Fino al 27 maggio, al Museo di Roma in Palazzo Braschi la mostra “Luoghi comuni. Vedutisti francesi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo” propone in settanta opere il lavoro degli artisti francesi presenti in città tra la metà del Settecento e i primi anni dell’Ottocento. Si tratta di acquerelli ed incisioni della raccolta grafica del Museo di Roma - realizzati durante il soggiorno romano da pittori spesso legati all’Accademia di Francia, la prestigiosa istituzione creata da Luigi XVI per consentire ai giovani artisti francesi di perfezionarsi a Roma oggi ospitata a Villa Medici, sulle pendici di Villa Borghese. Si possono ammirare visioni della Roma del tempo, scorci del Foro Romano e del Colosseo, di Villa Borghese e di Castel Sant’Angelo, di San Pietro e del Pincio, di Ponte Milvio e del sepolcro di Cecilia Metella. Non mancano suggestive immagini della campagna romana, immagini di un’epoca nella quale non era semplice spostarsi in luoghi ancora selvaggi e poco ospitali. Capitale internazionale e allo stesso tempo piccola città, crocevia per artisti e intellettuali di fama, ma piuttosto pericolosa per chi girovagasse per le sue strade di notte, Roma mostrava all’epoca molte contraddizioni. Lo stato pontificio era uno dei più arretrati d’Europa e, malgrado le presenze cosmopolite, la città appariva una realtà immobile. Anche i pittori sembravano impegnati in una lotta per rintracciare tra il verde, le rovine, gli alberi e la pietra le tracce di una Roma antica che faticavano ad emergere. Tuttavia, proprio da questo apparente caos, “Robert delle rovine” – com’era soprannominato il pittore parigino Hubert Robert dai contemporanei - e Abraham Louis Rodolphe Ducros traevano ispirazione per le loro creazioni, mentre François Marius Granet realizzava le sue emozionanti immagini della Roma moderna e Victor Jean Nicolle e Charles Joseph Natoire delineavano in nitide o “romantiche” vedute la loro idea della città. Gran parte delle opere presentate provengono da due importanti collezioni del Museo di Roma: la raccolta di Basile de Lemmerman e quella di Anna Laetitia Pecci-Blunt, appassionati collezionisti che scongiurarono la dispersione delle collezioni donandole a una istituzione pubblica. Fino alla fine di maggio a Palazzo Braschi.
a cura di Daniela Bruzzone
Data notizia: 2/13/2012
dalla nostra Daniela Bruzzone
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