L'appetito del clan sul waterfront di Milazzo

L'appetito del clan sul waterfront di Milazzo Giuseppe Palomba Messina Gazzetta del Sud Trema il mondo imprenditoriale della zona tirrenica dopo che quattro operatori commerciali di Barcellona, Terme Vigliatore e Fondachelli Fantina sono stati arrestati ieri mattina dagli agenti della Mobile nell'àmbito dell' "Operazione Ponente". L' indagine, coordinata dal sostituto della Procura distrettuale antimafia di Messina Antonino Nastasi, ha portato alla luce alcune estorsioni e tentate estorsioni all'impresa che ha in corso di esecuzione i lavori di riqualificazione e recupero ambientale del water front della riviera di Ponente del Comune di Milazzo. A tutti gli arrestati è stata contestata l'aggravante del metodo mafioso. In manette anche una quinta persona. Si tratta di Carmelo Trifirò, 38 anni, nativo di Barcellona, considerato vicino al clan dei Mazzaroti, già in carcere in quanto coinvolto nell'operazione "Vivaio", ovvero l'attenzione della criminalità sugli appalti pubblici attraverso l'imposizione nei subappalti e nelle forniture dei materiali delle società controllate dai clan. Oltre che a Trifirò i provvedimenti di custodia cautelare sono stati notificati a Nicola Cannone, 44 anni, nativo di Palermo ma residente a Furnari; Francesco Carmelo Messina, 63 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto; Salvatore Puglisi, 44 anni, nato a Fondachelli Fantina e domiciliato a Terme Vigliatore e a Francesco Di Maio, 32 anni, di Milazzo. Il giudice per le indagini preliminari Antonino Genovese, che ha emesso le cinque ordinanze di custodia cautelare, ha invece rigettato la richiesta di arresto per il barcellonese Carmelo D'Amico, 39 anni; per Domenico Molino, 47 anni, residente a Villabate; per Elio D'Amico, 36 anni, di Barcellona; per Lorenzo Italiano, 50 anni, attuale sindaco di Milazzo, e per Salvatore Piccione, 71 anni. Tutti risultano indagati a piede libero. A Italiano e Piccione viene contestato soltanto un episodio di tentata concussione raccontato dallo stesso imprenditore agli agenti della Mobile. I particolari dell indagine, avviata nel maggio 2008 proprio grazie all'imprenditore titolare della "Encla Infrastrutture (aggiudicataria dell'appalto nel marzo 2007) che ha denunciato i fatti collaborando con le forze dell'ordine, sono stati chiariti ieri nel corso di una conferenza stampa dal vicequestore Marco Giambra (capo della Mobile), dal vicequestore Giuseppe Anzalone (suo vice) e dal commissario capo Marco Mezzofiore (dell'Ufficio di Gabinetto della questura). Secondo la ricostruzione l'imprenditore, nell'agosto 2007, non appena avviato il cantiere aveva cominciato a subire atti intimidatori con la collocazione di bottiglie incendiarie su alcuni mezzi meccanici. Atti che si sono concretizzati con l'arrivo di Trifirò che, presentatosi in cantiere, ha avanzato alcune richieste. Richieste che, nel marzo 2008, gli avrebbero fatto ottenere 10.000 euro quale anticipo sull'importo complessivo della tangente chiesta al responsabile della "Encla Infrastrutture". Tangente che doveva essere corrispondente ad una somma pari al 3% del valore complessivo dell'appalto con una ulteriore richiesta del versamento di 20.000 euro per le famiglie dei detenuti quale «regalo natalizio». A ciò, sempre a detta della Mobile, si sarebbero aggiunte anche alcune richieste relative alla sostituzione dei fornitori di materiale con «ditte vicine». Ditte che, considerate contigue all'organizzazione criminale, in alcuni casi avrebbero anche praticato prezzi maggiori rispetto alle concorrenti che dovevano essere estromessi. Sarebbe proprio in questo contesto che emergono le figure di Salvatore Puglisi (titolare di una ditta di calcestruzzi), di Di Maio (proprietario di una società che si occupa della fornitura di inerti) e di Cannone (responsabile di una impresa che fornisce oli combustibili per mezzi pesanti). In poche parole, in quella che il capo della Mobile ha definito «una vicenda che presenta tutte le connotazioni di ciò che accade quanto viene assegnato un appalto pubblico», ora venuta allo scoperto grazie anche «a intercettazioni telefoniche e ambientali» viene chiaramente fuori l'interesse verso i lavori da parte del clan dei Mazzaroti. Gli interrogatori prenderanno il via stamattina nel carcere di Gazzi. Nella difesa sono impegnati gli avvocati Tommaso Calderone, Giuseppe Lo Presti, Tino Celi, Antonio Strangi, Carmelo Occhiuto e Francesco Russo.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 5/18/2010

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