Mercato immobiliare, è arrivata la stagnazione

Gazzetta del Sud Francesco Celi Sarà l'effetto – la traslazione locale nella fattispecie – della crisi economica globale dalla quale si stenta a venir fuori; sarà perché in giro di liquidità ce n'è poca; sarà perché la prudenza finanziaria in tempi difficili si impone; ma sarà, soprattutto, perché l'offerta s'è inflazionata e va inflazionandosi, possiamo ipotizzarlo, sempre più. Il dato adesso è certificato: nel primo semestre dell'anno in corso nella città di Messina – l'analisi è della "Gabetti" e fotografa solo la situazione del capoluogo – le quotazioni immobiliari sono rimaste stabili dopo anni, forse decenni potremmo dire, di crescita, talvolta lenta ma costante. Leggere flessioni, fissate tra l'uno e il due per cento, si sono addirittura registrate in periferia. Ma il dato che traccia meglio di ogni altro la cornice entro cui il mercato immobiliare si muove attualmente è il seguente: «sono state pochissime le transazioni e i tempi di vendita si sono allungati a sei mesi circa». Se questa è la tendenza, che si proietta sul futuro immediato, ci aspettano tempi bui. Perché la stagnazione del mercato immobiliare tocca un settore nevralgico della nostra economia, così poco incline a percorrere strade e sperimentare modelli di sviluppo che non siano quelli basati sul cemento – sempreché non sia qua e là depotenziato, come pure si teme – e sul mattone. L'elemento principale in questo mercato bloccato è «la crescente distanza fra le soluzioni offerte, spesso grandi», ma non di nuova fattura, «e la domanda sempre più rivolta ai piccoli tagli». Il mercato immobiliare riflette pertanto le nuove esigenze sociali: aumentano i "single" (e le separazioni), si mette su famiglia sempre più tardi. Un po' di numeri. La disponibilità di spesa delle giovani coppie, con mutui al 100%, «consente in media – secondo la Gabetti Property Solutions – di arrivare a 120 mila euro e quindi di orientarsi verso i bilocali». In questo contesto gli investitori stanno alla finestra alla ricerca dell'affare, come appartamenti di piccolo taglio nel centro storico in grado «di garantire il 6-7% di rendimento». Storicamente Messina beneficia, anche se meno rispetto ai decenni passati (Atenei sono stati fondati ovunque), della presenza di studenti universitari che pagano un «posto letto 170-180 euro al mese», ragione per la quale in taluni casi i genitori cercano immobili di piccolo taglio per i figli. Nella zona centrale – sintetizza la Gabetti – per soluzioni in buono stato, la media dei valori è intorno ai 3.000 euro al metro quadrato. I "top prices" si raggiungono per i palazzi d'epoca, vicino al Duomo, in via dei Mille e in via Garibaldi, dove gli immobili possono toccare, se ristrutturati in modo pregevole, i 3.500 euro al metro quadrato. Le zone di espansione riguardano per così dire i fronti interni del territorio e la periferia sud: le nuove costruzioni sul torrente Trapani e lungo o nei pressi della ex Statale 114 rappresentano gli esempi più riscontrabili. In queste aree, secondo Gabetti, vi è abbastanza richiesta, anche perché si costruisce non di rado in edilizia agevolata. Nuove soluzioni in palazzine realizzate da imprese private sulla via Consolare Pompea e lungo la Panoramica dello Stretto passano invece generalmente di mano a 2000 euro metro quadrato. Molto ricercati – gettonate entrambe le soluzioni, affitto o acquisto – i trilocali in zona semiperiferica. I canoni di affitto per i bilocali in genere e i trilocali oscillano tra i 400 euro e i 500 euro al mese nei quartieri immediatamente prossimi al centro cittadino. «Per andare in collina», conclude l'analisi della Gabetti, «si può puntare su Montepiselli e Messina Due» dove si trovano palazzine con vista mare di nuova realizzazione, recente costruzione (10-15 anni), più antica realizzazione (fino a 30 anni). «Il costo dell'usato medio a Messina Due è di 1.700 euro al metro quadrato, mentre in zona ospedale Piemonte», si fa sapere, «il nuovo tocca i 2.000 euro al mq». Naturalmente si tratta di un'analisi non dettagliata, ma il quadro che emerge è del tutto nitido e fedele nella rappresentazione dell'economia e delle esigenze locali. I grandi appartamenti – da 170 a 220 metri quadrati – non si realizzano più (negli anni Sessanta e Settanta rappresentavano invece la "norma") né sono richiesti e, soprattutto, in pochi a Messina se li potrebbero permettere, a meno che si opti per soluzioni quasi extra-urbane. Un altro dato è altresì inequivocabile: il mercato va saturandosi, di certo è sovradimensionato rispetto al numero dei residenti, le quotazioni non potranno non registrare conseguenze. In che forma e in quali tempi lo scopriremo.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 11/4/2009

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