce, minaccia, ammorba le coscienze, ci rende schiavi. Tutto questo tra l’indifferenza dei più, convinti di non dover badare affatto a ciò che non leda direttamente i loro interessi o costituisca ostacolo alla loro autodeterminazione. Il resto è cronaca. Mentalità di Sicilia.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 12/14/2010

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