Fino al 4 settembre in mostra a Roma alle Scuderie del Quirinale i capolavori della scultura buddista giapponese, che arrivano nel VI secolo d.C. attraverso la penisola coreana. A partire dal VII secolo, una serie di oggetti di culto sono importati dalla Cina grazie agli scambi tra i paesi. La cultura buddista Tempyo, che si sviluppa nell’VIII secolo nella ex capitale, l’odierna Nara, risente delle influenze dell’arte della dinastia cinese Tang.
Nel X secolo, rovesciata la dinastia, la situazione politica in estremo oriente diventa instabile, ma in questo periodo proprio una rafforzata identità nazionale consente all'arte giapponese di svilupparsi. Dall’XI al XII secolo, gli artisti del Sol Levante continuano ad attingere agli stili propri delle Cinque Dinastie e della dinastia Song, avvicinando però l'arte ai gusti locali, fondati su un senso estetico che valorizza soprattutto l’eleganza, in particolare nella nuova capitale Kyoto.
Alla fine del XII secolo, il periodo Kamakura segna un drastico cambio di passo nello stile giapponese. In questa fase, la casta dei samurai diventa molto influente nella società nipponica con conseguenze tanto tristi quanto gravi nell'arte, perché vengono incendiati numerosi templi buddisti. Sconvolti dal tentativo di annientamento culturale, tutti i giapponesi tentano di riappropriarsi dei valori perduti con un nuovo approccio allo studio della disciplina buddista e con la conseguente realizzazione di numerose opere d’arte.
Tutto ciò premesso, tra il VII e il XIV secolo, la cultura buddista cresce.
Numerose sculture di soggetto religioso sono sopravvissute fino ad oggi, vivaci opere d’arte basate sul buddismo esoterico, opere di bellezza raffinata (caratteristica distintiva dell’arte nipponica) e statue buddiste più realistiche ed espressive sono il tesoro, considerato la quintessenza della scultura giapponese, in mostra nella capitale.
di Daniela Bruzzone
Data notizia: 7/22/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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