Gazzetta del Sud
Michele Cimino
PALERMO- Sempre più difficile per Raffaele Lombardo l'alleanza con il Pdl, i cui vertici non hanno gradito, in particolare, l'alleanza elettorale per le prossime europee con la Destra di Storace. «Lombardo, secondo me – ha spiegato in proposito il coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa, in visita ieri a Catania - ha sbagliato e sta sbagliando ad immaginare che l'alleanza che abbiamo fatto con lui in Sicilia, dando il via libera affinché l'Mpa si potesse presentare anche nelle regioni vicine all'isola, significhi una licenza di poter essere un partito competitivo con il Pdl».
«Nel momento in cui l'Mpa si pone come tale – ha quindi precisato - vale per noi lo stesso ragionamento che vale per l'Udc...». Ovvero, non fa più parte della maggioranza di governo. Il che, se a livello nazionale non cambia assolutamente niente, dal momento che l'Mpa, con i suoi 8 deputati, non è determinante, a livello regionale pone parecchi problemi a Raffaele Lombardo e, non ultimo, quello delle dimissioni e di elezioni anticipate. Infatti, nel tentativo di calmare le acque, Lombardo, subito dopo l'esternazione di La Russa, ha diffuso una nota per precisare, nella qualità di fondatore e segretario federale del Mpa, che né lui né il suo movimento intendono «competere con il Pdl. Casomai intendono confermare le ragioni di una alleanza che si fondano sulla lealtà, sul rispetto reciproco e sul comune impegno per il buon governo della cosa pubblica. A cominciare da Caltanissetta, e il ministro La Russa ricorderà i patti anche da lui sottoscritti – ha, quindi, sottolineato Lombardo – è il Pdl a mettere in discussione e a ignorare quei presupposti».
Ma è ormai chiaro che, con lo scambio di battute, la querelle sui rapporti tra l'Mpa e il Pdl non si è affatto chiusa e che nei prossimi giorni il cahier de doleance è destinato ad allungarsi. Finché, subito dopo le elezioni, come peraltro subito chiesto dal neo coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione, si arriverà al chiarimento. Tutto dipenderà dal risultato elettorale. A un Lombardo perdente, infatti, non resterebbe che accettare le disposizioni dell'alleato di maggioranza e limitarsi a governare sulla base degli input man mano ricevuti. Il contrario di quanto ha fatto finora. Per un Lombardo moderatamente vincente, la cui lista per le europee avesse superato il quorum minimo del quattro per cento, invece, gli si farebbe pagare il conto di aver rimesso in gioco, a tutto danno dell'area di An del Pdl, Francesco Storace e la sua Destra, sui cui candidati si teme possano confluire i voti di quanti non hanno gradito la fusione di Alleanza nazionale con il Popolo di Berlusconi. Nel caso, invece, di vittoria piena e di calo elettorale degli avversari di Lombardo all'interno del Pdl, cioè di quanti si riconoscono nella leadership del ministro Angelino Alfano, del presidente del Senato Renato Schifani e del coordinatore regionale del Pdl Castiglione, l'annunciato "chiarimento" col presidente della Regione potrebbe essere preceduto da un chiarimento interno e, come sostengono gli amici di Gianfranco Micciché, da un cambio della guardia al vertice del partito siciliano del Popolo della Libertà. Già mercoledì, comunque, quando si avvierà il dibattito a Sala d'Ercole sul disegno di legge "anticrisi", il cui testo del governo si allontana mille miglia dal testo sottoscritto dalla maggioranza del Pdl, sarà possibile, ancora una volta, verificare lo stato dei rapporti interni.
«Ora siamo chiamati ad approvare, già nei prossimi giorni – ha dichiarato in proposito il capogruppo dell'Udc Rudy Maira, che nello scontro con Lombardo e l'Mpa è stato molto vicino al capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini - una legge organica per adottare i provvedimenti anticrisi. Certamente – ha aggiunto - il maxiemendamento frutto del confronto tra il governo e i gruppi parlamentari di maggioranza, ritirato in extremis, non avrebbe potuto contenere tutte le misure utili allo sviluppo. C'è, infatti, una platea vastissima di imprese e aziende che attende segnali importanti, ma è la Sicilia che aspetta di vedere riconosciuto il diritto a beneficiare dei fondi Fas per oltre 4 miliardi su cui il governo nazionale finora ha glissato. La classe politica siciliana, e questa maggioranza in particolare, hanno dimostrato di voler risanare il bilancio regionale per sgravare i siciliani da una tassazione aggiuntiva insostenibile».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 5/4/2009
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