Dott. Miccò, il suo lavoro quotidiano si svolge in una grande città qual è Roma. Ha trovato difficoltà nel salto di scala dalla capitale all’isola Eoliana?
Assolutamente no. Anzi, ho provato quasi un senso di libertà nell’approcciarmi ad un ambiente così diverso da quello della Capitale. Non nascondo che mi piacerebbe, un domani, poter lavorare nuovamente a Lipari o in realtà simili.
Ma partiamo dal principio: perché Lipari?
In realtà non ho scelto io l’isola ma è avvenuto, si può dire, il contrario: l’isola ha scelto me, attraverso i miei committenti (anche loro romani).
La casa: com’era prima e com’è ora, dopo il suo intervento?
Quando ho ricevuto l’incarico di ristrutturare l’abitazione da poco acquistata, questa versava in stato di degrado. Nonostante ciò, la potenzialità dello spazio si avvertiva già forte, ancora prima che le maestrane locali cominciassero a rendere reale ciò che io avevo pensato e messo su carta. Casa era, e casa è rimasta. Un tempo accoglieva e ospitava i pescatori del luogo. Non a caso la struttura, che in alcuni punti ho voluto lasciare a vista, è composta da un tipo di pietra proveniente dalle spiagge dell’isola. Infatti, ancora oggi, i muri “trasudano” sale. Questo è il motivo principale per cui ho deciso di non usare un classico intonaco, ma di stendere uno strato leggero di calce, in modo tale da far “respirare” la struttura. Il mio intento è stato, sin dall’inizio, quello di rispettare l’esistente, cercando di far emergere il fascino degli spazi senza che il mio intervento risultasse predominante.
di Artemisia Battista
Data notizia: 6/20/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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