Riceviamo dall'avv. Alfio Ziino e pubblichiamo:
Egregio Direttore,
mi riferisco alla nota a firma del signor Luca Chiofalo apparsa ieri sul suo giornale. La difesa del Re è una facoltà concessa al cittadino, ma nel caso in specie, la vicenda detta Rubygate, non è questo il punto.
La civiltà di un popolo, e di un individuo, si misura innanzi tutto dal rispetto convinto delle regole che il popolo o l'individuo ha, e rammento al sign. Luca Chiofalo che la Costituzione della Repubblica italiana all'articolo 27 stabilisce che " l'ìmputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva".
Ancora, il signor Luca Chiofalo afferma che il cittadino ha interesse all'accertamento della verità. Giusto, ma la verità è quella che viene accertata in Tribunale, in Corte d'Appello ed in Corte Cassazione. Non è quella che appare dalle accuse mosse dai Procuratori o Sostituti Procuratori della Repubblica i cui errori sono assai più frequenti di quanto non si voglia credere. Ed interesse all'accertamento della verità ha anche l'indagato o l'imputato il quale ha diritto che detta verità accerti quello che la Costituzione, all'articolo 25, definisce " il giudice naturale precostituito per legge". Che il Presidente Silvio Berlusconi chieda che a giudicarlo sia appunto detto giudice naturale non è "un cavillo", come afferma il signor Luca Chiofalo, ma la richiesta del rispetto di regole costituzionali.
Quanto ad intercettazioni, deposizioni e riscontri, come tali indicati dal signor Luca Chiofalo ( che presumo abbia letto per intero il fascicolo processuale relativo alla vicenda), rammento che essi si riferiscono a fatti da verificare, e da verificare appunto da parte di Tribunali, Corti d'Apello e di Cassazione, accaduti all'interno di una residenza privata e che detti fatti non avrebbero dovuto essere portati a conoscenza di terzi ( Costituzione della Repubblica, articolo 14, "il domicilio è inviolabile", articolo 15, "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili").
Che il Presidente Silvio Berlusconi abbia costumi condivisibili o no, resta il fatto che essi sono stati portati a pubblica conoscenza in dispregio delle norme costituzionali indicate. Lo scandalo è questo, non quello che all'interno della propria abitazione faccia o per telefono dica.
Da ultimo. A rigor di logica, di un pubblico amministratore, o di un così detto politico onesto e trasparente, ma incapace, non saprei proprio cosa farne. L'amministratore o il politico vanno giudicati dal loro operato e dalla loro storia. Se il signor Luca Chiofalo vorrà capire, comprenderà che non si tratta della difesa ad oltranza del Re, ma della difesa ad oltranza di diritti costituzionali che si vorrebbe violare. E comprenderà anche che, se si parla di amministrazione o di politica, si parla appunto di amministrazione e di politica, non di usi e costumi personali.
Con i migliori saluti
avvocato Alfio Ziino
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 1/29/2011
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