La maggioranza rischia di incagliarsi

La maggioranza rischia di incagliarsi siciliainformazioni.com La competizione fra i tre partiti della coalizione di centrodestra è diventata sempre più aspra. L’approssimarsi delle elezioni amministrative e delle europee ha aumentato la conflittualità. Ai contrasti determinati da obiettivi e rappresentanza di interessi diversi si sono aggiunti i bisogni di guadagnare consensi nelle urne, bisogni che per ogni schieramento politico conquistano facilmente la priorità. La turbolenza non permette una navigazione tranquilla, anzi non permette alcuna navigazione e c’è il timore, fondato, che la barca s’incagli. Con sommo svantaggio per la Sicilia. A questo punto starsene a guardare e limitarsi agli appelli alla responsabilità è operazione di facciata. Il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è costretto a giocare su più tavoli, e questo lo penalizza, indubbiamente. Il PDL è una corazzata inaffondabile in Sicilia, l’Udc di Totò Cuffaro conta su un radicamento forte, l’MPA è un partito in ascesa che deve misurarsi con gli alleati-avversari giorno dopo giorno, senza tregua. I luoghi delle decisioni ne escono penalizzati. Sono il collo della bottiglia. Le parti si appostano in giunta di governo per utilizzare al meglio la loro deterrenza. Tutto ciò che non va finisce sul tavolo di Palazzo d’Orleans dove il Presidente della Regione è costretto a trattare per fare funzionare il governo, del quale ha la responsabilità maggiore. A lungo andare, dunque, gli svantaggi maggiori della turbolenza potrebbe subirli proprio Lombardo ed il suo movimento. Il governatore ha costruito una rete di alleanze – nazionali e regionali – a geometria variabile, come ha egli stesso spiegato, perché il sistema politico penalizza i partiti minori, ma la variabilità non gioca sempre a suo favore. E’ il caso della Lega Nord: l’alleanza con Bossi ha mostrato la corda, sui temi concreti le posizioni sono contrastanti. Sulla questione dei Fas, per esempio, il Mezzogiorno - e la Sicilia in particolare - ne esce penalizzato proprio a causa della posizione leghista che ha sponsorizzato l’approvazione dei piani di sviluppo delle regioni del Nord ed ha puntato i piedi sull’uso “diverso” delle risorse europee da parte del Mezzogiorno. Lombardo ha battuto i pugni sul tavolo, avrebbe voluto farlo a Palazzo Grazioli, sede privata del Presidente del Consiglio, ma non c’è riuscito perché il Premier va e viene dall’Aquila. Dovrebbe potere disporre di un prezioso interlocutore, Gianfranco Micciché, che rappresenta l’ala PDL vicina all’MPA, ma non è così: Micciché urla e protesta ma non “governa” il CIPE, l’organismo che dovrebbe dare il via ai quattro miliardi di euro destinati all’Isola. Eppure è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, delegato al CIPE. Chi fa le carte è Giulio Tremonti. E il Ministro del Tesoro si muove all’unisono con la Lega Nord. I problemi sono tanti, dunque. E l’orizzonte non si presenta affatto limpido. Sono in molti ad aspettare che Lombardo ammaini bandiera. Perché ciò avvenga, alzano barricate, incagliano la nave e la costringono a restare in fondali bassi. L’impressione è che si voglia adottare una vecchia regola del codice marittimo. Quando un natante è in difficoltà e chiede la cima per uscirne, si consegna all’imbarcazione che ha effettuato il salvataggio. Insomma, il messaggio è chiaro: se chiedi la cima, noi te la offriamo, ma poi al timone della nave ci stiamo noi, e non tu.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 4/19/2009

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