Indotto Siremar a rischio fallimento

Indotto Siremar a rischio fallimento Gazzetta del Sud Peppe Paino Lipari Trecentoquarantacinque aziende dell'indotto Siremar che danno lavoro a cinquemila dipendenti, praticamente, con l'acqua alla gola . Le imprese, concentrate in particolare a Trapani, Palermo e Messina, aggiudicatarie negli anni di specifici appalti per lavori e forniture alla società di stato, hanno improvvisamente scoperto, nonostante lo stato di amministrazione straordinaria di Siremar perduri da mesi, che i loro crediti sono inesigibili. Rischiano, pertanto, il collasso come , ad esempio il "Q Cantiere navale Drepaneum Srl " di Trapani che da solo vanta un credito di 900 mila euro. La questione è stata portata alla ribalta dal gruppo "Alleati per la Sicilia" . In una interpellanza , primo firmatario Giuseppe Lo Giudice, è stato evidenziato come «altre compagnie di navigazione regionale quali Caremar, Saremar e Toremar sono state trasferite alle rispettive regioni senza mettere in crisi l'indotto. Qui invece si assiste a un paradosso davvero inaccettabile, e cioè che mentre la Siremar verrà probabilmente ceduta ripulita' dei debiti, le aziende che per essa hanno lavorato, aggiudicandosi regolari bandi di gara, saranno indotte al fallimento». Frattanto i giorni passano e neanche l'invito del ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani al commissario straordinario Giancarlo D'Andrea di definire la privatizzazione della società entro luglio è andato a buon fine. Scadute anche le fidejussioni bancarie. Dallo scorso 25 maggio, com'è noto, le offerte per rilevare Siremar sono due. Sono state presentate da "Compagnia delle Isole", per 60,1 milioni e "Società di Navigazione siciliana" per 55,1 milioni. La prima è una newco controllata dalla Mediterranea Holding presieduta da Salvatore Lauro con la presenza anche di imprenditori eoliani e la partecipazione della Regione. La seconda è una spa composta da Ustica Lines e Caronte&Tourist . Lo stato di transizione sta generando perdite su perdite. «La nuova proprietà – spiega Franco Lo Bocchiaro, segretario regionale della Fit Cisl marittimi – dovrà programmare, nel tempo, il rinnovo della flotta per evitare che i guasti, oltre ai costi per le manutenzioni e riparazioni, continuino a imporre le interruzioni di linee. E per avere una idea dell'investimento basti pensare che il costo di un nuovo traghetto si aggira intorno ai 100 milioni di euro». Non a caso, per rendere più appetibile la privatizzazione, lo Stato ha messo sul piatto 55,6 milioni di euro all'anno per 12 anni. «Ciò che però non bisogna dimenticare – aggiunge Lo Bocchiaro – è che dietro a tutto questo ci sono dei lavoratori, che devono essere garantiti». In particolare, in Siremar lavorano circa 500 dipendenti, che in estate sfiorano anche le 800 unità (il 30% sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato, il resto sono dipendenti a termine).

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 8/3/2011

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