Film Il Postino isola di Salina

Film Il Postino  isola di Salina Regia: Michael Radford e Massimo Troisi Sceneggiatura: Anna Pavignano, M. Radford, M. Troisi, Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli Direttore della fotografia: Franco Di Giacomo Direzione artistica: Lorenzo Baraldi Montaggio: Roberto Perpignani Produzione: Mario e Vittorio Cecchi Gori per Cecchi Gori Group Penta Film; Gaetano Daniele per Esterno Mediterraneo srl Origine: Italia Distribuzione: Penta Film Dur.: 1 h e 41' Mario Ruoppolo (Massimo Troisi), E' un disoccupato figlio di pescatori. Vive in un isola che da poco ha dato asilo politico al grande poeta cileno Pablo Neruda. E proprio in occasione di ciò, Mario viene assunto in qualità di postino, proprio per consegnare la posta al poeta. Il resto della popolazione è in gran parte analfabeta, quindi fino ad allora non cìera stato bisogno di postini. Cosi Mario inizia il suo lavoro, consegnando la posta al poeta tutti i giorni, e meravigliandosi del gran numero di donne che gli scrivono: "Oh, ma tutte donne, tutte donne...". Giorno dopo giorno, Mario rimane sempre più affascinato dal poeta, tanto da comprare un suo libro di poesie. Poi timidamente se lo fa autografare, dicendogli: "Me lo rende unico maestro?" e lo legge tutti i giorni, a casa, all'osteria, ovunque. Mario entra in confidenza con "Don Pablo" Come lo chiama lui, gli legge le lettere, chiede spiagazioni sulle sue poesie e gli dice che anche a lui piacerebbe scriverle: "Come.. come si diventa poeti?" e Neruda: "Prova a camminare sulla riva fino alla baia, guardando intorno a te" - "E mi vengono le metafore?" - "certo". Un giorno Mario entra in osteria, e, ha una visione! C'è una bellissima ragazza che gioca sola, a biliardino. E' Beatrice (M.G. Cucinotta), figlia della proprietaria. Mario si avvicina, e comincia a giocare con lei fissandola, senza dire niente, o meglio dice solo: "Come ti chiami?" E lei "Beatrice Russo". Corre subito dal poeta.. "Don Pablo vi devo parlare, è importante.. mi sono innamorato!" - "Ah menomale, non è grave c'è rimedio" - "no no! che rimedio, io voglio stare malato.." E poi spudoratamente gli chiede: "io non vorrei disturbare però.. me la scriverebbe nà poesia pe' Beatrice.." Il poeta si alza stizzito e se ne và, Mario lo raggiunge e lui gli dice nervoso: "Ma se non la conosco neppure! Un poeta deve conoscere la fonte della sua ispirazione" E lui: "Ho portato questa pallina, che lei si è messain bocca... può servire? Don Pablo se non mi aiutate voi chi mi aiuta? Qua sò tutti analfabeti, tutti pescatori.." - "Ma anche loro sono sposati, avranno detto qualcosa alle loro donne per farsi sposare; Tuo padre che lavoro fa?" - "Il pescatore..!" - "Ma avrà detto qualcosa a tua madre.." - "Non credo proprio, anche perchè mio padre non parla mai!". Il giorno dopo Mario porta la posta a Neruda, e lui gli regala un libro per scrivere le sue poesie.. "Ti può servire per le metafore.." Poi vanno insieme all' osteria, perchè il poeta vuole vedere Beatrice da vicino, e d'avanti a lei, scrive una frase sul libro di Mario, dimostrando cosi di essere amici. I giorni seguenti Mario inizia a corteggiare Beatrice, con le parole, o meglio, con le poesie di Neruda, e inizia a fare breccia nel suo cuore. La madre di lei, vedendola stranita le chiede spiegazioni: "Che ti ha detto?" Riferendosi a Mario "Metafore.." risponde. "Metafore? e chi t'ha ntise mai e' parlà accussì difficile!". Poi Mario esagera, dando a Beatrice una poesia un pò.. pesante, dal titolo: Nuda! La madre gliela prende e la porta subito dal prete per farsela leggere, quando ne sente il contenuto, si dirige immediatamente da Neruda, per lamentarsi di tutto ciò, e per far dire a Mario, di non farsi vedere mai più altrimenti: "Una schioppettata non gliela leva nessuno!". Neruda più tardi, si lamenta con Mario per quello che ha fatto: "Se penso che hai regalato a Beatrice la poesia che avevo scritto per Matilde.." (La sua donna) E Mario: "La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve...". La sera stessa Beatrice scappa e va a trovare Mario, e... succede! Cosi, decidono di sposarsi, e Neruda gli fa da testimone. Durante la cerimonia, il poeta riceve una lettera dal Cile, che gli annuncia che il mandato d'arresto nei suoi confronti è stato revocato, e che quindi tornerà a casa. Il giorno dopo Mario gli consegna l'ultima posta, Neruda vorrebbe dargli dei soldi ma Mario rifiuta, si abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere poesie, e ad interessarsi di comunismo, contribuendo naturalmente al lavoro in osteria. La vita scorre, Neruda viaggia da un capo all'altro del mondo per premi, conferenze ecc. e Mario ne segue tutte le gesta, sperando che passando dall'Italia, possa tornare a trovarlo. Beatrice annuncia che sta aspettando un bambino, e Mario vorrebbe chiamarlo Pablito in onore del poeta, anche se lei non è molto concorde. Un giorno a Mario arriva una lettera dal Cile: "Oh, è la prima lettera che ricevo..", Contento pensa che sia Neruda che gli scrive, ma è qualcun'altro, che per conto del poeta, gli chiede di spedire degli oggetti personali rimasti nella sua casa, Mario ci rimane male. Cosi, gli spedisce la roba, ma decide di registrare tutti i suoni dell'isola, per far rivivere al poeta tutti i momenti vissuti con lui. Passa qualche anno e Neruda e sua moglie, tornano nell'isola, entrano nell'osteria e vengono accolti da un bambino che gioca, dall'altra stanza c'è sua madre, Beatrice, che lo chiama: "Pablito.." e Mario? Mario purtroppo non c'è più, è morto prima che suo figlio nascesse, in una manifestazione comunista. Ed il poeta, che ora ascolta quella registrazione che non ha mai ricevuto, passeggia sulla spiaggia, ricordando l'amico al quale, pur inconsapevolmente, aveva cambiato la vita.

, a cura di Alfredo Gennaro D'Agata

Data notizia: 11/16/2008

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