Salina, insediamenti storici e sviluppo agricolo

Salina, insediamenti storici e sviluppo agricolo


L’isola di Salina deve il suo aspetto odierno a due alte vette vulcaniche, quella del Monte delle Felci e quella del Monte dei Porri, fu per questo motivo che nell’antichità prese il nome di Didyme. La prima testimonianza della presenza umana sull’isola risale al terzo millennio a.C. ed è una tomba scoperta a Malfa, costituita da un corredo di tre vasi e nuclei di ossidiana, mentre il primo insediamento abitativo sorse in località Serro dei Cianfi, fra S. Marina e il Capo, in cui sono stati rinvenuti vari frammenti di ceramica: nello stile di Capo Graziano, miceneo e vasellame dello stile del Milazzese. Subito dopo l’Età del Bronzo, seguì un periodo di distruzione e di abbandono dei vari insediamenti abitativi nelle isole, forse a seguito dell’invasione degli Ausoni. Salina ritornò a essere ripopolata dal quinto secolo, per la presenza di frammenti ceramici che testimoniano l’arrivo di coloni greci. Poche sono invece le testimonianze della dominazione romana a causa della riedificazione di nuove abitazioni sugli antichi resti, tuttavia alcune incisioni del 1809 hanno confermato il ritrovamento di case romane con relativo colonnato. Particolarmente fecondo fu il periodo della dominazione bizantina cui risale la fondazione del santuario di Valdichiesa su un preesistente edificio paleocristiano. La popolazione cominciò a trasferirsi dagli indifesi litorali costieri all’entroterra, che risultò essere più sicuro contro le continue incursioni arabe. Furono importati anche nuovi culti religiosi, come quello di Santa Marina, originaria dell’Anatolia bizantina. L’uso del toponimo latino Salina risale al periodo posteriore alla dominazione normanna e indica l’importanza che aveva già acquisito nel Medioevo la produzione del sale proveniente dal laghetto di Lingua. Dopo alcuni secoli d'abbandono dell’attività d'estrazione del sale, questa fu ripresa con successo da un trapanese nel 1750. Nel corso del XIX sec. ci fu un forte incremento edilizio che provocò la ricostruzione delle antiche chiese e la nascita di un’industria locale che sfruttò le risorse autoctone. Il Novecento si aprì in modo negativo, nonostante l’affermata autonomia di Salina su Lipari e la nascita dei comuni di S. Marina, Leni e Malfa, essa dovette perdere oltre il quaranta percento della popolazione a causa dell’emigrazione prima e dei due conflitti bellici dopo. La ripresa si ebbe nel corso della seconda metà del secolo grazie a una rinnovata valorizzazione dei prodotti agricoli, soprattutto del cappero e del vino malvasia, e l’affermarsi del turismo che ancora oggi conferma Salina come una delle mete vacanziere più ambite.

di Melissa Prota
 



Data notizia: 3/3/2015

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Salina - insediamenti - storia - sviluppo - agricoltura -



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