Geotermia, il potenziale italiano

Il Sole 24 ore Le cronache della geotermia raccontano che nel 1977, sotto l'urto del primo shock petrolifero, l'allora ministro dell'Industria, Carlo Donat Cattin, convocò i vertici di Eni e Enel. E chiese loro una valutazione approfondita del potenziale energetico del territorio italiano. Eni e Enel formarono così una joint venture e trivellarono molte centinaia di pozzi, per dieci anni, un po' ovunque nella penisola, e nei mari connessi.Il risultato di queste prospezioni rivelò un'Italia geotermica ben più ricca di quella conosciuta fino ad allora. Non solo la zona toscana di Larderello e del Monte Amiata, con il suo vapore naturale che sale dal profondo grazie a un fortunato contatto con strati caldi. Ma anche il cratere di Latera-Bolsena, i Campi Flegrei e, soprattutto, enormi giacimenti di calore sotto il fondo del Tirreno, dal semicerchio delle Eolie su ai grandi vulcani sottomarini del Palinuro e del Marsili, e tutta l'area marina davanti alla costa toscana. In pratica: l'Italia come secondo potenziale geotermico europeo dopo l'Islanda. Ma alla fine degli anni '80, quando la campagna di perforazioni si concluse, il petrolio era tornato ai 30 dollari a barile, non esisteva quindi né l'incentivo, e nemmeno le tecnologie, per raccogliere la sfida del calore profondo.Oggi però il quadro è ben diverso. Con il barile intorno ai 113 dollari, e l'entrata in vigore del trattato di Kyoto, la geotermia, fonte rinnovabile, continua e a emissioni zero, sta conoscendo una nuova primavera. In realtà, per essere, precisi bisognerebbe parlare di tre geotermie.Quella a bassa entalpia (calore diretto o pompe di calore diffuse), e le geotermie ad alta entalpia (per generare elettricità): l'idro-termale (quella di Larderello), e infine la geotermia avanzata puntata a sfruttare il calore, più o meno profondo, presente non solo in Italia e in Islanda, ma anche in larghe aree del Mediterraneo (Canale di Sicilia, Grecia, Turchia), in Africa (Rift Valley), Asia (Ring of fire), Americhe. Sotto tutto il pianeta, in particolare lungo le fasce di collisione delle sue zolle tettoniche. La geotermia a bassa entalpia è ormai in pieno sviluppo in tutta Europa. Una tubazione affondata per qualche decina di metri e collegata ad una pompa di calore permette di trasferire caldo in inverno e freddo in estate. Una sorta di moltiplicatore del condizionamento di una casa. E ben lo sanno le decine di migliaia di condomini parigini, o di villette svizzere, austriache e trentine che da qualche anno le hanno adottate, in alcuni casi (Svizzera) con una carbon tax che disincentiva il riscaldamento via fossili per privilegiare i pannelli radianti connessi alla pompa di calore.Città come Ferrara si servono di pozzi a bassa entalpia, e a Milano l'Aem ha in corso un programma di teleriscaldamento combinato che sfrutta la falda idrica sotto la metropoli con grandi pompe di calore. «La bassa entalpia può essere adottata un po' ovunque – osserva Gennaro De Michele, responsabile della Ricerca e sviluppo di Enel – e può offrire un valido contributo sul lato del riscaldamento degli edifici». La geotermia idrotermale naturale, sfruttata a Larderello da oltre un secolo (con circa 800 megawatt di potenza istallata) è oggetto oggi di un piano di potenziamento da parte dell'Enel. «Contiamo di aggiungere nuove turbine – dice de Michele – capaci di sfruttare anche il vapore di risulta dagli impianti primari».È il ciclo binario, che usa calore sotto i cento gradi ma consente di produrre lo stesso energia elettrica accoppiandovi circuiti a fluidi basso-bollenti (come miscele di ammoniaca). E lo stesso sta avvenendo anche negli Usa, dove campi idrotermali marginali oggi vengono messi a coltura tramite l'uso degli impianti binari. Ma il grosso della ripresa di interesse, e di ricerca, sulla geotermia oggi sembra concentrarsi sulla grande sfida: «Riuscire a sfruttare il calore profondo, e secco, sotto la crosta terrestre, che noi valutiamo, solo per gli Usa, di oltre diecimila volte la produzione elettrica corrente» dice Jefferson Tester, docente del Mit di Boston e coordinatore di un ampio studio stilato in gennaio sulla ripresa della geotermia.Il lavoro del Mit punta su una tecnologia da circa trent'anni in fase di sperimentazione in diversi siti: l'Hot Dry Rocks. In pratica si tratta di perforare due pozzi fino a raggiungere gli strati caldi, quindi fratturarli con acqua in pressione, creando un lago sotterraneo artificiale non dissimile da quello di Larderello. «Peccato che questo approccio finora si sia rivelato molto deludente – spiega Giorgio Santucci, presidente dell'Egs, un'associazione che raccoglie una quindicina di università, docenti e ricercatori attivi sulla geotermia del futuro – la fratturazione profonda, oltre che generare micro-terremoti, è un'autentica scommessa al buio. Niente garantisce che il lago sotterraneo artificiale non si prosciughi per le fessure, che la sua estensione sia sufficiente, che la pressione del vapore sia quella desiderata, che residui, agenti chimici e rocce non blocchino i condotti. A Soultz, dove è in corso il maggior esperimento europeo, dopo anni di lavoro non sono ancora riusciti a raggiungere un equilibrio produttivo accettabile. Per questo noi abbiamo deciso di seguire un altro approccio: estrarre il calore attraverso grandi sistemi a circuito chiuso, come se fossero scambiatori di calore immersi nel profondo».

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 8/20/2008

Condividi questo articolo

 


Potrebbero interessarti...



Vetrina immobiliare

Rustico Quattropani isola di Lipari
Fabbricato diviso in quattro appartamenti Fabbricato diviso in quattro appartamenti
480.000
Appartamento vista mare Portinente Lipari Appartamento vista mare Portinente Lipari
320.000
Casa eoliana Cappero Casa eoliana Cappero
595.000
Fabbricato panoramico Lipari Fabbricato panoramico Lipari
120.000

Notizie e interviste dalla Capitale

dalla nostra Daniela Bruzzone

Le ricette

Stroncatura secca

Dalle nostre ricette ingredienti per 4 persone... scoprile!

Eolie Islands

Instagram #vulcanoconsult