Tagli agli enti locali e rischi collettivi

Gazzetta del Sud Francesco Celi Tagli nei trasferimenti nazionali, e in misura minore anche dalla Regione, agli enti locali e rischio, per molte comunità, di collassare economicamente o non poter assicurare servizi essenziali. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Lillo Oceano, Tonino Genovese e Costantino Amato, chiedono ai sindaci del 108 comuni della nostra provincia, nonché ai presidenti dei consigli comunali del Messinese, di assumere un'iniziativa congiunta, ad ampio raggio, per arginare gli effetti di una contrazione finanziaria che non potranno non essere nefasti. In particolare, i confederali auspicano «l'avvio di una confronto reale e preventivo, con la definizione di procedure concordate, di momenti di verifica, con l'obiettivo di qualificare la spesa pubblica, ridurre gli sprechi, contrastare la crescita di imposte e tariffe locali anche attraverso una efficace lotta all'evasione fiscale, definire accordi sul welfare comunale, individuare misure di sostegno alle famiglie, agli anziani, ai giovani e ai soggetti deboli». L'analisi è impietosa quanto reale. «La crisi economica internazionale e nazionale ha prodotto pesanti ricadute anche sul nostro territorio. Per la prima volta dal Dopoguerra, una congiuntura negativa dell'economia produce una ulteriore, pesante, riduzione del tessuto produttivo, con conseguenze occupazionali preoccupanti che incidono in misura superiore a quella di altre aree ben più sviluppate del Paese. La contrazione della produzione ha determinato una importante riduzione del reddito disponibile. A ciò bisogna aggiungere una importante riduzione delle risorse pubbliche destinate al finanziamento di importanti strumenti di affermazione delle tutele costituzionali», tra tutte «l'istruzione pubblica e il fondo per le tutele sociali. La manovra economica del Governo, la legge di Stabilità e» ancor «prima, la manovra correttiva dello scorso giugno, hanno trasferito sul sistema delle autonomie locali gran parte del fabbisogno dello Stato». I provvedimenti economici riducono, infatti, per il 2011 i trasferimenti e i contributi per le Regioni di 4,5 miliardi di euro, per le Province di 300 milioni di euro, per i Comuni di 1,5 miliardi di euro. Questi tagli saranno ulteriormente inaspriti per il 2012: 5,5 miliardi di euro in meno per le Regioni, 500 milioni per le Province, 2,5 miliardi per i Comuni. Nell'anno in corso per i Comuni interessati al provvedimento, quelli con popolazione superiore a 5.000 abitanti, la riduzione sarà pari all'11,2% dei trasferimenti rispetto al 2010. «I tagli alle Regioni, e le pessime condizioni economiche della Sicilia, pur ancora in assenza dell'adozione della legge di Stabilità regionale», sottolineano i segretari dei tre sindacati, «hanno già prodotto la riduzione del Fondo per gli enti locali da 900 milioni di euro a circa 600. Ciò significa che anche i trasferimenti regionali saranno significativamente ridotti». Nella nostra provincia, dove le entrate degli enti dipendono in misura rilevante – e comunque superiore alla media dei Comuni italiani – da contributi e trasferimenti nazionali e regionali, le conseguenze saranno particolarmente pesanti. «Le condizioni di difficoltà delle persone che hanno perso il lavoro o hanno visto ridotto il proprio reddito a causa delle crisi aziendali, la diminuzione del denaro circolante, i tagli dei trasferimenti erariali, rischiano di compromettere le condizioni di vita e aggravano i già elevati indici di povertà del nostro territorio». In questo contesto, «le politiche fiscali e finanziarie delle amministrazioni locali incidono sempre di più sui redditi dei cittadini attraverso tasse e tributi locali, il costo dei servizi pubblici e le politiche tariffarie, la quantità e la qualità del welfare. Questo ruolo e la responsabilità che ne derivano sono destinati a crescere notevolmente con la prossima attuazione del federalismo fiscale. Per queste ragioni» Cgil, Cisl e Uil «ritengono necessario e urgente affrontare con le amministrazioni locali un confronto su tali politiche al fine di meglio tutelare le condizioni di vita dei cittadini, lavoratori e pensionati, il cui impoverimento economico e sociale si va sempre più aggravando con la perdita sia di quote di reddito che del potere d'acquisto di salari e pensioni ed all'elevato costo della vita collegato alla lievitazione di prezzi e tariffe». Da qui la richiesta di mettere insieme, per individuare una linea, tutti i sindaci della provincia.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 2/4/2011

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