Facciamoci un giro: trip to Panarea

Torcia, cappellino e scarpe da trekking? 3 o 4 ore libere? Immersi tra il fruscio del vento e il profumo dell’aria salmastra, scopriremo quanto l’isola di Panarea possa costituire un rifugio di libertà fuori dal mondo. Spiaggia semicircolare a nord-est e poi di nuovo giù al paese fino al mare. Quest’oasi di serenità costituisce la più piccola delle isole dell’arcipelago, ricca di tesori circa l’archeologia e l’aspetto naturalistico del paesaggio. Fin dalla preistoria, l’area della spiaggia dove padroneggiano tutt’oggi pietre di vari colori è stata chiamata Calcara e veniva identificata come sede di culto degli inferi, proprio per le sue caratteristiche fisiche di superbo calore, mare mosso dalle fumarole e vapori che sembrano ondeggiare venendo fuori dalle pietre come per magia. Ecco la volta del Timpone del Corvo, sentiero ripido in salita attraverso il quale, subito dopo, si arriva ad un lastricato in pietra lavica grazie al quale si scorge un suggestivo scorcio di Stromboli e degli isolotti di Panarea. Con almeno uno o due litri di acqua nello zaino, accompagnati dalla crema solare, fondamentale per questo nostro lungo percorso, intraprenderemo una delle discese che davvero poche località balneari hanno la fortuna di ospitare, lungo una spettacolare falesia a picco sul mare, inebriati da una macchia mediterranea lussureggiante e profumata, si raggiungere la Baia di Calajunco, mozzafiato, stupenda e piena di ciottoli. Una delle baie più belle dell’arcipelago che fonde la beltà di un’isola famosa in tutto il mondo con i fondali marini più nascosti, vera essenza dell’isola.

Di Martina Leone

Data notizia: 6/19/2015