Differenziata, Lo Cascio chiede spiegazioni

Differenziata, Lo Cascio chiede spiegazioni Riceviamo da Pietro Lo Cascio di Sel e pubblichiamo: Gentile direttore, desidero replicare alla nota dell’AD dell’ATO Domenico Fonti, apparsa a seguito della pubblicazione dei risultati preliminari di un sondaggio sulla differenziata realizzato dal circolo di Sinistra Ecologia Libertà. Concordo pienamente con lui sul fatto che 41 soggetti rappresentino un campione piccolo, sebbene statisticamente significativo in rapporto alla dimensione e alla struttura delle due frazioni “sondate” (Lipari e Canneto); tuttavia, ritengo che i risultati emersi indichino in maniera attendibile e chiara una tendenza locale, che ci riserviamo di verificare con ulteriori campioni. Continuare ad ignorare che il 50% dei conferimenti avvenga con modalità sbagliate, perché è questa l’indicazione fornita dal sondaggio, significa perseverare nella convinzione – verosimilmente erronea – che tutto ciò che si è fatto finora in tema di informazione abbia innescato meccanismi virtuosi. Il punto sul quale mi permetto di dissentire è l’uso delle risorse disponibili, a suo tempo, per una campagna informativa sulla differenziata; si è prodotta occupazione temporanea – previa loro formazione – per un certo numero di giovani, è stato diffuso materiale pubblicitario, sono state acquistate e distribuite alcune compostiere: e poi? Chi riceveva le compostiere attendeva un annunciato risparmio sulla t.a.r.s.u. che non è mai arrivato; le compostiere, però, non sono state distribuite agli esercizi commerciali, per esempio quelli di ristorazione, che rappresentano i principali produttori di questo tipo di rifiuti; gli stessi esercizi commerciali hanno più volte lamentato la mancata distribuzione dei sacchi per specifiche tipologie di differenziata; tutto questo rende rapidamente vani gli sforzi fatti da giovani volenterosi grazie a non trascurabili somme di denaro pubblico, somme che oggi, lamenta Fonti, non ci sono più. Certo, la notizia di un imminente avvio del “porta a porta” anche a Lipari (e non soltanto a Panarea, su imput dell’ex-ministro dell’Ambiente) non può essere accolta sfavorevolmente, e l’AD Fonti sa di potere contare sulla piena collaborazione – per quel poco che potrà valere – del sottoscritto e delle persone più sensibili al tema dello smaltimento dei r.s.u., che non sono mosche bianche in questo paese. I dati generici riportati da Fonti riguardo alla differenziata (18%) e al conseguente risparmio (180.000 euro annui), tuttavia, meritano una riflessione supplementare: deduco che, se dovessimo raggiungere il 50% come altri comuni siciliani già hanno fatto, risparmieremmo 500.000 euro annui, a fronte di costi che superano i 2.000.000 per il solo trasferimento sulla terraferma, oltre a quelli del conferimento in discarica; allora, qualcosa non ha funzionato. Fonti sostiene inoltre che, in qualità di consigliere comunale, dovrei conoscere bene le difficili vicende amministrative, gestionali e finanziarie dell’ATO 5; purtroppo non è così. Se l’ATO avesse presentato al comune le previste relazioni trimestrali sulla differenziata, e se queste fossero mai approdate in consiglio comunale, probabilmente ne saprei di più. Ma, dando atto della disponibilità al confronto dell’AD, approfitto di questo spazio per rivolgergli dieci domande: 1) quanto stima sia effettivamente diminuito il conferimento di rifiuti in discarica grazie alle compostiere distribuite? 2) le “direttive tecniche per la pratica di compostaggio” prevedevano una “riduzione sul tributo annuale per il servizio di raccolta r.s.u.”; tale riduzione è mai stata effettivamente discussa o concordata tra l’ATO e il Comune di Lipari? 3) quale è la percentuale di “impurità” dei materiali differenziati, per tipologia e per isola? 4) se dispone dei dati di cui sopra, quali correttivi sono stati identificati per perfezionare il servizio? 5) a quanto ammontano, ad oggi, le sanzioni per non avere ottemperato al Decreto Scajola? 6) a quanto ammonta la raccolta dei R.A.E., la cui normativa prevede dal gennaio 2010 per le isole minori un corrispettivo versato dal Consorzio Obbligato di 180 euro a tonnellata? 7) esiste – e, se esiste, chi lo effettua – un controllo sull’effettivo ritiro dei R.A.E. presso i rivenditori di apparecchi elettrici ed elettronici? 8) per quale motivo non si è ritenuto di differenziare l’alluminio, materiale di pregio che consentirebbe di recuperare anche minime risorse? 9) per quale motivo non si è ritenuto di differenziare anche materiali a rischio come medicinali scaduti e batterie esauste? 10) dove vengono conferiti in via definitiva i materiali differenziati, a quali costi e a quali condizioni, e quali sono – se esistono – le convenzioni sottoscritte dall’ATO 5 con i consorzi obbligatori? Ritengo che non soltanto il sottoscritto, ma anche molti cittadini sarebbero lieti di conoscere la risposta a tali quesiti. La corretta informazione, egregio AD Fonti, è proprio il mezzo per abbattere il muro del disinteresse e del disimpegno collettivo, che lei attribuisce a “retaggi culturali e mentali dei tempi andati”; io aggiungerei anche il riscontro della premialità, il principio del “chi inquina paga”, piuttosto che mettere tutto in un calderone e accontentarsi di risultati parziali, o degli utili di gestione che nessuno le nega, ma che sembrano un po’ sterili se rapportati alla situazione di una piccola comunità che oggi – lei dice – raggiunge il 18% di differenziata mentre alla fine dell’anno – dice la legge – dovrebbe raggiungerne il 65%. Cordialmente Pietro Lo Cascio consigliere comunale di Sinistra Ecologia Libertà

a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/10/2012

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