Canti popolari delle isole Eolie: musica, arte fra le arti

Canti popolari delle isole Eolie: musica, arte fra le arti

Arte fra le arti, la musica ha sempre accompagnato l’uomo nel corso dei secoli. Secondo diversi studi essa  ha origine nell’antica Grecia.
Diversi sono i generi che oggi la caratterizzano: i canti popolari delle isole eolie, melodie di genere folcloristico e dialettale che narrano le mille storie del mare, dei paesaggi ,dei campi e dei famosi agrumi di Sicilia per poi raccontare la guerra, la miseria e la bellezza, nascono dalla celebrazione della poesia popolare e  di quella letterata che fondendosi in un unico corpus si fa promotrice di tradizioni sopravvissute e tramandate. Il libro "Canti popolari delle isole Eolie e di altri luoghi di Sicilia", di Letterio Lizio-Bruno è un esempio di tale eredità culturale, in cui vediamo raccolti insieme testi antichi e moderni del folklore siculo. Bartoluzzo Ruggiero è stato probabilmente uno dei maggiori esponenti della canzone popolare eoliana. Seppur siano scarse le documentazioni sulla canzone popolare eoliana, importanti reperti ci sono pervenuti grazie all’opera di Luigi Salvatore d’Austria: nell’ottavo volume della sua opera l’arciduca, che nutriva un profondo amore per le Eolie, parla dei canti che “seguono un ritmo monotono… ma si ascoltano con piacere”. Personaggi principali sono i giovani che trasportano il mosto, le donne che raccolgono i fichi e che lavorano nei campi, sebbene l’amore rimarrà sempre l’ argomento preferito e spesso ripetuto nella poesia popolare. Ma nella canzone popolare eoliana, nei canti di Vartuluzzu Ruggiero, l’amore per l’amata/o viene alternato con l’amore per la propria terra.
A fine 800 il canto iniziò ad essere supportato da un accompagnamento strumentale in particolare con strumenti a corde come il contrabbasso, la chitarra o il violino; si suonava e si cantava ai matrimoni, a carnevale, in pubblico per varie vie della città ma anche nelle case private e nei circoli cittadini e fra l’800 e il 900 Lipari vide un cambiamento grazie al maestro Concetto Abate e la banda musicale diretta da Edoardo Bongiorno. Durante il fascismo, invece, non vi era spazio per le tradizioni locali: infatti i testi della canzone popolare cantavano  i cosiddetti “muttetti” (composizioni in versi di genere faceto, per lo più privi di risvolti sociali per non cadere nelle mire delle autorità e della milizia); in quegli anni la canzone popolare eoliana sopravviveva grazie a  Giovanni Giardina ed il  suo organetto. 


Solo al termine  del periodo fascista, nell’immediato dopoguerra,  la canzone popolare conobbe una ripresa; figura di spicco è quella di Angelo Villanti barbiere, cantante e suonatore; soprannominato  “il cantore della fame” che allora era una vera e propria piaga sociale.  È nel 1973 che con la nascita del “FolkArte delle Eolie” promosso da Angelo Merlino, Italo Paino, Pino Paino, Nino Sulfaro e Bartoluzzo Ruggiero, la canzone popolare vive una vera e propria rinascita. Vartuluzzo ne diventa il direttore del gruppo folkloristico. Fra le canzoni della tradizione popolare eoliana che eseguiva col mandolino vi è “A ittata i l’astricu”,“Anciulinedda”,” Ierà, Stromboli, Turisti i tuttu u munnu”,“U cinciuolo” , “ruina” ,"Ariadenu u Pirata". L’attività del FolkArte delle Isole Eolie, come quella del Piccolo Teatro Eoliano che da questa era stato generato, durarono circa due anni. Il Folk tornò in vita grazie all’opera di Zitelli e di Sparacino, ma senza molto successo. Vartuluzzo continuò la sua opera sempre più richiesto non solo negli incontri nelle isole ma anche all’estero, dagli isolani dell’emigrazione. Tale richiesta lo condusse in Australia, Germania ed in fine approdò in America. Indimenticabile rimane una sua esibizione a New York durante un matrimonio col suo violino con l’esecuzione dell’Ave Maria di Shubert.

Di Chiara Cannuli



Data notizia: 12/2/2014

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Canti popolari - isole Eolie - musica - arte -



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