Lampedusa a rischio epidemia sanitaria

Gazzetta del Sud Alfredo Pecoraro LAMPEDUSA Dopo 40 giorni «d'inferno» con sbarchi e recuperi in mare a ripetizione in una conta senza fine, a Lampedusa parole come solidarietà, assistenza, umanità stanno lasciando il posto a rabbia, preoccupazione, paura. Tra la gente il passa parola è aspettare fino al 15 aprile e se per quella data il governo non avrà risolto «il caso Lampedusa» sarà posta in atto qualche iniziativa clamorosa. Adesso l'incubo per gli isolani si chiama epidemia. Il rischio è reale, tant'è che oggi arriveranno gli ispettori sanitari della Regione siciliana per verificare le condizioni igieniche in tutti i centri che ospitano circa duemila migranti e per effettuare sopralluoghi nei punti più critici: come la collina detta «della vergogna», nella zona del porto, dove sono ammassati altri tremila tunisini, che vivono in tende di fortuna, tra blatte e sporcizia, altri vivono sotto i cavalcavia, o nell'area del depuratore, mentre i più fortunati si lavano nelle docce del campo sportivo. «La situazione a Lampedusa è sempre più preoccupante anche alla luce dei preventivati nuovi arrivi. Ho inviato nell'isola l'infettivologo Tullio Prestileo, responsabile regionale dell'Istituto nazionale migranti (Inmp) e il dirigente dell'assessorato Mario Palermo per coadiuvare il lavoro degli esperti dell'Asp di Palermo e verificare la gravità della situazione: in esito alla loro valutazione assumeremo i conseguenziali provvedimenti», afferma l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, che andrà a Lampedusa insieme al dirigente generale dell'Asp «per verificare di persona le delicate condizioni igienico sanitarie». In un'assemblea nell'aula consiliare che si è aperta proprio mentre giungevano in porto tre barconi con 200 migranti, circa trecento lampedusani si sono sfogati col governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, giunto nell'isola per rendersi conto della situazione. La gente racconta che da giorni i bambini non frequentano più le attività extrascolastiche e i più piccoli giocano a fare la conta di quanti migranti partono e quanti ne arrivano, anzichè scambiarsi le figurine dei calciatori. «Sono traumatizzati», urla un padre a Lombardo che ascolta, mentre cerca di contattare al telefonino il premier Berlusconi. «Gli parlerò statene certi», assicura. Uno dietro l'altro i lampedusani fanno l'elenco dei drammi che vivono. «Cominceremo la nostra ribellione abbattendo la "Porta d'europa"», avverte Stella, riferendosi al monumento realizzato in una scogliera dell'isola dedicato ai migranti che arrivano con i barconi della speranza. «Teniamo in casa le nostre figlie per evitare contatti con gli extracomunitari che vagano tutto il giorno, chiedendo un euro a chiunque incontrano per strada, una sigaretta o anche da mangiare», dicono in coro in una sala gremita e carica di tensioni. Da Lombardo non si aspettavano parole ma soluzioni: così il governatore alla fine riesce a contattare il premier. I primi due tentativi al telefonino falliscono. Poi va nella stanza del sindaco, Dino De Rubeis, e lì arriva la telefonata di Berlusconi. Dieci minuti di conversazione, durante i quali tutto d'un fiato Lombardo spiega che «l'isola è un inferno», riferendo al presidente del Consiglio tutto quello che ha visto con i propri occhi: «cose disumane», dice. Il colloquio finisce con l'impegno di Berlusconi a convocare un Consiglio dei ministri alla presenza del governatore. Che poi parla al telefono anche col prefetto Giuseppe Caruso, commissario per l'emergenza: «Le risposte sono sono state inadeguate». E con Caruso che replica: «Stiamo facendo il possibile e l'impossibile». All'ora di pranzo, intanto, nell'area della stazione marittima va in scena la solita protesta, con centinaia di tunisini che chiedono di andare via gettandosi in maniera plateale per terra, invocando Allah e lamentandosi della scarsa razione di cibo: un piatto di riso e due panini. Per assisterli arriva un tir della Caritas con indumenti che saranno distribuiti domani. Gianmaria Sparma, che coordina l'ufficio della Regione a Lampedusa, aspetta l'ok dall'unità di crisi del commissario per l'emergenza per far partire l'autoarticolato con una cucina da campo che ha una capacità di duemila pasti al giorno, la stessa messa a disposizione dalla protezione civile regionale a Tornimparte per la gestione del post-terremoto in Abruzzo. Intanto in base ai dati ufficiali dell'unità di crisi, risulta che dal primo gennaio a ieri sono sbarcati a Lampedusa complessivamente 18.501 migranti: nello stesso periodo del 2010 erano giunti nelle Pelagie in 27. Solo nelle ultime 24 ore a nelle Pelagie sono approdati 1.700 extracomunitari e ne sono partiti mille. Altri barconi, alcuni dei quali partiti dalla Libia, potrebbero arrivare in serata. Per Lombardo una soluzione può essere «l'uso di navi militari e civili come primo approdo per i migranti recuperati in mare, che poi vanno trasferiti altrove, non a Lampedusa: un'isola morta che ha perso la stagione turistica pasquale e rischia di perdere anche quella estiva».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 3/28/2011

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