Nessuna sanzione a chi si autodenuncerà

Nessuna sanzione a chi si autodenuncerà Lipari- Il presidente dell'Associazione Eoliana per l'Integrazione e direttore dello sportello Epas di Lipari, Ettore Longi, ci segnala un significativo articolo pubblicato oggi dalla Gazzetta del Sud Silvia Mastrantonio ROMA Permesso di soggiorno temporaneo ai clandestini che si «autodenunciano» e nessuna sanzione per il datore di lavoro che denuncia e soprattutto «sana» il lavoratore extracomunitario non in regola con i documenti per la permanenza in Italia. È quanto prevede una delega al governo che recepisce la normativa europea. Non si tratta di misure operative ma potrebbero diventarlo dopo l'emanazione di un decreto legislativo: sono contenute nella Legga comunitaria 2009 che da ieri è all'esame dell'aula del Senato. «Al fine di favorire, si legge nel testo, con tutti i mezzi concessi dalla legislazione vigente la comunicazione da parte del lavoratore clandestino alle autorità competenti della propria posizione di irregolare, introdurre meccanismi atti a facilitare la possibile denuncia dello sfruttamento lavorativo o delle condizioni di illegalità del suo rapporto di lavoro, anche prevedendo a tal fine la possibilità che, a seguito della avvenuta comunicazione alle autorità competenti della propria condizione di irregolare, venga concesso un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca di lavoro, trascorso il quale si potrà procedere ad espulsione». A tempo, dunque, ma sempre permesso di soggiorno. La finalità è quella di consentire allo straniero di poter trovare un impiego. Allo stesso modo la finalità, per quanto riguarda i datori di lavoro di clandestini, è quella di far emergere il lavoro nero. Per questo motivo non vengono ipotizzate sanzioni a chi dichiara di impiegare extracomunitari non in regola, ne assicura la regolarizzazione e paga retribuzioni e contributi arretrati. Nello stesso testo, inoltre, è prevista una stretta contro «l'intermediazione abusiva di manodopera al fine di introdurre strumenti dissuasivi atti a contrastare il fenomeno del caporalato». Nessun mediatore di lavoro, nessuna pena per quanti decidano finalmente di mettere in regola i propri dipendenti consentendone la regolarizzazione. L'obiettivo è quello di assicurare l'emersione più ampia possibile del lavoro nero garantendo al lavoratore di poter percepire le retribuzioni arretrate a allo Stato di incassare le imposte relative e i contributi previdenziali che si sarebbero dovuti pagare. Le norme delegate, inoltre, potrebbero avere una portata più ampia. Tra i criteri previsti e che ora sono all'attenzione di palazzo Madama, si chiede di «verificare la possibile estensione delle norme contro il lavoro nero extracomunitario anche al lavoro nero nazionale qualora tali norme risultassero più favorevoli alla parte contrattuale più debole». Una sorta di sanatoria del lavoro nero che potrebbe coinvolgere i dipendenti clandestini ma anche gli italiani.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 1/28/2010

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