Economia e promozione del territorio

Da Patti Giuseppe Giarrizzo “Sicilia: terra di sole, mare, cibo, arte e cultura”. Recita più o meno così uno spot pubblicitario che di tanto in tanto, soprattutto all’approssimarsi della stagione estiva, compare sui teleschermi di casa nostra. Nulla da eccepire, in fondo è la sacrosanta verità. Se non che il discorso risulta valido solo per alcune località che nel corso del tempo hanno saputo fare del turismo la loro carta vincente, il loro maggiore punto di forza. Vuoi per le naturali vocazioni naturalistiche e paesaggistiche, vuoi per la capacità dei singoli di valorizzare appieno i loro territori. Purtroppo lo stesso discorso non vale per tante altre realtà isolane che, nonostante abbiano tutte le carte in regola per rappresentare luoghi attrattivi e ad alta densità turistica, rimangono pressoché sconosciute o, comunque, poco frequentate. Verrebbe da chiedersi il perché, e tuttavia una risposta univoca non sarebbe sufficiente dovendo ricercarne le ragioni in una sequela di concause che, passando per valutazioni ed analisi di carattere politico, sociale ed economico, finirebbero per condurci ad interrogativi di natura storica e, addirittura, antropologica. Ma la di là di analisi e valutazioni di sorta, che qui non troverebbero margini di spazio per un adeguato approfondimento e per di più rischierebbero di tediare oltre modo i lettori, sarebbe sufficiente in questa sede volgere lo sguardo (anche solo mentale a chi ne fosse fisicamente impossibilitato) a quel vasto territorio che comprende l’area nebroidense e la cosiddetta “Costa Saracena”, situata tra il golfo di Patti e Capo D’Orlando. Chilometri di spiagge finissime alternate a tratti di costa frastagliata, borghi tra i più antichi della Sicilia, paesaggi mozzafiato, enogastronomia di qualità e un patrimonio artistico e storico-culturale di tutto rispetto. Eppure le statistiche del Servizio Turistico Regionale non offrono un quadro roseo della situazione, senza contare che ogni anno l’afflusso di turisti in queste zone rimane concentrato nei venti giorni a cavallo di ferragosto. Insomma, il divario rispetto a località come Taormina e le Isole Eolie rimane abissale e solo Capo D’Orlando, attraverso politiche turistiche d’innegabile spessore, riesce a tenere il passo. Pur mantenendosi anch’essa a distanze quasi imbarazzanti. Come fare allora a sviluppare politiche di promozione del territorio in grado di realizzare ricchezza e occupazione? Questo è stato l’interrogativo di fondo che sabato 18 dicembre ha animato il dibattito previsto nell’ambito di “Patti con gusto”, Mostra Mercato di artigianato ed enogastronomia allestita nei vicoli del centro storico pattese. Alla presenza di imprenditori ed autorità politiche e civili, tra cui il Questore di Messina Gugliotta, hanno portato la loro esperienza l’onorevole Alessandro Pagano (PDL), il dirigente dell’ente Parco dei Nebrodi Nino Miceli e Gaetano La Penta, funzionario dell’Assessorato Energia e Ambiente della regione Lombardia. In merito alle potenzialità del Parco dei Nebrodi, area protetta tra le più estese della Sicilia, si è rilevato come spesso, erroneamente, si tenda a considerare incompatibile il concetto di “promozione del territorio” con quello di “area protetta”. Niente di più falso. La difesa del territorio deve andare di pari passo alla sua valorizzazione e in questo senso l’esperienza dell’ente Parco ha dimostrato quanto sia possibile pensare in termini di preservazione e, al contempo, di sviluppo sostenibile e duraturo. Oggi sono ben 24 le comunità montane che ne fanno parte, tutte proiettate alla conservazione e alla valorizzazione delle attività economiche tradizionali, quelle che storicamente ne hanno forgiato l’identità e il tessuto socioeconomico. E proprio il concetto d’identità risulta centrale per poter parlare di turismo, promozione dei territori e sviluppo sostenibile. Il senso di appartenenza ad un territorio, l’orgoglio delle proprie origini e del proprio bagaglio storico-culturale sono elementi imprescindibili dal fare turismo, poiché la vendita di un prodotto o l’offerta di un servizio risultano vincenti solo quando a crederci e ad esserne orgogliosi sono proprio coloro che quel prodotto o quel servizio lo stanno offrendo. Dunque rendere valorizzabile la bellezza che ci circonda: ecco un modo per creare occupazione. Ma per farlo è necessario lavorare sulla vocazione dei territori e sulla “tipicità”. In questa direzione dovrebbe orientarsi non solo la politica ma anche l’imprenditoria che, con l’ausilio di associazioni di settore, sia in grado di spendersi per la creazione di veri e propri circuiti, o percorsi, di tipicità. Operazioni del genere permetterebbero inoltre di offrire agli autoctoni strumenti per una maggiore consapevolezza delle proprie risorse e della propria ricchezza, contribuendo ad abbattere una mentalità desueta secondo cui “basta che c’è sto sole, basta che c’è sto mare…”.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 12/20/2010

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