Gazzetta del Sud
Messina-Nove pagine per difendere il proprio diritto di restare a Sala d'Ercole. «Nessuna condizione di ineleggibilità per il deputato regionale del Pid, Santo Catalano», subentrato a Fortunato Romano: entrambi alle consultazioni del 2008 candidati nella lista messinese del Movimento per l'autonomia. Il parlamentare «che nel 2001 aveva patteggiato una pena per un abuso edilizio» a un anno e undici mesi di reclusione, può mantenere il seggio all'Assemblea regionale non avendo violato le norme inserite nella legge 55/90 e nel Testo unico degli enti locali, che, peraltro, si applica solo a Comuni e Province». È quanto sostiene la memoria difensiva presentata – per l'appunto in 9 pagine – dall' on. Santo Catalano, alla presenza del suo difensore Antonio Catalioto, in Commissione verifica poteri, che dovrà pronunciarsi su un ricorso con il quale si chiede la decadenza dell'esponente intanto approdato al Pid.
«Il ricorso contro la mia elezione – dichiara Santo Catalano - è solo una speculazione politica che non potrà avere ragione rispetto a norme chiare che rendono inequivocabile il fatto che siedo in Parlamento legittimamente e che pertanto la mia proclamazione non potrà essere inficiata. Il tema della riabilitazione – continua Catalano – in seguito a una condanna o a un patteggiamento, è superato dai termini quinquennali decorsi dalla sentenza passata in giudicato».
L'avvocato Catalioto sottolinea, tra i diversi elementi focalizzati nella memoria prodotta in Commissione verifica poteri, che «c'è una circolare del ministro degli Interni, inviata anche al commissario dello Stato, che chiarisce questo aspetto».
«Il ricorso contro di me – prosegue Catalano – è solo carta straccia e la Commissione verifica poteri non potrà che prenderne atto». Ieri stesso il parlamentare del Pid ha informato della vicenda con una memoria e la trasmissione degli atti la Procura di Palermo, il prefetto Giuseppe Caruso e il commissario dello Stato».
Secondo colui il quale ha avanzato ricorso per la decadenza di Catalano, il neoparlamentare subentrato a Romano sarebbe stato addirittura incandidabile in virtù della condanna e della mancata riabilitazione. Ma in memoria l'avv. Catalioto confuta, dal suo punto di vista senza possibilità interpretative, la tesi. Peraltro sostenuta, attraverso un parere fatto pervenire alla Commissione verifica poteri, dal consulente del presidente Francesco Cascio, avv. Enrico Sanseverino. Secondo cui, addirittura, Catalano dev'essere dichiarato decaduto e per sovrappiù dovrebbe restituire gli emolumenti fin qui «indebitamente» percepiti. L'avv. Catalioto, nel citare la normativa e le sentenze che regolano la delicata materia, rileva altresì che la casistica «alla quale si fa riferimento contempla l'ipotesi di condanna senza patteggiamento, ovvero di condanna patteggiata intercorsa in costanza di carica o ancora per carica assunta entro i 5 anni dalla condanna patteggiata. In dette ipotesi non c'è dubbio che scatta l'incandidabilità e quindi l'ineleggibilità». E inoltre, chiede, «perché i motivi dell'odierno reclamo non sono stati eccepiti» allorquando Catalano «contese la carica di deputato a Romano?».(fr.ce.)
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 4/6/2011
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